di Massimo Gnagnarini
Un cliente della banca mi ha chiesto se gli conveniva votare per quei partiti che vorrebbero far uscire l’Italia dall’ euro. Si tratta di un signore pensionato con 1.100 euro al mese e 25.000 euro di risparmi in parte investiti in titoli di stato e in parte sul proprio conto corrente.
Gli ho dato un parere non su chi votare, ma su quello che presumibilmente accadrebbe.
Tornare alla lira comporta , anche per chi ne è convinto sostenitore, una svalutazione della nostra vecchia moneta intorno al 30/40%. Questo facilita si le esportazioni e quindi la ripresa della produzione industriale, ma allo stesso tempo innesca una spirale inflazionistica interna che in pochi mesi si mangerebbe la gran parte del potere d’acquisto della pensione del mio cliente. Tra le infinite cause che metterebbero il turbo all’inflazione basti considerare il fatto che importiamo circa 70 Mld di energia che dovremo continuare a pagare in valuta e quindi a un prezzo di una volta e mezza in più.
Gli economisti sono scienziati di una scienza inesatta qual’è l’economia e quindi vanno sempre presi con beneficio di inventario. Sono come i cantanti , vi ricordate quelli che andavano alle feste dell’ Unità e quelli che non ci andavano o non venivano invitati perchè considerati di destra o non sufficentemente di sinistra, ecco è la stessa dimensione umana con la quale fior di economisti oggi si predispongono a dire la loro, a favore o contro, questa formidaboile suggestione che Grillo e la Lega hanno montato , ovvero l’uscita dell’Italia dalla moneta unica europea e insieme a loro gli altri cosiddetti populisti del vecchio continente.