di Gianni Pietro Mencarelli, Cittadinanzattiva
Cittadinanzattiva e sprechi: secondo voi è normale che le volontà di un testamento non siano rispettate? è solo un problema morale? oppure……
Ma veniamo al dunque: una Nobildonna decide di lasciare in eredità degli anziani di Orvieto un importante patrimonio, lo fa individuando l’Ospedale come soggetto giuridico che doveva rilevare il dono e realizzare una struttura per anziani, lungodegenti e cronici che non potevano essere allora accolti presso le strutture esistenti sul territorio, perché inadeguate; poi, per effetto di leggi sul riordino sanitario l’ente Ospedaliero viene disciolto ed entra in scena un nuovo soggetto, la Regione e la sua nuova azienda sanitaria che “rastrella” oneri ed onori, attivi e passivi,quindi anche l’eredità in sospeso che nel frattempo il comune di Roma aveva “incamerato” come fosse una sua proprietà; in realtà lo aveva fatto perché in una prima fase tutti i beni degli ex enti Ospedalieri erano stati affidati (come gestione) ai comuni di appartenenza.
Oggi alla luce di una sentenza che riconosce la legittima proprietà alla ASL, ci saremmo aspettati una chiarificazione,ma soprattutto una chiara distinzione sugli aventi diritto, nel senso più stretto,dei “destinatari iniziali” invece no,a sorpresa la ASL dichiara che il patrimonio verrà messo a reddito e quindi, solo dopo e semmai, decidere cosa fare dei proventi (degli affitti) che non equivalgono certo ad una somma ricavabile da una vendita, opzione logica per realizzare la struttura voluta dalla donatrice. Ma quel che è più grave, secondo noi, è che la struttura esistente del vecchio presidio ospedaliero (nella foto, ndr), disponibile, è stata lasciata li a “marcire” per oltre quindici anni e nel frattempo sono stati spesi dei soldi: due milioni e cinquecentomila euro circa per acquistare una fatiscente costruzione nelle ex caserme, da “radere al suolo”, per realizzare una fantomatica sede dei servizi del territorio, oggi ancora sparsi in sedi del tutto inadeguate.
Alla luce di tutto ciò, ci domandiamo perché non si è utilizzata una proprietà esistente per risparmiare soldi sugli affitti? e perché per tanti anni dopo l’acquisto di un pezzo di caserma, non si è dato seguito subito, a una ristrutturazione e perché si vende ora un complesso storico con vocazione di servizio pubblico, quando sarebbe stato più semplice vendere i beni del lascito? A queste domande non abbiamo avuto risposta e allora il dubbio in noi nasce spontaneo: ma chi amministra i beni pubblici è in buona fede? o risponde a logiche speculative? oppure non ha ancora afferrato il senso del problema?