di Anna Rita Manuali,
responsabile Camera del Lavoro di Orvieto
Il contesto internazionale e nazionale, ovviamente, incidono pesantemente sulla situazione locale che ha, tuttavia delle peculiarità specifiche economiche e sociali in conseguenza delle quali gli effetti della crisi hanno avuto manifestazioni forse più tardive ma per molti versi più pericolose.
La solidità delle reti familiari e di welfare e il tessuto di piccole e medie imprese hanno attutito in una prima fase gli effetti di una crisi, che oggi, dopo 8 anni, ha squassato il tessuto produttivo e occupazionale del territorio.
La diminuzione del reddito disponibile delle famiglie in conseguenza dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e della condizione di disoccupazione crescente si è accompagnata ad una contrazione della spesa per i consumi (condizione confermata a livello nazionale dai dati Istat ).
Le imprese piccole e piccolissime del nostro territorio artigianali, commerciali e dei servizi nonostante il ricorso alla cassa integrazione in deroga hanno ridotto il personale dipendente o hanno cessato l’attività. Con un aumento considerevole della richiesta di Indennità di disoccupazione ed un costante trend di crescita delle iscrizioni nelle liste disoccupazione che risulta costante nel tempo avendo raggiunto per l’Orvietano il numero di oltre 5.000 persone iscritte al Centro per l’Impiego.
Le difficoltà delle imprese sono determinate, oltre che da una riduzione dei consumi e/o delle commesse, soprattutto da un sempre più “complicato” accesso al credito a cui si aggiunge la crescente difficoltà a vedere onorati i propri crediti aprendo così un circolo vizioso che trascina la crisi di un azienda sull’altra.
La mappa della crisi
Tessile.
Dopo i ripetuti fallimenti, avvenuti spesso in presenza di commesse, delle aziende industriali del settore tessile che occupavano fino a pochi anni fa 150 lavoratrici non ne è restata traccia e qualche progetto che si muove in questa direzione, nonostante il sostegno delle stesse lavoratrici e delle Istituzioni stenta a prendere forma.
Numerose sono le aziende artigianali del settore tessile che sopravvivono con grande difficoltà e rischiano di soccombere alla crisi.
Nonostante questa situazione, niente affatto promettente, il tessile abbigliamento resta, anche per l’alta concentrazione di imprese sul territorio e per la presenza di manodopera molto specializzata, una opportunità di sviluppo che non può essere abbandonata a se stessa.
Sono questi i fattori competitivi che come territorio non possiamo disperdere, è necessario per questo fare il punto, riprogettare insieme un piccolo distretto del tessile di qualità che assicuri buona occupazione e con essa certezza del salario. Questo settore è strategico per tutelare l’occupazione femminile del territorio, solo nelle aziende nelle quali è presente il sindacato lavoravano circa 400 addette che su una popolazione di 40.000 abitanti sono un numero significativo.
Meccanica.
Nel settore delle telecomunicazioni dopo la crisi Electerosys sta muovendo i primi passi la nuova compagine che ha rilevato l’azienda che a regime dovrebbe dare lavoro a circa 51 persone delle 89 precedentemente occupate.
Ci sono tuttavia sul territorio altre aziende del settore che seppure con dimensioni piu contenute possono rappresentare un punto di ripartenza importante visto anche il significativo contenuto di competenze che esprimono e che possono generare occupazione giovane e qualificata.
Sul versante della meccanica la chiusura di Eurotrafo ha rappresentato una perdita secca di oltre 80 posti di lavoro nella zona dell’Alto Orvietano e i pochi lavoratori riassorbiti dall’azienda Trafomec di Tavernelle non dormono sonni tranquilli visto la vertenza in atto in quell’azienda.
Le altre piccole imprese metalmeccaniche segnalano difficoltà crescenti e un ricorso significativo alla cassa in deroga o alla cassa ordinaria.
Agricoltura e Agroalimentare.
Resta un settore importante del nostro territorio non solo in termini di produzioni ma anche di addetti tanto che negli elenchi anagrafici degli iscritti in agricoltura dei circa 3600 iscritti a livello provinciale quasi 1200 sono riferiti al territorio Orvietano.
Crolla però il numero di giornate lavorate per addetto con una conseguente diminuzione significativa del reddito percepito da questi lavoratori che in passato pur avendo contratti stagionali con il sostegno della indennità di disoccupazione agricola riuscivano a coprire quasi per intero l’anno solare.
