Oltre ventiduemilioni di euro ai quali entro l’anno si aggiungeranno i sette milioni e mezzo previsti dal Governo nella Legge di Stabilità 2015: è quanto potrà essere messo a disposizione delle Aree Interne individuate dalla Giunta regionale che, a seguito di un percorso negoziale con il Comitato tecnico nazionale aree interne, sono risultate candidabili e inseribili nella strategia nazionale che prevede, per il loro rilancio, un complesso di azioni di fondamentale rilievo, visto che costituiscono una fra le dimensioni territoriali chiave della politica regionale 2014-2020.
Sono tre le Aree Interne individuate in Umbria:
Area Sud Ovest Orvietano (che ricomprende i comuni di Allerona, Alviano, Attigliano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Città della Pieve, Fabro, Ficulle, Giove, Guardea, Lugnano in Teverina, Montegabbione, Monteleone di Orveto, Montecchio, Orvieto, Parano, Penna in Teverina, Porano e San Venanzo)
Area del Nord-Est (che ricomprende i comuni di Costacciaro, Fossato di Vico, Gualdo Tadino, Gubbio, Montone, Nocera Umbra, Pietralunga, Scheggia e Pascelupo, Sigillo, e Valfabbrica)
Area della Valnerina (che ricomprende i comuni di Cascia, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Norcia, Poggiodomo, Polino, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Vallo di Nera).
La Giunta regionale, nella sua ultima seduta, su proposta della presidente, nell’ambito degli strumenti finanziari a sua disposizione, ha deciso intanto di riservare una quota di circa 22 milioni di euro, che si aggiungeranno a quelli nazionali già stanziati pari a circa 7,4 milioni di euro.
Inoltre, sulla base degli indicatori statistici più rappresentativi della realtà, delle caratteristiche e delle criticità di tali aree ha proceduto al riparto dei 22 milioni di euro tra le tre Aree Interne (Area Sud Ovest Orvietano 8,1 milioni di euro, Area Nord Est 6,8 milioni di euro, Area Valnerina 7,2 milioni di euro).
Il riparto consente alla Regione e soprattutto ai Comuni di proseguire celermente con le attività già avviate relativamente all’Area interna prototipo dell’Orvietano e avviare le attività progettuali propedeutiche all’elaborazione della Strategia d’area nelle altre due aree selezionate del Nord-Est e della Valnerina, in attesa del riparto delle risorse destinate dalla legge di stabilità 2015 alle Aree interne.
Gli interventi che si andranno ad attivare in tali aree potranno essere sostenuti sia attraverso i Programmi Operativi di cui alla politica regionale di coesione (PO FESR, PO FSE, PSR FEASR) sia utilizzando le risorse dedicate alla strategia aree interne stanziate dalla Legge di stabilità 2014 e 2015.
“Il percorso previsto dalla Strategia Aree Interne – ha affermato la presidente – rappresenta sicuramente una sfida rilevante per questi territori e per la Regione stessa e nello stesso tempo una opportunità importante di sviluppo. Il Governo nazionale che crede fortemente in tale strategia (la strategia aree interna è uno dei progetti bandiera del Piano di Riforma Nazionale) ha lanciato la sfida alla Regione che non solo l’ha raccolta aderendo alla strategia ma ritiene, come tra l’altro ha dimostrato inserendola a pieno titolo nei propri documenti di programmazione per il periodo 2014-2020, che possa essere uno strumento fondamentale per invertire le tendenze negative per le comunità appartenenti alle aree selezionate. Per cogliere tali opportunità i comuni dovranno riconoscersi come un’unica area, superare i territorialismi, dimostrare unitarietà di intenti attraverso la condivisione di un’idea guida forte e pregnante caratterizzante l’area e di un modello di sviluppo nella consapevolezza che i benefici che si otterranno ricadranno sui servizi collettivi essenziali per la cittadinanza e saranno rivolti allo sviluppo socio-economico di tutto il territorio.
“La strategia di sviluppo nelle aree interne periferiche, – ha sottolineato la presidente Marini – caratterizzate da calo demografico e lontananza da servizi essenziali, interviene con due classi di azioni: la prima riguarda l’adeguamento della qualità e della quantità dei servizi essenziali a partire dalla salute, dall’istruzione e dalla mobilità, la seconda riguarda invece i progetti di sviluppo locale i quali dovranno essere in grado di sprigionare le potenzialità ancora inespresse mettendo a sistema le importanti risorse diversificate di cui questi territori sono dotati”.