Crescendo, è ufficiale: il buco è di quasi 7 milioni di euro. Il patrimonio immobiliare non basta a coprire l’esposizione. E 19 Comuni, tra l’Orvietano e l’Amerino, tremano.
Ecco i primi numeri “certificati” sul debito del consorzio di animazione economica, in liquidazione dal 19 dicembre 2013. Arrivano dalla commissione consiliare di ieri mattina.
Una voragine che va oltre le aspettative: 6 milioni 858mila euro per la precisione. Sulla carta, ufficialmente, ancora nessuno ha battuto cassa presso i Comuni soci, ma la preoccupazione c’è.
Perché, a meno che non intervenga la Regione, la quota dell’esposizione che rimarrà al netto delle dismissioni (sempre che il mercato risponda) sarà divisa in quota parte tra le amministrazioni locali aderenti.
Di qui l’appello lanciato in commissione da Toni Concina (Gruppo misto), ripreso da Roberta Tardani (Fi) e ampiamente condiviso in seno alla commissione presieduta da Andrea Sacripanti. Ovvero che sia la Regione a farsi carico di tutto, sollevando i Comuni da un onere che sarebbe per loro insopportabile. In realtà la Regione è già chiamata in causa perché, tramite Sviluppumbria, socia di maggioranza, dovrà comunque assumere in quota parte il debito. La richiesta però è che prenda in carico anche la quota parte dei Comuni per i quali, diversamente si profila una sonora mazzata.
Nel frattempo si tentano le strade possibili. Tutte. A partire dalla stima del patrimonio. Germani ha detto apertamente che secondo lui è stato sottostimato. Cita a questo proposito alcuni beni venduti a Fabro per cifre ben superiori. L’opposizione non è altrettanto ottimista visto che le stime sono recenti (1 dicembre 2014). C’è però una mossa da provare, secondo il sindaco che intende puntare sul passaggio da attuazione pubblica ad attuazione privata. Obiettivo: far crescere il valore di mercato degli immobili. Anche questa è una strada. E poi naturalmente c’è lo stralcio con le banche.
Nella attuale situazione però, con le stime odierne, con l’intervento solo in quota parte della Regione, e volendo immaginare che le vendite vadano a buon fine, la spada di Damocle per il Comune di Orvieto sarebbe di circa 700mila euro. Sarebbe perché il sindaco ha ribadito più volte che numeri in questo senso per il momento non ci sono. (S.T.)