di Gabriele Marcheggiani
GUARDEA – La ricorrenza dell’otto marzo a settant’anni dall’approvazione del decreto che ha esteso il diritto di voto alle donne, il punto sullo stato delle pari opportunità e sul percorso ancora da fare, le esperienze di vita vissuta ma anche l’attualità del dibattito politico regionale e la grave crisi che attraversa l’Europa.
Di tutto questo si è parlato e discusso nell’incontro organizzato dal Comune di Guardea nel pomeriggio di ieri. Moderato da Massimiliano Cinque, responsabile dell’ufficio stampa della provincia di Terni e con l’intervento del sindaco Giampiero Lattanzi, l’incontro ha visto la partecipazione di Donatella Porzi, presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Umbria.
In una sala consiliare gremita, le immagini di un breve filmato che ha ripercorso le tappe fondamentali che hanno condotto all’estensione del diritto di voto alle donne nella primavera del 1946, hanno preceduto l’avvio dei lavori.
“Vorrei iniziare con una citazione della scrittrice Anna Banti per rendere al meglio la sensazione di quel sentimento che tutte le donne italiane provarono in quella primavera”, esordisce la Porzi, che legge: “In quel 2 giugno, nella cabina di votazione, avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi…era un giorno bellissimo…quando i presentimenti neri mi opprimono penso a quel giorno e spero”.
“Queste righe, meglio di qualsiasi altro, ci danno l’idea dell’impatto sul vissuto delle donne che ebbe quell’evento epocale”, prosegue.
Presidente Porzi, l’Umbria si pone all’avanguardia nel panorama politico nazionale da questo punto di vista, non crede?
Certamente, siamo l’unica regione in Italia che vede due donne ai vertici delle istituzioni, io presidente dell’aula consiliare e Catiuscia Marini presidente della Giunta. Devo dire che ne andiamo orgogliose, con noi tutte le donne umbre credo lo siano.
Si riesce a parlare di otto marzo senza cadere, scusi i termini, nella solita retorica e nel dibattito scontato?
A dire il vero si dovrebbe. Sono d’accordo nel sostenere che spesso la retorica prevalga sui contenuti, io stessa non sono mai stata una ‘pasionaria’ dell’otto marzo ma ho cercato sempre di dare risalto esclusivamente ai contenuti e al significato concreto del mio essere donna, nel lavoro, nell’esperienza politica e ora anche nel mondo istituzionale. Non sempre è facile affermarsi come donne in Italia, in politica siamo meno del venti percento, occupiamo un disonorevole trentacinquesimo posto nel panorama internazionale. In Umbria siamo all’avanguardia ma altrove…
Non solo in politica le donne hanno difficoltà ad affermarsi
Si può e si deve fare ancora molto anche sui tassi di occupazione delle donne, le quali, a fronte di un maggior livello di scolarizzazione rispetto agli uomini, trovano con maggiore difficoltà una collocazione sul mercato del lavoro. Un pensiero di ammirazione e solidarietà va rivolto alle milioni di donne qualunque che quotidianamente lottano per affermarsi nella società, credo siano loro il vero motore di un Paese che non sempre sa riconoscerne i meriti e i sacrifici.
È anche una questione culturale
Direi soprattutto culturale, come insegnante di scuola ritengo che molto sia stato fatto per acquisire una maggior consapevolezza da parte delle nuove generazioni, ma molto debba ancora essere fatto. Non dobbiamo abbassare la guardia, la scuola in questo ha un ruolo fondamentale, essenziale e irrinunciabile.
A proposito di cultura e sensibilità l’Europa sembra attraversare una grave crisi identitaria, la chiusura delle frontiere, il rigurgito degli egoismi nazionali sembrano aver seppellito quel sogno dei padri fondatori di un continente come ‘Patria Comune’
Purtroppo è vero, la deriva che sta prendendo il dibattito in seno all’Europa è preoccupante. Su questo tema credo che il governo italiano si stia muovendo per sensibilizzare gli altri paesi a ritrovare la strada maestra. L’Europa non può e non deve chiudersi, il problema dei migranti e dei rifugiati deve trovare una soluzione condivisa e solidale, non possiamo permetterci di sbattere le porte in faccia a chi ci chiede aiuto, a chi fugge da guerre e violenze di ogni genere; rischiamo di venir meno alla, a quella lasciataci dai padri fondatori, rischiamo di veder morire l’Europa vittima di egoismi che pensavamo morti e sepolti.
In merito al futuro assetto amministrativo si fa sempre più pressante il dibattito sulle macro regioni
Sono pragmatica per natura, al di lá di ogni campanilismo credo che l’argomento debba essere affrontato, è questione di costi, di razionalizzazione, di adeguamento e miglioramento delle istituzioni locali. Ripeto, occorre non lasciarsi trasportare dalle singole pretese ma affrontare questo tema che è divenuto oramai irrinunciabile. In questo devo dire che l’idea che circola di una macro regione che vada da mare a mare, dal Tirreno all’Adriatico e che veda unite Umbria, Marche e bassa Toscana non sia tanto peregrina. Tra l’altro io stessa ho avuto modo di constatare come gli amministratori dei comuni e delle provincie limitrofe, soprattutto del viterbese, guardino con rispetto e ammirazione al ‘modello Umbria’; credo che la nostra regione possa essere il vero cuore pulsante di un futuro e diverso assetto amministrativo territoriale.
Un’ultima domanda: cosa vuol fare da grande? Lei ha fatto il pieno di preferenze alle ultime amministrative…
(Ride)…Ma io sono già grande! No, non vedo altro nel mio impegno politico, già questo mi sembra tanto se penso che sono arrivata in politica da poco tempo. Mi sento carica di responsabilitá, questo sì.