di Valentino Saccà
ORVIETO – Partendo dall’ultima pubblicazione del giornalista Roberto Paolo ” Il caso non è chiuso ” , indagine sulla morte di Giancarlo Siani, si struttura un’intera mattinata dedicata al tema della legalità presso il Centro Studi città di Orvieto.
L’incontro si è svolto nella mattinata di sabato 16 Aprile a partire dalle ore 10,00.
Apre la tavola rotonda il Presidente del Centro Studi città di Orvieto Matteo Tonelli, introducendo l’argomento. ” Il libro di Roberto Paolo ” Il caso non è chiuso ” sulla morte di Giancarlo Siani è un pò il punto di partenza di questa mattinata, ampliando poi il tema della legalità con la presenza e il supporto di diversi relatori qualificati nella sfera di riferimento e la presenza di Roberto Conticelli, presidente dell’ordine regionale dei giornalisti dell’Umbria in veste di mediatore. Importante è la presenza delle scuole, un grazie ai dirigenti scolastici che hanno dimostrato una grande sensibilità verso l’argomento “.
Prende la parola il prefetto della città di Terni Angela Pagliuca che traccia un sintetico ma preciso quadro storico sul principio di legalità, associato all’etica e alla sicurezza. ” Quello della legalità è un tema quanto mai attuale e si lega a due altri temi importanti come quello dell’etica e quello della sicurezza. Esistono due forme di legalità, una rivolta a noi che lavoriamo nelle istituzioni, e l’altra che riguarda un insieme di norme che regolano le società civili. L’uomo è portatore di diritti e nella storia che va dalla società ateniese di Socrate, passando per l’illuminismo francese, il marxismo, fino alla costituzione della comunità europea, questo concetto ha subito diverse modificazioni. Oggi la legalità è un pò in crisi, sia per il problema della criminalità organizzata che per la tolleranza verso certi atteggiamenti antilegalità. Legalità significa anche vivibilità serena “.
A seguire il saluto del primo cittadino Giuseppe Germani. “Grazie al Centro Studi che si rivela sempre più importante per la città di Orvieto, grazie alle forze dell’ordine presenti, grazie al prefetto e se parliamo di legalità parliamo del rapporto che intercorre tra il territorio e lo Stato. Quindi è fondamentale puntare ad una formazione che verte su questo principio per il futuro delle classi dirigenti “.
Il cuore della conferenza è la pubblicazione di Roberto Paolo che traccia i motivi e le urgenze sul caso Siani. “Oggi il grosso pericolo non sono più le stragi per le strade ma vige una forma di criminalità più sottile e silenziosa come ad esempio il traffico dei rifiuti da parte della camorra. Giancarlo Siani era un ragazzo appassionato al suo lavoro, ucciso a 26 anni, nel 1985. Non riuscì a diventare giornalista professionista ma aveva tutte le qualità e il coraggio per esserlo. Il mio libro non è una biografia su Siani, ma uno studio sul suo operato di giornalista sul campo, cercando di capire chi realmente lo ha ucciso tentando una conclusione diversa da quella esposta dalla giustizia italiana. Siani era un inviato a Torre Annunziata, dopo il terremoto del 1980, realtà controllata dalla camorra che manovrava le istituzioni pubbliche. Dopo l’esempio di Giancarlo Siani è cambiata nel corso del tempo la figura del giornalista d’inchiesta “.
La tavola rotonda prosegue e si conclude con l’intervento mirato e conciso di tre professionisti nel settore della legalità, l’Avvocato e presidente del’Opera del Duomo Francesco Venturi, l’avvocato Manlio Morcella e la dott.ssa Cinzia Franchini, presidente Nazionale Fita/Cna.
“La nostra realtà locale – dice Venturi – non presenta grandi infiltrazioni mafiose, ma quello della legalità è un problema che noi dobbiamo gestire per prevenire infiltrazioni di stampo mafioso. Questa giornata dedicata alla legalità è nata in base a una serie di sollecitazioni dell’Unione europea, ben vengano queste giornate perchè sono atte a formare le future classi dirigenti “.
“Due domande fondamentali: Perchè esistono le mafie? – dice Morcella – le mafie esistono perchè lo stato non ha avuto gli strumenti adeguati per sanare la povertà, così si è creato un controstato. Dopo l’epoca delle stragi siamo giunti alla mafia silente questo anche a causa di leggi che dagli anni 80 non hanno subito revisioni “.
“Bisogna aprire gli occhi su una realtà apparentemente immune alle infiltrazioni mafiose – conclude Cinzia Franchini – per la mia esperienza diretta in Emilia-Romagna, considerata un’isola felice, oggi è in atto un processo sulla Ndrangheta. Bisogna prevenire questo male altrimenti c’è il rischio di trovarlo già radicato a livello territoriale “.