ORVIETO – Perché la linea non era disalimentata? E’ attorno a questo interrogativo che si sta concentrando l’indagine della magistatura immediatamente scattata, parallelamente a quella interna avviata da Rfi, con la morte dell’operaio elettricista di 34 anni, Alessio Corradini, folgorato dall’alta tensione martedì mattina mentre lavorava alla manutenzione della linea elettrica di alimentazione dei treni sul terzo binario nella stazione di Fabro – Ficulle (linea convenzionale Roma-Firenze). Nel fascicolo aperto sull’infortunio mortale – titolare dell’inchiesta il sostituto Elisabetta Massini – non ci sarebbero ancora ufficialmente degli indagati, anche se non tarderanno ad arrivare. L’intervento che stava realizzando Corradini è codificato da procedure stringenti che prevedono la disalimentazione della linea e una serie di operazioni da condurre anche via fonogramma. Su ogni singolo dettaglio, ogni passaggio e singola responsabilità e mancanza si concentrerà l’attività di indagine per fare luce sulla morte dell’operaio. Utili a questo fine saranno anche gli esiti dell’esame autoptico per i quali gli inquirenti restano in attesa.
Ordinanza emergenza caldo, Cgil, Cisl e Uil: “In ritardo ma nella giusta direzione per la tutela dei lavoratori”
Emergenza caldo, anche la Regione Umbria ha emanato l'ordinanza con misure di prevenzione per l'attività lavorativa nel settore agricolo...