ORVIETO – Come voleva lei. Con le campane a festa e i disegni dei bambini sulla cassa. Quello che forse non sapeva è che il marito Luca, nell’accompagnarla, avrebbe indossato la divisa degli scout. “Una scuola di vita che ti insegna ad andare a testa alta, mi diceva Elisa invitandomi a tornare a quell’esperienza. Io non capivo perché a testa alta. L’ho capito oggi portando la sua bara. Quando tendendo lo sguardo alto, ho visto Lui. Se avessi tenuto gli occhi bassi, non lo avrei visto.
Il quarto figlio? Ci dicevano: “Siete matti”. No, con Elisa abbiamo guardato la vita a testa alta e sulla vita abbiamo deciso di scommetere fino in fondo”.
Il marito di Elisa Lardani, la giovane mamma deceduta sabato all’ospedale di Orvieto per le complicanze insorte durante il parto della quarta figlia ha portato la sua toccante testimonianza alla fine delle esequie della moglie. In chiesa anche i tre figli (la piccola Maddalena è tuttora ricoverata in Terapia Intensiva Neonatale a Perugia), i genitori, il fratello, la cognata e i nipoti. Prima di lui hanno preso la parola anche due religiosi e il fratello Alessandro con la moglie Emanuela. “Santa non subito, ma santa senza fretta” si è fatto scappare il suo confessore preoccupato di tradire la volontà di Elisa a cui non piaceva “l’esaltazione della sua persona”. La cerimonia – a cui ha preso preso parte anche il vescovo emerito Giovanni Scanavino ed Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella – è stata aperta da una marcia nuziale e accompagnata dai canti di lode della comunità Maria per il rinnovamento carismatico di cui Elisa e tutta la sua famiglia faceva parte.
Simbolicamente se ne sono andati con lei un paio di sandali, segno della fine del suo cammino terreno, una pianta d’ulivo, simbolo della vita che continua e il pane e il vino a simboleggire la vita donata con amore.
La vita donata con amore, ovvero l’emblema di questa giovane donna che ovunque nella sua vita ha portato amore, in famiglia, ai figli, tra le persone che seguiva come psicologa, tra le coppie che ha formato al matrimonio, tra i carcerati a cui per anni ha portato musica e preghiere. E che la vita terrena ha lasciato per donare la vita. Atto estremo d’amore che racchiude tutta la sua essenza.
Non poteva che essere una cerimonia composta a tratti gioiosa pur nell’immenso dolore del momento. Perchè così la famiglia ha voluto e così Elisa avrebbe voluto.
“Non rimaniamo chiusi nei nostri perché. Non c’è spiegazione umana. Anche questo passaggio, vedrete sarà fecondo di vita: date e vi sarà dato, dice la Bibbia, ed Elisa ha dato tutto, fino all’ultima gocce di sangue” ha rassicurato il sacerdote cercando di dare un senso a quanto accaduto. Anche padre Giovanni Scanavino ha ricordato come “non contano gli anni, ma la pienezza di Dio. – ha scandito – Elisa in sala parto ha trovato il suo Calvario e la Croce e l’ha portato fino in fondo. Di più non poteva dare”. (S.T.)