Ieri sera il Consiglio comunale dopo ampio dibattito di cui si darà conto ha approvato (11 favorevoli: maggioranza; 5 contrari: Olimpieri, Luciani, Sacripanti, Tardani, Vergaglia) il Bilancio di Previsione 2015.
Questo l’intervento del sindaco Giuseppe Germani: “Il bilancio di previsione 2015 è la traduzione contabile degli indirizzi generali di governo, che a loro volta riportavano il programma elettorale con il quale la coalizione di centro-sinistra si era presentata agli elettori e dai quali abbiamo ricevuto ampio consenso. Quel programma noi lo vogliamo e lo dobbiamo realizzare perché siamo convinti della sua validità e perché su di esso abbiamo ricevuto il nostro mandato. Nonostante il contesto globale tutt’altro che favorevole abbiamo chiuso un bilancio dignitoso, che affronta con ragionevole speranza i problemi della nostra Città e costruisce i presupposti per realizzare ciò che, a nostro giudizio, può portare sviluppo economico e sociale, senza il quale si è destinati ad un lento ed inesorabile declino. Il bilancio, pur nel contesto economico nazionale e internazionale, è comunque un bilancio di prospettiva”.
“Siamo partiti – ha aggiunto – da un deficit di 8,2 milioni di euro e da uno stato di predissesto che ci ha consegnato una situazione non di conti risanati ma di cose da fare per risanarli secondo uno schema già predefinito, con pochi margini quindi per una politica di sviluppo. A questo va aggiunto che lo Stato ci ha tagliato oltre 1 milione di euro di trasferimenti e ha preso in anticipo 720.000 euro di IMU agricola mentre noi riusciremo a riscuoterne prevedibilmente poco più della metà. Nonostante questa situazione abbiamo chiuso il 2014 con un avanzo di gestione di oltre 1 milione di euro e prevediamo di ridurlo a poco più di 5 milioni alla fine di questo esercizio: in altre parole significa riduzione del deficit di 3 milioni di euro in poco più di un anno. Abbiamo anche deciso che dobbiamo trovare le risorse sia per la spesa corrente sia per abbattere il debito, in modo tale che si possa uscire dal predissesto entro i prossimi tre anni: questo è il nostro obiettivo. È ambizioso, e può darsi che la realtà e il contesto non favorevole ci ridimensionino. Se così fosse sarà sempre meglio aver portato la Città vicina ad uscire dal predissesto che averla portata al predissesto”.
“Su questa scommessa comunque ci giochiamo la nostra reputazione – ha concluso – il bilancio 2015 segna poi una ulteriore svolta rispetto al passato e alla tradizionale concezione dei bilanci pubblici: oltre l’82% sul totale delle entrate correnti provengono direttamente dalle tasche dei cittadini orvietani e meno del 18% dai trasferimenti statali e regionali. Pantalone non paga più. Il Comune deve provvedere autonomamente a finanziarsi, procurandosi le risorse necessarie attraverso le leve fiscale, della messa a reddito del patrimonio e dei ricavi dai servizi erogati. Quasi esclusivamente con le nostre forze dovremo affrontare la spesa pubblica e favorire le opportunità di crescita economica e sociale della nostra comunità. Per questo dobbiamo pensare ed agire come fossimo imprenditori ed erogare servizi ai cittadini con il criterio della funzione pubblica che svolgiamo. Dalla nuova gestione dei parcheggi e dalla gestione in house della funicolare abbiamo ipotizzato di recuperare quasi 1 milione di euro. Abbiamo già raggiunto soddisfacenti risultati verso la valorizzazione del patrimonio con le operazioni della gestione del Belvedere, dell’ex Ospedale e del lascito De Solis, tutte andate a buon fine. Per la destinazione della ex Caserma Piave è già pronta la convenzione con il Demanio dello Stato e la Cassa Depositi e Prestiti finalizzata alla pubblicazione di un bando pubblico. Abbiamo concluso le operazioni di collaudo e di rifunzionalizzazione del Palazzo del Capitano del Popolo e stiamo preparando il bando per la relativa gestione”.
“Attraverso queste operazioni – ha concluso – contiamo di sviluppare le risorse di cui disponiamo e conseguentemente di aumentare le entrate da dedicare alla spesa corrente e all’abbattimento del debito. Non è un bilancio di sopravvivenza ma di sviluppo, nonostante tutto. Abbiamo segnato con questo bilancio una via d’uscita, non facile, ma sicuramente ragionevole e possibilista e certamente non demagogica”.