ACQUAPENDENTE – Undici ore di sessione, hanno caratterizzato la quarta ed ultima giornata del decimo Congresso italiano di Teriologia organizzato dall’Associazione Teriologica Italiana, in collaborazione con Regione Lazio (Direzione Ambienti e Sistemi Naturali), Riserva Naturale Monte Rufeno, Comune di Acquapendente e Società Italiana di Ecopatologia della Fauna ed ospitato ad Acquapendente presso il Teatro Boni. E’ spettato a E. Frank Zachos del Museo della Storia Naturale di Vienna inaugurare la sessione “Tassonomia, monitoraggio e conservazione dei mammiferi”, arricchita dagli interventi di M.V. Mazzamuto, A. Galimberti, G. Cremonesi, B. Pisanu, J. Chapuis, L.J. Stuick, G. Amori, J.H.Su, G. Aloise, D.G. Preatoni, L.A Wauters, M. Casiraghi, A. Martinoli, M. Cragnolini, M. Kruger, L. Lapini, B. Ragni, A. Sforzi, M.S. Fischer, G. Guidarelli, P. Colangelo, P. Ciucci, A, Loy, C. Meloro, C. Biermann, D. Scaravelli, P. Colangelo, N. Cavada, C. Barelli, M. Ciolli, F. Rovero, S. Smeraldo, M. Di Febbraro, D. Cirovic, L. Bosso, I. Trbojevic, D. Russo, P. Giangregorio, A. Norman, F. Davoli, G, Spong, E. Randi, V. Oberosler, F. Rovero, M. Scalisi, I. Pizzol, A. Tomassini, F. Roscioni, D. Russo, E. Mori, S. Bertolino.
“Scopo di questa sessione”, sottolineano i coordinatori Giovanni Amori, Gaetano Aloise, Paolo Colangelo, Martina Spada, “è stato quello di presentare studi volti ad approfondire questa tematica. Una corretta ed efficace strategia di conservazione, si deve basare oltre che una dettagliata conoscenza tassonomica, anche sulle conoscenze biogeografiche ed ecologiche della specie. In tal senso la conoscenza della corologia, dei parametri zoogeografici, dell’abbondanza delle popolazioni, delle preferenze ecologiche, del ruolo delle interazioni (ad esempio ospite-parassita), assumono un ruolo di grande importanza.
L’affinarsi delle tecniche di indagine tassonomica che variano dalla cariologia, alla morfologia, alle genetica molecolare, stanno stimolando un dibattito nel mondo scientifico che coinvolge anche il concetto stesso di specie. Un contributo importante, nell’apportare indicazioni determinanti nel dibattito scientifico in corso, può essere fornito anche dagli strumenti conoscitivi ed operativi caratterizzanti tipicamente da un approccio palentologico e paleoecologico. Aspetto non meno importante è quello che riguarda il monitoraggio delle popolazioni delle varie specie anche in funzione della conservazione e gestione dei mammiferi con particolare riferimento a quelli che fanno parte degli impegni che lo stato italiano ha assunto in ambito europeo”.
A partire dalle 14.45 prende il via il workshop “Fauna e comunicazione: come fronteggiare le bufale in campo faunistico”. Si alternano gli interventi di L. Carotenuto, F. Zibordi, W. Quattrociocchi, C. Maiolini, S. Coyaud, M. Rossi e P.L. Ventura. “Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione”, hanno sottolineato Filippo Zibordi, Luciana Carotenuto, Daniela D’Amico ed Emiliano Mori dell’Ufficio Comunicazione Teriologico, “sulle bufale comunicative e ha raggiunto due importanti obiettivi: analizzare i problemi con particolare riferimento alla fauna e proporre soluzioni su come fronteggiarle. A tale fine attraverso un percorso partecipativo e con l’ausilio di esperti, abbiamo illustrato diversi approcci al problema e steso un breve decalogo. Conservazione faunistica e comunicazione di massa sono un binomio dalle conseguenze potenzialmente molto pericolose quando si trovano ad essere in contrapposizione, tanto da mettere talvolta a rischio progetti di ricerca, azioni di tutela di specie e habitat ed addirittura la conservazione di alcuni gruppi animali o zoocenosi (si pensi ad esempio alle dinamiche sociali legate alla tutela dei grandi carnivori o all’eradicazione delle specie alloctone).
La recente “democratizzazione dei media”, legata all’esplosione di mezzi di comunicazione più veloci, più emotivi e privi di un confine tra chi produce e chi consuma informazione, ha portato alla proliferazione di informazioni non controllate e spesso scorrette. Ciò si è tradotto nella nascita di vere e proprie “bufale”, notizie prive di fondamenti scientifici, clamorosamente irreali e che della notizia originaria non hanno più nulla. Questo processo di falsa informazione sta avvenendo in tutti i campi della scienza, dalla medicina alla fisica, alla paleontologia, per citarne solo alcuni , e le discipline faunistiche (biologia, ecologia, etologia, sistematica, conservazione delle specie animali) non ne sono immuni.
Di fronte ad una “bufala” su un singolo animale, una specie o una zoocenosi, chi si occupa di comunicazione faunistica si trova spesso impreparato e non è in grado di fronteggiare l’evento per più motivi: mancanza di professionalità, difficoltà ad agire prima che la bufala nasca e si riproduca (una bufala può avere una corposa prole), scarsità di fondi dedicati alla comunicazione, interferenze da parte di politici o amministratori, mancanza di una strategia di comunicazione pianificata su lungo periodo”.
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