ORVIETO – La Giunta Comunale ha approvato il progetto di Bilancio Annuale per l’esercizio 2015, la Relazione Previsionale e Programmatica e il Bilancio Pluriennale 2015/2017 inviati all’organo di revisione ai fini dell’acquisizione, in vista dell’approvazione da parte del Consiglio Comunale entro la data del termine fissata per il 31 luglio.
“Il 2015 segna una ulteriore svolta rispetto alla tradizionale concezione dei bilanci pubblici – spiega l’Assessore al Bilancio Massimo Gnagnarini – quest’anno, infatti, è un bilancio sempre più federalista e all’insegna dell’autonomia impositiva del Comune. Dei 23 mln di euro che costituiscono il totale delle entrate correnti del bilancio del Comune di Orvieto oltre 19 mln, ovvero l’84% del totale delle entrate, provengono direttamente dalle tasche dei cittadini e meno di 4 mln, ovvero solo il 16% del totale delle entrate, provengono dai trasferimenti statali e regionali. (Fig. 1)
Ne deriva la semplice constatazione che, nel corso degli ultimi anni, il Comune si è progressivamente trasformato da ente territoriale di ridistribuzione della ricchezza nazionale in ente territoriale produttivo, ovvero che provvede autonomamente a finanziarsi, ad assicurare i servizi pubblici e svolgere le funzioni tipiche procurandosi le risorse necessarie attraverso le due principali ed uniche leve a sua disposizione: la leva fiscale e la leva della messa a reddito del Patrimonio della città e i ricavi da servizi”.
“Il nuovo fulcro della prima leva – prosegue – è la ricerca di un diverso approccio culturale che scaturisce dalla constatazione che, ormai, i contribuenti da una parte e il Comune dall’altra non possono più rivestire ruoli meramente opposti, entrambi svolgono ruoli complementari nel fine ultimo di assicurare da soli e con le proprie forze tutte le funzioni e i servizi collettivi offerti dall’Ente e di favorire così le opportunità di crescita economica e sociale della comunità locale.
Ne consegue che il contraddittorio tra cittadini e Amministrazione comunale sul tema dei tributi locali non può più essere meramente conflittuale, ma deve assumere un ruolo costruttivo di soluzioni e di valori condivisi nella consapevolezza che non ha alcun senso la posizione di chi volesse ancora proporre di dare tutto a tutti e nel contempo di eliminare le tasse.
Semmai, in questa epoca, assume un’importanza strategica da un lato un attento e puntuale controllo di gestione da parte della maggioranza consigliare e dall’altro, moralmente alla pari, una doverosa, puntuale e costruttiva critica esercitata dall’ opposizione consigliare.
Insomma c’è bisogno di un contesto più maturo ed evoluto che, nel caso particolare di Orvieto, motivi e dia un senso anche a quel di più di sacrifici tributari sostenuti dai nostri concittadini e dalle nostre attività produttive a seguito delle conseguenze del disastro finanziario che abbiamo ereditato dal passato e che, però, a distanza di qualche tempo sta emergendo ineludibilmente e drammaticamente anche in moltissime altre realtà locali che in apparenza sembravano più solide della nostra”.
“Sulla seconda leva ovvero sulla cosiddetta messa a reddito della città – aggiunge Gnagnarini – occorre, anche qui, ragionare in termini pragmatici senza ammiccamenti verso la demagogia di chi ancora guarda con sospetto a talune scelte tariffarie o riorganizzative del Patrimonio e delle infrastrutture cittadine compiute da questa Amministrazione come fossero manovre volte a sottrarre tali beni a una sorta di loro libera e gratuita godibilità.
La via della valorizzazione delle entrate dai servizi a pagamento e quelle derivanti dalla gestione del patrimonio rappresenta la via principale, è l’unica e ineludibile per una politica di bilancio che non voglia ridursi a quella della austerity o dei tagli recessivi alla spesa.
Inoltre l’espansione delle cosiddette entrate proprie rappresenta per il nostro Comune la sola possibilità concreta per controbilanciare nel prossimo futuro, ai fini degli equilibri di bilancio, l’auspicato abbassamento della pressione tributaria esercitata sui cittadini e nel contempo di ridistribuire, in una città d’arte come la nostra vissuta e consumata da centinaia di migliaia di turisti all’anno, il carico dei costi manutentivi non solo sui residenti ma su una più vasta platea”.
“Il risultato di questa politica attiva, promossa dall’Amministrazione nel suo primo anno di attività – evidenzia – lo si può già riscontrare con il bilancio 2015 leggendo i giustificativi dell’incremento per 368.226 euro sulle entrate del Titolo III – Entrate extra tributarie. Lo consideriamo un successo che ci ha consentito di limitare i tagli ai servizi che avremmo dovuto praticare a fronte delle minori risorse erariali trasferite dallo Stato e dalla Regione. (Fig. 2)
“Per quanto riguarda la spesa – continua – i margini di miglioramento restano condizionati dalle caratteristiche di relativa incomprimibilità della spesa relativa al personale, agli oneri e obbligazioni finanziarie in essere, alle convenzioni e i contratti pluriennali in corso, nonché per l’applicazione dei vincoli di destinazione di talune entrate. Tuttavia, la sostenibilità dei futuri equilibri di bilancio impone anche una urgente e significativa rivisitazione generale della spesa non tanto in termini di riduzione della stessa quanto, piuttosto, nella direzione di in una più efficace sua ricollocazione produttiva e quindi in direzione del potenziamento delle manutenzioni e di nuovi servizi a domanda individuale suscettibili di creare ricchezza.
La suddivisione della spesa nei tradizionali CDC risulta anacronistica e superata in funzione della metamorfosi subita dalle entrate. Solo a titolo di esempio si prenda in considerazione la spesa annuale per oltre 200.000 euro che il Comune obbligatoriamente sostiene per il ricovero e il mantenimento dei cani randagi. Tale spesa viene attualmente coperta con gli introiti della fiscalità generale. Occorre domandarsi se in questo, come in altri casi, sia più opportuno procedere con l’introduzione di una tassa di scopo e nel contempo con la riduzione del carico collettivo ad esempio abbassando l’aliquota dell’addizionale comunale IRPEF.
Allo stesso modo occorre domandarsi, anche per le entrate con vincolo di destinazione, se ad esempio gli introiti da parcheggi possano essere ridotti per garantire esclusivamente la loro manutenzione e ammortamento, oppure se essi possano concorrere, come attualmente avviene, al cofinanziamento di altre spese sociali”.
“In altre parole – conclude – occorrerebbe una riforma della struttura del bilancio e in ogni caso la consapevolezza diffusa che ormai i soldi che spendiamo sono esclusivamente i soldi che direttamente ci mettono in mano i nostri concittadini”.