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Home Politica

Circoli Pd: referendum, lo sviluppo economico, il partito

Redazione by Redazione
2 Marzo 2016
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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Riceviamo da Circoli PD Ciconia, Orvieto Centro, Orvieto Scalo, Sferracavallo

Si è tenuta venerdì 26 febbraio “VENTIQUATTRO – l Referendum, lo sviluppo economico, il partito” l’incontro molto partecipato e promosso dai Segretari di Circoli del PD di Orvieto Fabrizio Pacioni, Carlo Pedichini, Paolo Maurizio Talanti e Federico Giovannini e alla quale sono intervenuti il Sindaco Giuseppe Germani, il Segretario Provinciale del Partito Democratico di Terni Carlo Emanuele Trappolino e il Senatore Gianluca Rossi.
Un incontro per iniziare a promuovere una discussione ed un’azione politica aperta agli iscritti e ai nostri elettori con lo scopo di ricostruire, attraverso la valorizzazione proprio dei Circoli e degli iscritti, una trama di comunità capace di rilanciare, nell’Orvietano e nell’intera provincia di Terni, il Partito Democratico sul piano politico, organizzativo ed amministrativo; superando i personalismi e lotte interne e con la volontà di riportare la politica al centro del dibattito.
Si è partiti dalle questioni di contesto, illustrando alcuni dei numeri dei primi VENTIQUATTRO mesi del Governo Renzi: Il drammatico numero della disoccupazione giovanile che scende dal 43,6% al 37,9%, il prodotto interno lordo che cresce dell’1,1%, il numero dei decreti attuativi in attesa che passa da 889 ai 216, il costo dei titoli decennali ed il numero delle ore di cassa integrazione che si dimezzano , gli investimenti stranieri che volano dai 12,4 miliardi ai 74,7miliardi, ed i cantieri di edilizia scolastica che aumentano da 220 ai 1.512 milioni.
Un quadro, che fa ben sperare, e che politicamente coincide con una fase lontana dagli appuntamenti elettorali e congressuali che deve spingerci a pensare che sia proprio questo il momento del rilancio e del rafforzamento dell’azione e dell’offerta politica.
E’ questo il momento per ritrovare la compattezza e l?autorevolezza del Partito Democratico.
Ritrovarsi con uno spirito di collaborazione rinnovato perché l’insieme dei tanti comportamenti, troppo spesso auto-referenziali e strumentali, ha tolto credibilità e ha reso vano l’impegno dei tanti che nel partito, e nella sua classe dirigente più diffusa, vorrebbero poter continuare ad avere fiducia. Continuare sulla strada delle divisioni interne non ci aiuta, e anzi sottrae la forza a quel processo rifondativo e costituente di cui invece siamo chiamati ad essere protagonisti sin dalla nascita del PD.
Dobbiamo ritornare, e ci ripetiamo non casualmente, all’impianto di quella che è stata di fatto l’intuizione politica più significativa e moderna degli ultimi vent’anni, andando oltre lo schema che ci vuole rivali in casa, che magari rende forte qualcuno ma lo lascia solo ed irrilevante rispetto alla realtà, ai bisogni e ai soggetti economici e sociali che cambiano con la velocità dei nostri tempi e che ci domandano futuro. Serve riaprire una fase plurale e di responsabilità condivisa che superi il disimpegno e le timidezze.
La scommessa comincia se si cambia il metodo, se si sceglie una modus operandi dove ci sia capacità di ascolto e nessuno si senta ospite o ostaggio di maggioranze precostituite o preconfezionate altrove.
La prima occasione per misurarsi è sicuramente quella del Referendum confermativo sulle riforme costituzionali.
Si deve avere la consapevolezza del passaggio decisivo che abbiamo di fronte per l?intero gruppo dirigente, per il Partito Democratico e per il Governo del Paese e dei territori. Ci aspetta una prova di maturità e di credibilità che deve poter essere la risposta a chi ci chiede: siete in grado di fare le riforme per questo paese? avete il coraggio di cambiare e dare prospettiva alle comunità locali?
Si deve essere in campo per giocare la partita di rispondere al tema della crisi con la politica, mai aggravandolo con la polemica. Va chiusa la stagione delle primarie e va aperta una nuova fase dove niente può essere sottaciuto o sottovalutato. Un nuovo quadro dove venga corretta la disfunzionalità del rapporto tra partito ed amministrazione comunale, nonostante la quale è vero che alcuni importanti risultati sono comunque stati raggiunti, ma che non può diventare strutturale o un alibi per le parti. E’ il momento di uno slancio in avanti e verso il futuro dell’amministrazione. La possibilità di superare il pre-dissesto che la legge di stabilità del 2015 prospetta, deve da subito spronare ad immaginare quale possa essere la prospettiva di investimento delle risorse che si liberanno. E’ un’occasione che non si può non cogliere, ragionando immediatamente sul cosa fare e come fare per arrivare alla soluzione dell’ordinario e delle grandi questioni in sospeso.
Va accantonata la timidezza e rotto il silenzio perché non si fa sviluppo economico se non c’è ambizione nel governo, se non si rimettere in sintonia il territorio con la Regione e se non si ripropongono e ribaltano le criticità in punti di forza.
E’ il momento di un’operazione politica di consolidamento del partito e chiudere questa fase di 10 anni che ha avuto le caratteristiche della trincea, dove si è respirato odore di terra bruciata, dove si è perso per strada metà gruppo dirigente del partito. E’ il momento di ricominciare a volere bene a questo partito e ricordarci che a noi stessi e alla nostra gente dobbiamo qualcosa, ovvero l’onestà e la disponibilità a lavorare nella direzione che insieme indicheremo, dove ognuno, con la sua singolarità e la propria capacità di aggregare e non distruggere, diventa valore di una pluralità positiva, quella che è la più grande forza del Partito Democratico.

 

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