ORVIETO – Tione, è fallimento. Il giudice del tribunale di Terni non ha ritenuto credibile la proposta concordataria decretando lo stato di fallimento dello stabilimento di acque minerali di Orvieto.
Si conclude così, nel peggiore dei modi, la vertenza che va avanti da oltre un anno. L’autorizzazione ad una prova tecnica arrivata tardivamente si è infranta di fronte allo smantellamento dell’impianto e il resto è venuto con le valutazioni finali del giudice.
Per i lavoratori è la cronaca di una fine annunciata. Tuttavia nel contesto a tinte decisamente fosche, a volerli cercare, ci sono due aspetti che lasciano aperto un barlume di speranza. Il primo è che stato risolto il problema della cassa integrazione che era scaduta.
Inoltre, stando ad alcune indiscrezioni che circolano in ambienti sindacali si starebbe cercando di capire in queste ore se sia concreto l’interesse di un nuovo soggetto imprenditoriale che potrebbe subentrare insinuandosi velocemente nel procedimento di fallimento.
Segue la nota diffusa da Flai Cgil Terni, Camera del Lavoro di Orvieto, I lavoratori della Tione di Orvieto
I lavoratori della Tione sono stati informati della sentenza emessa ieri dal Tribunale di Terni, con la quale è stato decretato il fallimento della loro azienda.
Dopo quasi un anno dall’apertura del concordato, che avrebbe dovuto favorire un percorso di ripresa, l’epilogo della vertenza Tione è stato il più drammatico che ci si poteva aspettare.
Inizia ora la fase del percorso fallimentare, dove tutto si complica e le prospettive si annullano, con una ulteriore beffa per i lavoratori che molto probabilmente non potranno accedere in tempo utile al percorso della mobilità che dal gennaio 2015 sarà sostituita dall’aspi che avrà una durata inferiore a quella in vigore fino al 30 dicembre 2014.
Resta ancora uno spiraglio che consentirebbe ai lavoratori di accedere alla Cassa Integrazione Straordinaria, qualora si prospettasse in tempi brevissimi una proposta concreta nel percorso della procedura fallimentare, visto che in passato molte sono state le dimostrazioni di interesse al di fuori del concordato.
Adesso sta al giudice favorire tali percorsi, nell’interesse dei lavoratori e del territorio.
Le maestranze, unitamente al sindacato lanciano un ultimo appello alle Istituzioni locali e alla Regione, in quanto proprietaria delle concessioni, per un ultimo tentativo di salvataggio di questa azienda.