di Federalberghi – Confcommercio della Provincia di Terni
Un errore grave del Comune di Orvieto che colpisce le strutture ricettive, principalmente gli alberghi, già vessati da una applicazione ingiusta della TARES-TARI e dell’IMU. Il comune di Orvieto sembra aver perso di vista che gli alberghi sono imprese che devono far quadrare il conto economico e che, se vengono caricati di costi impropri, inutili e controproducenti non possono reggere alla crisi e non possono continuare a garantire i posti di lavoro. Inoltre gli alberghi sono infrastrutture del territorio che garantiscono lo sviluppo turistico e, in caso di chiusura, non sono facilmente sostituibili e proprio per questo vanno difesi e non tartassati.
Completamente da rigettare poi le motivazioni che sembrano aver indotto il Consiglio ad adottare l’imposta, essendo impossibile, se si applica correttamente lo spirito della legge, utilizzare i fondi che discendono dall’introduzione della imposta di soggiorno per far quadrare il bilancio comunale, infatti il relativo gettito deve essere effettivamente destinato a finalità di interesse turistico e non al mero ripianamento dei deficit. Anzi gli introiti dell’imposta di soggiorno devono essere nettamente vincolati alla realizzazione di interventi in materia di turismo e di sostegno alle strutture ricettive. Chiediamo pertanto che il Comune adotti opportune garanzie volte ad assicurare il rispetto del vincolo di destinazione del gettito e specifichi tali interventi nella natura e soprattutto nella tempistica di attuazione.
Altro profilo di iniquità della imposta di soggiorno è denunciato da altra presunta motivazione che viene solitamente apportata per giustificarne l’adozione: le presenze turistiche, se è vero che generano costi di gestione alla collettività, ad esempio per il servizio di raccolta di rifiuti o per la gestione della mobilità, è anche vero che il bilancio finale per la collettività è ampiamente positivo, mentre i costi in più vengono semmai generati maggiormente proprio dalle presenze turistiche giornaliere, che non prevedono il soggiorno di almeno una notte. Gli alberghi in particolare in questo senso predispongono e organizzano nel miglior modo possibile per il sistema città, le presenze stesse (parcheggi, servizi navetta, servizi di raccolta rifiuti, generalmente pagati salatissimi dagli albergatori, quando non servizi di raccolta e trattamenti privati degli stessi); sono proprio le presenze che non utilizzano le strutture ricettive che possono causare i costi maggiori e che invece con l’imposta di soggiorno sono esenti dal partecipare ai costi che generano, mentre in questo modo le presenze alberghiere vengono chiamate a pagare due volte.
Se non bastasse si aprirà presto il tema dei mancati pagamenti dell’imposta, FEDERALBERGHI – CONFCOMMERCIO ritiene che ill gestore della struttura ricettiva non può in alcun modo essere ritenuto responsabile del mancato pagamento dell’imposta, né essere chiamato a versare al comune somme che non ha incassato. La problematica non investe unicamente l’ipotesi in cui il cliente si rifiuti di pagare l’imposta, ma si estende anche ai casi, ben più frequenti, in cui gli alberghi ricevono il pagamento del corrispettivo diverso tempo dopo che il cliente ha lasciato la struttura ricettiva (ad esempio, i pagamenti effettuati dai tour operator e dagli agenti di viaggio), così come ai casi in cui l’albergo non riceve il pagamento del corrispettivo (ad esempio, clienti morosi o inadempienti).
L’adozione del sistema di imposizione genera comunque costi in più per gli albergatori (personale addetto all’attività di riscossione e rendicontazione, utilizzo delle attrezzature e dei materiali di consumo, etc.) che dovrebbero essere rimborsati o comunque compensati.
Per tutti questi motivi l’imposta di soggiorno non è una soluzione per nessuno, semmai un ulteriore problema al settore turistico, che potrebbe anche costituire un incentivo al sommerso, mentre è un interesse generale sviluppare e sostenere il turismo.