Nel settore acque minerali la crisi della Tione ha avuto l’epilogo più infausto con il fallimento dell’azienda, la chiusura del sito produttivo e la perdita di almeno 20 posti di lavoro diretti più l’indotto.
Resta tuttavia ferma la prospettiva da noi sempre auspicata di una crescita della filiera agroalimentare di qualità che faccia permanere sul territorio la parte di ricchezza e occupazione che si produce a valle della produzione.
Edilizia.
Settore tra i più in sofferenza a livello provinciale ed anche sul nostro territorio.
Una crisi trasversale che attraversa tutte le imprese a prescindere da situazione specifiche. Il settore ha visto un calo degli addetti riscontrabile dagli iscritti alla cassa edile e una crescita delle richieste di cassa integrazione ordinaria di molti impianti fissi.
E’ necessario che questo settore ripensi se stesso riorganizzandosi nei settori dell’edilizia sostenibile quelli cioè della riqualificazione urbana, della ristrutturazione dei centri storici, della riconversione energetica degli edifici; siamo infatti sempre più convinti che lo sviluppo sostenibile non è incompatibile con il settore delle costruzioni e delle cave che forniscono materia prima. Il punto è trovare insieme il necessario equilibrio fra tutela dell’ambiente, risorse fondamentali come l’acqua e la ripresa dell’economia. L’altro ambito è l’assetto del territorio. Dopo l’alluvione del novembre 2012 è emersa con forza la necessità di investire per garantire la sicurezza ed è anche in questa direzione che può ripartire il comparto edile.
Commercio e Servizi.
Fatta eccezione per la grande distribuzione che pur affrontando le difficoltà conseguenti al calo dei consumi riesce a tenere, il commercio al dettaglio e il comparto dei servizi alle imprese è in grande difficoltà. L’uso della Cassa in deroga è ormai dilagato; si và dagli alberghi, ai bar, agli studi commerciali e professionali mentre la stretta dei consumi ha determinato al chiusura di molte attività e la riduzione del numero degli addetti. Il Turismo, che nonostante tutto, potrebbe essere un importante bacino occupazionale manifesta limiti oggettivi tanto che l’occupazione che produce è precaria, spesso mal pagata e poco specializzata. Una crescita qualitativa dell’offerta è il presupposto anche per migliorare l’occupazione e per far diventare seriamente questo comparto una prospettiva per il futuro. Ma i primi a crederci devono essere gli imprenditori del settore superando logiche corporative e antagoniste che non hanno mai fatto fare sistema alle imprese di questo comparto.
Uscire da questa condizione di profondo rosso è difficile ma non impossibile purchè tutti gli attori del territorio convergano su un Progetto, una visione strategica che potrebbe definirsi come un nuovo “Progetto Orvieto” che individui i suoi punti di forza sulla valorizzazione del capitale umano, sulla conoscenza e le competenze.
In modo particolare sulla capacità di generare lavoro e di produrre idee, innovazione e impresa, indirizzando le poche risorse disponibili verso idee e progetti in grado di farci uscire da questa fase con più lavoro qualificato e più benessere intendendo con esso non solo un miglioramento del reddito disponibile ma, anche, un contesto economico e sociale dinamico, inclusivo per le donne e le giovani generazioni e che garantisca a tutti un welfare adeguato e accessibile in modo particolare ai tanti anziani del nostro territorio.
Tuttavia pensiamo che tre assi strategici siano:
il manifatturiero di qualità;
il comparto meccanica e telecomunicazioni;
l’agroalimentare e il turismo.
Infine crediamo necessario che siano attori di questa “progettazione” anche soggetti come il sistema scolastico territoriale, le banche attive sul territorio e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.
L’istruzione e la formazione devono essere parte e presupposto di ogni possibile progetto di crescita e innovazione sul territorio.
Il sistema bancario è un tassello fondamentale sia per affrontare l’oggi sia per pensare al futuro, in particolare per il nostro sistema di piccole e piccolissime imprese che spesso non solo sono sottocapitalizzate ma non hanno gli strumenti per districarsi nel sistema finanziario in maniera adeguata .
La fondazione Cassa di Risparmio è un soggetto particolarmente importante, perche dispone di risorse rilevanti il cui utilizzo sul territorio non è ininfluente. Per questo come sindacato chiediamo che diventi un soggetto partecipe di un progetto comune del territorio in modo che le risorse significative che già investe si integrino con le altre disponibili in modo utile alla crescita e alla coesione sociale.
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