di Gabriele Marcheggiani
Sara Moroni è di Tenaglie, frazione di Montecchio e si trova nella capitale belga dallo scorso febbraio per uno stage in un dipartimento delle istituzioni europee. Sta bene, il primo messaggio è chiarissimo e rassicurante, soprattutto per i suoi genitori. Ma, inevitabilmente quel pensiero le rimbomba in testa come un martello pneumatico … “Proprio l’altro giorno ero lì, su quella metropolitana, in quella stazione…”
La cronaca dice che alle otto di ieri mattina l’Europa si è trovata nuovamente sotto attacco: nel suo cuore pulsante, Bruxelles, capitale del Belgio e sede delle istituzioni dell’Unione Europea, una serie di attacchi suicidi hanno provocato l’ennesima carneficina. Ancora adesso, non è possibile fare un bilancio definitivo nè dei morti, nè dei feriti, le ultime informazioni parlano comunque di non meno di trentuno vittime.
Le immagini drammatiche che hanno fatto il giro del mondo, ci hanno angosciosamente riportato alle scene già viste a Parigi, Istanbul, Ankara e le città africane recentemente colpite: corpi martoriati in terra, fumo, feriti coperti di sangue, urla, grida.
Dall’aeroporto alla metropolitana di Bruxelles, anche stavolta il terrore ha attraversato i social network, moltissimi quelli che hanno scritto, ripreso e condiviso quanto vedevano di fronte ai loro occhi, come moltissimi sono stati quelli che hanno voluto innanzitutto rassicurare i propri cari e gli amici; come fossimo tutti naufraghi su di una zattera in balìa della tempesta, partecipiamo in tempo reale del destino drammatico di chi è stato colpito, consapevoli che nessuno, ma proprio nessuno, è immune da questo pericolo che sembra uscir fuori dal nulla. Così, mentre leggo i drammatici dispacci che giungono da Bruxelles e guardo le prime immagini, un post su Facebook mi ricorda che una persona che conosco in quel momento è lì e che per fortuna sta bene.
Sara, sono strafelice che tu stia bene ma leggo che Bruxelles è in stato di assedio, tu cosa vedi?
Guarda, io sono uscita da casa questa mattina alle nove ed ancora la situazione non era ben definita (c’era già stato l’attentato in aeroporto ma non ancora quello alla metropolitana, ndr) ancora devo rientrare a casa, sperando di trovare il modo.
I tuoi amici, quelli che lavorano con te, stanno bene? Hai loro notizie?
Sì, quelli che conosco stanno tutti bene, nonostante al momento siano rinchiusi negli uffici della Commissione Europea.
Tu dove sei ora? Come ti sei spostata stamane?
Ho evitato di prendere la metropolitana, o meglio, di scendere in metropolitana alla stazione di Montgomery preferndo prendere il tram. Non so bene cosa succeda altrove, io sono in ufficio.
A questo breve scambio di messaggi, più o meno all’ora di pranzo, ne segue un altro verso le 21. Le parole di Sara sono molto scarne, credo non abbia voglia di parlare ma descrivono chiaramente l’angoscia e la preoccupazione di una giornata, un’altra terrificante giornata, che difficilmente verrà mai dimenticata.
Sara, come va stasera?
Guarda, non so quanto posso dirti. Io son tornata a casa alle 17, in auto fino a Montgomery e poi ho proseguito a piedi perchè i mezzi erano fermi e comunque sconsigliavano di prenderli. Per il resto penso che io sappia quanto te, quel che si è potuto sentire in tv o leggere sul web. Non ho avuto modo di parlare e vedere. C’era solo molta confusione e traffico in strada e gente a piedi.
Fino a quando ti fermerai a Bruxelles?
Lo stage dovrebbe terminare ad agosto.
Ascolta, so che la domanda ti sembrerà stupida ma…cosa pensi? Purtroppo ti sei trovata nel bel mezzo di questi avvenimenti, credo sia diverso dal guardarli da lontano in TV o su internet…
Cerco di stare tranquilla e di tranquillizzare chi è in Italia. Tutti pensavamo fosse un altro obiettivo Bruxelles, ma come potrebbe esserlo anche Roma. C’è la consapevolezza ma non totale di quello che è successo, solo tanta tristezza per le vittime. Cercherò di perseguire i miei obiettivi senza farmi intimorire, d’altronde ora se vuoi muoverti sai che potrebbe accadere qualcosa ma speri sempre non accada. Scusami, non so proprio cosa dirti se non che proprio l’altro giorno ero lì, su quella metropolitana, in quella stazione…