di Antonio Colasanto, ufficio stampa Diocesi Orvieto Todi
Il Convegno su “La Famiglia e il Vangelo della Misericordia” si è svolto a Collevalenza dal 30 maggio al 1. giugno presso la struttura di accoglienza del Santuario dell’Amore Misericordioso ed è stato promosso dalla Famiglia religiosa, Ancelle e Figli, in collaborazione con il Centro Studi-CeSAM e con il patrocinio della Conferenza episcopale umbra, della Diocesi di Orvieto-Todi e del Forum delle Associazioni Familiari.
Tre, a nostro parere, le relazioni portanti dell’intero convegno: quella del P. Aurelio Perez, superiore generale Fam, su “La Famiglia di Madre Speranza nel segno dell’Anno Santo della Misericordia”; quella di Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano e Segretario del Consiglio dei Cardinali per l’aiuto al Santo Padre nel governo della Chiesa Universale, su “Il Vangelo della Famiglia”, e quella del Cardinale Guatiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve su “La famiglia oggi: ferite e speranze”.
P. Aurelio Perez ha ricordato tre avvenimenti : la beatificazione di Madre Speranza dell’anno scorso, il prossimo secondo Sinodo sulla famiglia e l’annuncio dell’Anno Giubilare della Misericordia proclamato da Papa Francesco con la Bolla Vultus Misericordiae. Tre avvenimenti che impegnano a compiere un profondo cammino di conversione e ad uscire con opere concrete incontro ai fratelli delle periferie dell’anima e del mondo.
Mons. Marcello Semeraro dopo aver osservato che la prima grande famiglia è quella trinitaria si è soffermato su matrimonio e famiglia come realtà naturale, su matrimonio e famiglia nella storia della salvezza , e su matrimonio e famiglia come luogo di verità e di misericordia.
Il Card. Gualtiero Bassetti. Il titolo della mia relazione – ha detto – riassume molto bene lo stato attuale della famiglia: quello di essere una realtà “ferita” ma al tempo stesso di essere una fonte di grande “speranza”. A mio avviso, come cercherò di spiegare, la famiglia è la fonte di maggiore speranza per la società attuale. Non solo perché la famiglia è la cellula primaria della società, ma perché, nello specifico, la famiglia è quella cellula che dà vita alla spina dorsale del corpo sociale. La famiglia è cioè l’architrave dell’intera umanità e può reggere tutto il peso del tessuto connettivo della nostra società. La famiglia, pertanto, possiede laicamente un capitale sociale immenso, che si tramanda di generazione in generazione, e che potremmo sintetizzare così: l’importanza della famiglia risiede nella fiducia che essa ha nel futuro e nella vita che essa è in grado di generare.
Le ferite della famiglia
Tra le molte ferite – ha detto il Card. Bassetti – ne voglio sottolineare tre.
La prima ferita della famiglia risiede, paradossalmente, nella difficoltà odierna ad essere una famiglia. Questa ferita si colloca alla base di una vita di una coppia e riguarda soprattutto le giovani generazioni che mostrano delle serie difficoltà ad “essere” e a “pensarsi” come una famiglia.
Care famiglie, non sottovalutate questo miracolo che solo Cristo può fare nelle vostre vite. Questo amore “per sempre” – che al giorno d’oggi significa andare totalmente e radicalmente controcorrente – è importantissimo perché è tutto proteso verso l’infinito, verso l’eternità, verso Dio.
La seconda ferita della famiglia è costituita dalla presenza di una cultura ostile nei confronti della famiglia.
Infatti, così come la tensione verso la famiglia è stata ridotta ad un desiderio di costruire dei simulacri temporanei di famiglia, anche la tensione verso l’infinito è stata ridotta troppo spesso alla ricerca di una verità in una vuota sfera di cristallo, alla magia, alla superstizione, all’evento folcloristico e ad un neo paganesimo fatto di zucche arancioni ed evocazioni pittoresche di mostri fantastici.
La terza ferita riguarda le divisioni all’interno della famiglia. Divisioni che in alcuni casi possono portare fino alla rottura della famiglia. Le divisioni all’interno della famiglia si sconfiggono solo con l’amore. In ogni famiglia ci sono momenti di tranquillità e momenti di litigio. Come ha detto Francesco rivolgendosi ai giovani quando è venuto in visita ad Assisi, “ci vuole coraggio per formare una famiglia!”. E insieme al coraggio è necessaria una grande consapevolezza: che formare una famiglia “è una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa. Che è sempre quella della carità fraterna. Che è sempre quella della Misericordia.
La famiglia come speranza: un amore per sempre che salverà il mondo.
Nonostante queste ferite – che sono il combinato disposto di una complessa evoluzione sociale, economica e culturale del mondo contemporaneo e non il prodotto di un’unica semplicistica causa – la famiglia continua ad essere, come dicevo all’inizio, la fonte di maggiore speranza per la nostra società.
Infatti, nonostante viviamo in una società organizzata su basi individualistiche e consumistiche, la famiglia naturale – costituita da un uomo e una donna e aperta alla vita – è il luogo dove si genera il futuro. La famiglia è la comunità che risponde concretamente alla polverizzazione della società; è l’isola che permette all’acqua della società liquida di non invadere tutto il mondo; è la comunità responsabile che prevale sul disimpegno e sul consumismo dei sentimenti. Forse è il più grande gesto controcorrente della società attuale. Francesco ha sottolineato in più occasioni l’importanza della bellezza della vita di coppia: “La testimonianza più persuasiva della benedizione del matrimonio cristiano – ha detto il Papa – è la vita buona degli sposi cristiani e della famiglia. Non c’è modo migliore per dire la bellezza del sacramento! Il matrimonio consacrato da Dio custodisce quel legame tra l’uomo e la donna che Dio ha benedetto fin dalla creazione del mondo; ed è fonte di pace e di bene per l’intera vita coniugale e familiare”. La famiglia senza dubbio è in grado di testimoniare tutto questo. È in grado di testimoniare la presenza di Dio nelle relazioni familiari; è in grado di testimoniare al mondo l’amore fra i coniugi, e tra i genitori e i figli; ed è in grado di testimoniare, infine, l’amore nella sofferenza, nei luoghi abbandonati, nelle periferie dell’anima e del mondo.
Jacques Maritain – ha ricordato il Card. Gualtiero Bassetti concludendo il suo intervento – in una lettera profetica a Paolo VI del 1965, affermava che nel futuro saranno questi laici «con la loro vita familiare e di lavoro, con la loro amicizia, la loro cultura e spiritualità a rendere presente il Vangelo». Come un tempo toccò “ai monasteri in un mondo ostile e imbarbarito, domani saranno le famiglie e le piccole comunità di laici cristiani a costruire una costellazione di focolari per mantenere viva la fiamma della fede e della preghiera. Nel migliore dei casi – concludeva il filosofo – questi focolari di luce spirituale dispersi nel mondo diverranno un giorno come il fermento che farà lievitare tutta la pasta. Nel peggiore dei casi costituiranno una diaspora più o meno perseguitata, grazie alla quale la presenza di Gesù e del suo amore dimorerà, malgrado tutto, in un mondo apostata”.