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Home Secondarie

No alla fusione: le amministrazioni incassano il colpo, esultano minoranze e comitati

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16 Aprile 2014
in Secondarie, Archivio notizie
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comuniAll’indomani del “No” espresso in maniera netta da tre Comuni su cinque alla fusione dell’Alto Orvietano in un solo ente, le amministrazioni comunali incassano il colpo. Di contro esultano minoranze e i comitati vittoriosi.

Al referendum consultivo per la fusione dei Comuni di Fabro, Ficulle, Parrano, Montegabbione e Monteleone i voti contrari come noto sono stati il 51,33%. Hanno detto “No” 2192 persone. I “Sì” invece sono stati complessivamente 2048. I voti contrari hanno prevalso nei comuni di Ficulle (71,06%) – risultato, per larga parte, scontato – Montegabbione (58,19 %) e Monteleone di Orvieto (56,07 %). I voti favorevoli alla fusione invece hanno vinto a Fabro con il 64,27% ed a Parrano con il 68,97%. Gli esiti favorevoli sono apparentemente ininfluenti, al momento, dato che Fabro e Parrano sono comuni non confinanti e pertanto, secondo quanto previsto dal referendum, non dovrebbero fondersi. In realtà però non è detta l’ultima, a sentire il sindaco di Fabro, Maurizio Terzino. “Verificheremo con la Regione la possibilità di fusione con Parrano, d’altro canto esistono già altri Comuni in Umbria che non hanno completa continuità territoriale, come Città della Pieve e Guardea”.

Quanto alle reazioni, alla bocciatura del progetto di fusione, tra gli amministratori prevale la delusione. “Per ragioni varie, di debolezza della politica locale e di campanile, il progetto innovativo di fusione che poteva essere pilota in Umbria non ha portato i risultati sperati – commenta Terzino – L’accelerazione che abbiamo voluto imprimere, è stata interpretata in maniera non corretta, a causa delle vicine amministrative. In realtà –spiega – è stata dettata dal fatto che se non si faceva adesso, con le Regionali del prossimo anno, la fusione sarebbe slittata addirittura al 2017”.

Il sindaco di Parrano, Vittorio Tarparelli aggiunge una considerazione: i problemi che restano. “I dati di Fabro e di Parrano non cambiano il segno negativo di questo referendum. Però i problemi e le fiacche prospettive che ci hanno indotto a formulare la proposta di fusione – osserva Tarparelli – non sono stati risolti dall’esito delle urne” osserva. Anche il consigliere regionale Fausto Galanello (Pd) sottolinea questo aspetto affermando che il tema è solo rinviato e augurandosi che torni positivamente come motivo di confronto nella prossima campagna elettorale. “Il risultato di Parrano ci dice due cose – prosegue Tarparelli – anzitutto che abbiamo saputo correttamente interpretare una diffusa esigenza di cambiamento e che i tempi per una proposta del genere erano maturi.  La costituzione di un nuovo comune resta, a mio giudizio, la soluzione più conveniente e più efficace. Ma questa strada, per ora, non è percorribile. Ci sono però segnali importanti: una nuova passione civica e la partecipazione di tante persone competenti e informate che, seppur su fronti avversi, hanno dato nuova linfa al confronto politico. Può essere praticabile far leva su queste nuove energie per avviare un percorso di sviluppo condiviso e solidale? Questa è la sfida politica più impegnativa a cui sono chiamati tutti i comitati civici e le forze politiche”.

Tra i sindaci che più direttamente hanno subito la sconfitta referendaria, solo Andrea Ricci si espone. Per opposizioni e comitati invece questa è l’ora della soddisfazione. Una soddisfazione – inutile negarlo – vissuta come un preludio a quello che le minoranze sperano possa essere il successo elettorale di maggio. Sì, perché è difficile, ad un mese dalle amministrative, non considerare la decisione sulla fusione come un test importante ai fini del rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali. Il voto contrario pesa adesso come un macigno sulle amministrazioni – tutte di centrosinistra – e soprattutto sulla testa di quei sindaci al primo mandato come Andrea Ricci di Montegabbione e Gino Terrezza di Ficulle.

Il problema, invece, non se lo pone Maurizio Terzino a Fabro che anzi ha tutta l’intenzione di ricandidarsi. Lo afferma ufficialmente sulla base del risultato referendario nel suo comune e non sono su quello. Anche Ricci argomenta che l’esito referendario “non implica che il mio percorso debba finire come testimoniato dai numerosi appelli ricevuti dai miei concittadini” e si affetta a separare il progetto di fusione dall’operato delle amministrazioni comunali.

Più nello specifico, la soddisfazioni dei comitati e delle opposizioni.  A Ficulle dove la vittoria era annunciata ed è stata schiacciante il Comitato Cambiamenti parla di una “una vittoria dei cittadini e del territorio, contro la fusione ma anche contro la vecchia politica verticistica e sorda. Un buon segno per la democrazia, una rinascita dopo lo scampato pericolo. Ora – aggiunge il comitato – chi voleva cancellari i comuni non ha più la credibilità per governarli”. “Il giusto risultato per un atto di prepotenza” sintetizza Walter Moretti dell’opposizione di Fabro. Più esplicito il consigliere regionale Alfredo De Sio (FdI). (S.T.)

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