ORVIETO – Il terzo calanco sì – no. Si vedrà, di certo per il Tar il bosco che escludeva la possibilità di ampliare il sito della discarica Le Crete non c’è.
La prima sezione del Tribunale amministrativo regionale per l’Umbria ha infatti accolto il ricorso presentato da S.A.O. Servizi Ambientali Orvieto S.p.A contro la perimetrazione delle aree boscate introdotta con la delibera di consiglio comunale 113 del 7 novembre 2011 che di fatto escludeva la possibilità di ampliamento della discarica vincolando a bosco il terzo calanco.
La sentenza – la numero 201500025, depositata il 16 gennaio 2015 – annulla la delibera perchè gravata da diversi vizi, ma soprattutto perchè afferma che – perizie alla mano – nella zona non ci sarebbe alcun bosco propriamente inteso.
Il collegio presieduto dal giudice Cesare Lamberti, nel compensare tra le parti le spese di giudizio, ha anche posto a carico del Comune di Orvieto mille euro per le spese della “verificazione tecnica”. Si tratta in sostanza di una perizia disposta a maggio dal collegio del Tribunale amministrativo regionale volta a verificare la presenza o meno di un bosco nell’area di proprietà della Sao in questione, ovvero sulla particella 16/p del foglio numero 65. Il compito è stato affidato al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia e ha dato poi esito negativo.Su questa “verificazione tecnica” si basa gran parte della sentenza di accoglimento del ricorso.
E ora? Formalmente Sao – Acea avrebbe le carte in regola per tornare a chiedere l’apertura del terzo calanco. Ma nei fatti c’è già l’affacciarsi del secondo grado di giudizio. Il Comune di Orvieto ha già annunciato che porterà le proprie ragioni dinanzi al Consiglio di Stato in merito alla vicenda. E’ lo stesso sindaco Giuseppe Germani che del “no” al terzo calanco ha fatto un cavallo di battaglia in campagna elettorale ad annunciare la decisione. “L’amministrazione comunale – spiega Germani – non intende conformarsi alla decisione del Tar, in quanto non può essere una società di gestione che decide se fare o non fare il terzo calanco. Tali decisioni infatti, spettano alle istituzioni, in particolare a Comune e Regione che, almeno per quanto riguarda il Comune, da tempo, ha preso una chiara decisione che è quella che non si farà il terzo calanco”.
“Questo – aggiunge – perché come Comune di Orvieto vogliamo affrontare il problema della gestione dei rifiuti con i sistemi moderni che la tecnologia ha messo e mette a disposizione a salvaguardia dell’ambiente – in particolare, nel raggiungimento di alti livelli di raccolta differenziata, cosa che ad oggi non siamo riusciti a raggiungere – con la realizzazione di impianti che da un lato devono tendere al riutilizzo del materiale proveniente dalla diffferenziata e dall’altro trasformino in materiale energetico la componente residua di rifiuti, come prevedono le nuove direttive regionali”. “L’amministrazione comunale – conclude Germani – ha le idee chiare e porterà avanti senza tentennamenti ciò che è stato scritto nel programma del sindaco e così come è previsto nella normativa europea, vale a dire: il futuro non sta nelle discariche”.
Intanto Sao – Acea è attualmente impegnata nella risagomatura dell’ultimo gradone del secondo calanco, in termni tecnici un “adeguamento morfologico del sito ed una ottimizzazione dei volumi”. Una riprofilatura che, da progetto, “consentirà di conseguire un volume utile per il conferimento dei rifiuti aggiuntivo a quello attualmente autorizzato di 797.619 metri cubi”. (S.T.)