In merito al progetto di riqualificazione degli spazi degradati attraverso la Street Art, riceviamo da Alerto Montanucci:
La maggioranza rimaneva giustamente infastidita dalle carrozze della metropolitana colorate con gli spray o da muri con intonaci intonsi ricoperti da grandi scritte incuranti della proprietà comune o altrui.
Le odierne espressioni metrolitane con desideri artistici, hanno come base quei modi spettacolari ormai obsoleti di espressione, di quanti vivevano ai margini o fuori da ripari sociali, ripari con cui l’espressività si assoggetta a fair-play e a galatei minuziosi che codificano le esuberanze.
Erano forme metropolitane di espressività, strillate, spettacolari, invadenti, volutamente fuori dalle regole, espressione di una realtà non inclusa nei galatei sociali, erano espressività senza obiettivi riformisti o rivoluzionari frutto dell’inevitabile disagio metropolitano, tentativi di acquisizione temporanea, notturna, di spazi pubblici, con l’obiettivo di disturbare di infastidire.
Nella nostra epoca è solo il disturbo che crea espressione artistiche pubbliche.
Perché ogni forma espressiva che si assoggetta a regole di convivenza civili determinate dall’insieme e non da un gruppo ancora non mummificato o auto-incartato da norme rassicuranti, perde forza concettuale e rimane puro formalismo, gioco di società.
Senza il disturbo, espresso in modo intimo o pubblico, non si crea la necessaria frizione che trasforma uno stato d’animo privato in valore sociale: È l’indignato che da valore sociale all’espressione.
Ma ogni forma espressiva che susciti discussioni su forma, constestualizzazione ambientale senza che ne susciti su concetti e valori oggi non può assurgere alla definizione di artistica, deve perciò confinarsi nell’ambito del gioco decorativo di società, in cui mass-mediaticamente un giorno si interpreta il ruolo del poliziotto buono e un giorno di quello cattivo.
Nella foto: (Spagna, nei pressi di Bilbao: anni ’90, Bosco incantato un delicato esempio di Land-art decorativa, non concettuale)