di Valentino Saccà
ORVIETO – L’Unitre, università della terza età, ha organizzato una conferenza artistico-culturale su arte, genio e follia, sviluppando un’idea del dottor Antonio Bergami con la collaborazione del professor Donato Catamo, il quale ha sviluppato soprattutto il concetto riguardo alle arti visive, e il supporto del maestro Riccardo Cambri, presidente dell’Unitre.
La conferenza si è svolta ieri nell’accogliente interno del bar ristorante Capitano del Popolo. Durante la mattinata è emersa una certa complementarietà fra i tre concetti che compongono il titolo della conferenza, sottolineando che la genialità dell’artista e del creativo va spesso a sovrapporsi fino a confondersi con il concetto di follia. L’artista è spesso un folle ma per follia si intende una diversità nel vedere il mondo e le cose e di conseguenza nel riprodurli attraverso l’arte.
Ha aperto l’incontro il maestro Riccardo Cambri, presentando il tema e i relatori che hanno preso parte alla tavola rotonda.
La prima parte è stata tenuta dal professor Catamo che ha voluto tracciare un percorso semiserio sui concetti di follia e genialità nell’arte (specie figurativa) e nella cultura, mettendo in fila una serie di esempi icastici da Tiziano a Rubens, da Campanella a Gadda, compresa una digressione comico-riflessiva sul pensiero umano rivolto a risolvere il problema del perchè una gallina attraversa la strada.
“Ho volutamente deciso di seguire un filo semiserio per non rendere troppo pesante il discorso. Partendo da un concetto ampio di arte è bene citare Minerva dea della sapienza che troviamo in un famoso dipinto di Rubens circondata dalle diverse forme di arte. Il 500, considerato un’epoca oscura è stato in realtà il secolo delle grandi rivoluzioni in ogni campo. Se pensiamo al compositore Claudio Monteverdi con le sue dissonanze armoniche ha costituito un ponte musicale che abbraccia dal 500 al Barocco. Oppure in pittura Caravaggio che ha cercato di tradurre nel suo dipinto il suonatore di liuto i quattro elementi di Empedocle terra, aria, acqua e fuoco. Mentre in campo filosofico la follia rivoluzionaria di pensatori come Tommaso Campanella o Giordano Bruno condannati dalla chiesa. Chiudo collegando il concetto di follia nell’arte al narcisismo dell’artista, pensando ad alcuni pittori legati all’ossessione di sè proposta attraverso l’autoritratto, come Antonio Ligabue, Vincent Van Gogh e Francis Bacon “.
Il professor Catamo cita anche due esempi di grandi letterati affetti da problemi mentali come Dino Campana e Carlo Emilio Gadda a cui sono seguite le letture di un canto Orfico di Campana e una lettera di Van Gogh interpretate dalla lettrice Serena Pinna.
Alla conferenza aggiunge una pennellata psicanalitica il dottor Antonio Bergami. ” Ringrazio Riccardo Cambri per avermi coinvolto in questa dissertazione ed è sempre grazie a lui se ho cominciato a interessarmi seriamente alla musica classica e specialmente a Beethoven.
Ludwig Van Beethoven ha avuto un’infanzia dolorosissima dovuta alla presenza di un padre tiranno e alcolizzato e successivamente negli anni è stato affetto da una forma di sordità a cui nessuno ha saputo dare una spiegazione certa e quando diresse la Nona Sinfonia era completamente sordo. La sofferenza di Beethoven è un elemento fondamentale che si è espresso pienamente nella genialità della sua opera. Sotto un profilo psicanalitico il concetto di arte ha avuto prevalentemente due interpretazioni, quella freudiana e quella junghiana. Freud si occupò poco di musica considerandola quasi come una religione, e discostandosi da un’interpretazione misterica dell’arte la considerava una sublimazione delle nevrosi dell’artista. Per converso Jung parlava di archetipi e la creatività e l’arte scaturiscono proprio dalla conflittualità di questi archetipi “.
In chiusura prende la parola l’antropologo Emilio Berrocal, dando una linea personale all’argomento affrontato durante l’incontro. ” Quando si parla di arte, genio e follia mi permetto di criticare chi si definisce artista, perché significa che non ha capito nulla della vita e dell’arte. La nostra specie ha 200.000 anni di storia e l’homo sapiens sapiens nasce come artista in un certo qual modo, se pensiamo alle pitture rupestri. Nelle popolazioni amazzoniche la figura dello sciamano rappresenta una fusione tra la figura del medico e quella dell’artista”. Il dottor Berrocal cita una frase di Picasso che può essere innalzata a epitome del concetto di arte, sul quale è stato possibile riflettere durante questa conferenza organizzata dall’Unitre di orvieto. “L’arte è una bugia che dice la verità”.