di Mario Tiberi
E’ sotto gli occhi di larghi strati della popolazione la circostanza che la disinformazione cartaceo-radio-televisiva, quantomeno in Italia, abbia ormai raggiunto soglie di vera e propria intollerabilità. Notizie false, manipolate, artatamente adulterate e scientemente contraffatte ad uso e consumo del regime renziano provvisoriamente al potere, destano l’ira e la ribellione delle libere e democratiche coscienze, almeno di coloro che ancora credono fermamente nel valore dei diritti costituzionalmente garantiti. Ne è prova, tra gli innumerevoli altri, il palese intento di screditare e discriminare il coraggioso impegno politico dei portavoce e degli attivisti del MoVimento Cinque Stelle a difesa dell’onestà, della legalità e della strenua lotta al malcostume e al malaffare.
L’articolo 21 della nostra Costituzione Repubblicana così recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
In filosofia del diritto si discute, dalla notte dei tempi, sulla esegesi delle fonti del diritto stesso e sulla interpretazione da dare alla norma scritta distinguendo, appellandosi all’ermeneutica classica, tra l’interpretazione restrittiva, letterale o estensiva. Nel caso dell’articolo 21 mi pare di poter affermare, senza tema di smentita, che la formulazione dello stesso è così chiara e limpida tale da non poter offrire il fianco a opinioni interessate o di comodo. La Carta Costituzionale in siffatto modo restituisce all’essere umano individuo la sua dignità e il suo onore di persona, quella stessa dignità che le dittature passate gli avevano sottratto e che le attuali, più striscianti ma non meno presenti, vorrebbero di nuovo toglierli.
Per converso, la lettera 22 non è la ventiduesima lettera del nostro alfabeto che, come tutti sanno, è composto di sole 21 lettere (com’è strano, a volte, il gioco dei numeri!) , ma si riferisce alla ormai leggendaria macchina da scrivere prodotta dalla “Olivetti” tra gli anni cinquanta e sessanta. Deve principalmente la sua fortuna e il suo successo a uno dei maestri del giornalismo italiano, Indro Montanelli, che la usò per l’intero corso della sua vita professionale. Ricordo una sua fotografia, seduto su un masso di pietra ai lati di una strada sterrata, con l’inseparabile “Lettera 22” intento a scrivere uno dei suoi indimenticabili reportage di uomo e giornalista libero e fiero.
Tra le molteplici eredità morali e spirituali consegnatemi da mio Padre Romolo, ve ne è una di carattere materiale: si tratta proprio di una “Lettera 22” che custodisco, gelosamente, a fianco della poltroncina dove era solito sedersi per le sue meditazioni, riflessioni, letture e scritture di cui la “Lettera 22” è testimone ed esecutrice testamentaria.
Articolo 21 e Lettera 22: non vi può essere nulla che vi possa dividere poiché, indubitabilmente, possedete la stessa sostanza di simbolo universale dell’anelito insopprimibile dell’Uomo rivolto al bene supremo della LIBERTA’.