ORVIETO – L’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Orvieto, rievoca il luttuoso episodio accaduto il 29 Marzo 1944 nella località Camorena, quando sette partigiani vennero trucidati dai fascisti. Questi sette martiri orvietani furono per giorni perseguitati poi catturati e messi sotto tortura e in fine mandati a morte.
Il tragico episodio quest’anno viene ricordato dall’Anpi in collaborazione con le scuole medie di Ciconia che insieme si sono incontrati per preparare la celebrazione ufficiale di Camorena che quest’anno si svolge in due giorni a partire proprio da oggi in sala del Consiglio in Comune e giovedì 31 con la partecipazione di scuole, cittadini e e associazioni combattentistiche e d’arma.
Segue comunicato di Pier Giorgio Oliveti, presidente Anpi Orvieto.
Sette Martiri, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari, Alberto Poggiani, Dilio Rossi, Amore Rufini, Orderice detto Ulderico Stornelli, non sono solo semplici nomi di strade orvietane, sono i Sette Martiri processati e (in)giustiziati dalla follia nazi-fascista, da ricordare e celebrare sempre affinché misfatti del genere non si ripetano più, ad Orvieto come ovunque. Lo hanno ben compreso pochi giorni fa le quattro Classi di 3° Media di Ciconia, i nostri ragazzi e cittadini orvietani del futuro prossimo, con cui come Anpi ci siamo incontrati in preparazione della celebrazione ufficiale di Camorena. Una ragazza tredicenne mi ha fatto una domanda: “Ma perché il tribunale era tedesco?”.
La risposta sembra scontata, ma a ben vedere ha fatto una domanda importante. ” Nel Terzo Reich è legge ciò che giova alla nazione tedesca, è contrario alla legge ciò che nuoce alla nazione tedesca”, parole cdel Ministro della Giustizia Hans Frank. I sette di Camorena, non erano certo renitenti o disertori tout court, semplicemente si rifiutavano come moltissimi loro coetanei di quella sfortunata e gloriosa generazione di combattere a nome della RSI e di Hitler: uno era stato aviere, un altro militare in Libia, erano tutti antifascisti, sognavano un futuro migliore e non intendevano arruolarsi certo nel Battaglione M di stanza ad Orvieto. Se il giudizio finale fu tedesco e “global”, il braccio del boia che nel tardo pomeriggio di quel 29 Marzo fucilò i Sette, uno ad uno, fu drammaticamente e dolorosamente tutto italiano, “local”. Ben 25 tra orvietani e dirigenti o agenti fascisti locali furono coinvolti in questo inaudito atto di vendetta di Stato, per offrire un ammaestramento per tutti.