ORVIETO – Crescendo, c’è il patrimonio da vendere per ripianare il debito.
E’ quanto sostengono i sindaci dei 19 Comuni aderenti all’organismo in liquidazione che giovedì in un cda hanno votato all’unanimità un atto in tal senso. Ovvero, come spiega il sindaco di Orvieto Giuseppe Germani: “Il Consorzio ha debiti ma anche una situazione patrimoniale tale che da coprire l’esposizione debitoria”.
Si ricorderà che il buco del Crescendo è di circa 7 milioni di euro – 6 milioni 858mila euro per la precisione – e che solo ad aprile scorso le notizie erano ben più allarmanti.
Il nodo è tutto, infatti, nella stima del patrimonio che i sindaci – soci dell’Orvietano e dell’Amerino hanno tutto l’interesse a sovrastimare o a considare sottostimato (diepnde dai punti di vista).
Ma la dura realtà è che se le dismissioni non dovessero bastare a coprire la voragine, c’è il rischio per i Comuni di dover mettere mano al “portafogli” in quota parte. A meno di un intervento (auspicato dalle amministrazioni locali) della Regione Umbria. All’indomani del consiglio di amministrazione però Germani si sente di poter così rassicurare: “il Comune di Orvieto non impegnerà somme in bilancio per ripianare il debito”.
La quota parte per il Comune capofila sarebbe – cifre che circolano solo a livello ufficioso e informale – di circa 700mila euro, somme più modeste per i Comuni più piccoli ma che in proporzione fanno ugualmente tremare i polsi degli amministratori locali. La Regione, in realtà, è già chiamata in causa in quanto socia di maggioranza tramite Sviluppumbria e per questo dovrà comunque assumere in quota parte il debito. Ma la richiesta è che prenda in carico anche la quota spettante eventualmente dei Comuni, sempre nel caso che che il patrimonio da solo non sia sufficiente a coprire il buco.
La prossima scadenza adesso è il 30 settembre. Entro quella data i liquidatori del Crescendo dovranno presentare un piano di aggiornamento.