di Valentino Saccà
ORVIETO – Dopo esserci occupati lo scorso sabato dei ristoratori, a questo giro il microfono dell’opinione tocca a chi non nutre la pancia ma la mente e lo spirito degli avventori. Se è vero che un buon piatto di umbrichelli fumanti oltre a darti appagamento ti fornisce anche le calorie richieste per affrontare una giornata, la lettura di un buon libro appaga altrettanto fornendo quel quid in più alle tue cellule grigie.
Eccoci pronti a immergerci tra scaffali e scaffali di sapere, chiedendo proprio a loro, i librai, che maneggiano un prodotto così fragile e prezioso cosa pensano della città di Orvieto in rapporto alla propria categoria merceologica. Il nostro giro parte dalla libreria Valente e ascoltiamo il parere della proprietaria Marina.
“Orvieto ha sicuramente dei problemi, in quanto oltre ad una crisi generale che negli ultimi anni colpisce diverse categorie merceologiche e risulta diffusa un po’ ovunque, questa città soffre di una sua crisi specifica concernente diverse questioni da risolvere per un effettivo rilancio della stessa”. “Il nostro è un lavoro che lo si fa per passione e sono contenta quando questo viene apprezzato dalla gente – prosegue Marina Valente – e poi è una professione che permette diversi contatti umani. Le difficoltà diciamo che sono marginali, riguardano più che altro il discorso delle consegne che qui alla rupe dopo un certo orario il corriere non passa”.
Proseguendo la libreria dei Sette ci pare una tappa obbligata all’interno di questo itinerario e Riccardo Campino, titolare dell’attività, ci informa del suo punto di vista sulla città. “Orvieto potrebbe configurarsi come un’autentica città del libro, dato che poi possiede una bellissima biblioteca, prestandosi a svariate manifestazioni librarie tipo un festival di letteratura per ragazzi, progetto che io personalmente accarezzo da tempo”. “In tutto questo le amministrazioni dovrebbero cavalcare ancora di più l’onda che riguarda queste potenzialità specifiche di Orvieto – prosegue Campino – e le difficoltà certo non mancano che già sono specifiche di questo settore. Il settore librario è un settore merceologico precario per antonomasia, quanti in Italia leggono più di un libro all’anno?”. “Il mestiere del libraio – conclude Campino – è un mestiere sotto retribuito nel senso che il fatto di dover possedere un certo bagaglio culturale e di essere in costante aggiornamento non viene praticamente tenuto in considerazione, il nostro è un lavoro che si fa per passione e per il piacere di divulgare la cultura”.
La terza tappa è in zona della cava alla libreria Arcimboldo dove il proprietario Gianluca Fioravanti ci accoglie all’interno di un vero tempio librario ricco di libri e libretti di ogni foggia, dimensione e valore. “Sto a Orvieto da un anno e mezzo – dice Fioravanti – e per quel poco che posso conoscere della città mi sembra che forse dovrebbe essere più viva per quanto riguarda la gente autoctona e più ricca di attività culturali. Poi alcuni quartieri dovrebbero essere maggiormente curati e valorizzati”.
“Le soddisfazioni sono tantissime – chiosa Fioravanti – il mio essendo un piccolo negozio la clientela diventa un po’ come la mia famiglia e poi è bello confrontarsi e avere diversi scambi culturali. Le difficoltà sono quelle ordinarie di ogni tipo di attività”. Concludiamo il nostro percorso alla libreria per ragazzi l’albero delle parole sita a Orvieto scalo. “Noto che negli ultimi anni a Orvieto c’è una certa attenzione verso i libri per bambini – dice la titolare Claudia Piccini – e questa attenzione è cresciuta grazie a una maggiore collaborazione con le scuole. Il nostro è un lavoro bellissimo dal quale personalmente raccolgo moltissime soddisfazioni, anche se ci sono tante difficoltà che non voglio stare ad elencare”.