E’ iniziata lunedì 28 settembre la tournée regionale del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”. In scena nei principali teatri umbri La Bohème, opera lirica in quattro quadri di Giacomo Puccini su libretto di Illica e Giacosa, il cui debutto avvenne il 1° febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la direzione del ventinovenne Arturo Toscanini.
Lo spettacolo, dopo le tappe di Perugia (Teatro Morlacchi), Santa Maria degli Angeli (Teatro Lyrick), Città di Castello (Teatro degli Illuminati) e Todi (Teatro Comunale), chiuderà la stagione al Teatro Mancinelli di Orvieto sabato 3 ottobre alle ore 20.30.
«La Bohème di Puccini contende a La Traviata di Verdi il primato del melodramma più popolare. Chi non le conosce, chi non le ama? Quante volte le abbiamo viste sulla scena. «Eppureogni volta quasi quasi vorremmo illuderci di non conoscerle ancora (oh, se si ripetesse il miracolo della prima volta) e ci sorprendiamo a pensare che forse una sera le cose cambieranno, che non saranno la morte e la solitudine il destino dei loro personaggi. Ma se ciò accadesse, tutto l’incanto svanirebbe: Violetta, Mimì debbono morire perché si rinnovi il miracolo del teatro, della musica, della vita». Così scriveva Sergio Sablich in un suo saggio dal titolo Morire in bellezza, parlando di Bohème.
E il miracolo contenuto nell’opera ispirata al romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème prende vita, ancora una volta, sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Spoleto, per la 69ma Stagione del Teatro Lirico Sperimentale.
Una esecuzione che si potrebbe definire “filologica”, almeno per quel che riguarda la giovane età dei cantanti, giovani, spensierati e artisti come i personaggi che interpretano. Giovani, ma non alle prime armi. Sono loro la realizzazione della missione che lo Sperimentale porta avanti da anni: quella di promuovere giovani artisti, accompagnandoli al loro debutto sotto la guida di grandi direttori d’orchestra e di registi importanti.
Da questo palcoscenico hanno debuttato, giovanissimi, cantanti come Renato Bruson, Leo Nucci, Anita Cerquetti, Ruggero Raimondi, Antonietta Stella, Mariella Devia e tanti altri. E registi quali Paolo Rossi, Mario Perrotta, il duo ricci/forte hanno incontrato per la prima volta l’opera lirica.
E sul tema della gioventù, naturalmente, si concentra l’idea registica di Giorgio Bongiovanni. «La Bohème fotografa spietatamente il momento di passaggio dalla giovinezza all’età adulta, quella stagione dell’esistenza che tutti siamo costretti ad affrontare prima o poi: nessuno se ne può sottrarre. Sarà per questo che La Bohème ci pone davanti uno specchio impietoso che ci fa riconoscere, con affetto e rassegnazione, noi stessi in quegli artisti squattrinati. Al principio, in quella spensierata e favolosa vigilia di Natale, nessuno prova pietà per lafame e il freddo di Rodolfo, né per le liti amorose di Marcello e Musetta. Perché? Perché sono giovani e spensierati. I giovani non pensano alla morte, alla fine, alla malattia; da giovani si ama, si ride, si vive felici, nonostante freddo e miseria. Poi, un bel giorno, ci si sveglia e ci si trova di fronte alla tragedia del vivere; e di colpo, fatalmente, si è diventati adulti. Esattamente questo avviene sotto gli occhi degli spettatori de La Bohème. E si rimane sconcertati!».
Un’occasione importante, sempre, la realizzazione di un’opera. In particolare, per questo prezioso esperimento scenico dei giovani e bravi artisti vincitori del Concorso “Comunità Europea” per Giovani Cantanti Lirici dello Sperimentale sarà utilizzata una scenografia storica appositamente restaurata e riallestita, quella del celebre scenografo, pittore realizzatore e fornitore del Teatro alla Scala, Ercole Sormani. Scenografia ripresa poi con amorevole cura e perizia dall’allievo prediletto Marzio Cardaropoli, il quale anni fa ne rilevò l’attività. A Spoleto, sarà Andrea Stanisci a curare l’allestimento scenico di questa scenografia apparentemente tradizionale nella progettazione e nella realizzazione (ampie tele dipinte, quinte, fondali, “spezzati”), ma che nasconde trovate geniali e innovative di ambientazione (il secondo atto per esempio) e dove è possibile ancora una volta apprezzare la perizia della realizzazione pittorica “all’italiana”.
Il capolavoro pucciniano sarà diretto da Carlo Palleschi, interprete sicuro e ricercato.