di Mario Tiberi
Renzismo o Renzianesimo non comporta granché di differenza. Quello che conta è il radicarsi all’interno del Partito Democratico, meno o molto meno nella società italiana, di un neonato culto pagano il cui “Pontifex Maximus” è uno e solo uno: il Dottor Matteo Renzi.
Da Pontefice Massimo o da Sommo Sacerdote, lo si chiami come si vuole, presiede e dirige un concistoro di partito costruito a sua immagine e somiglianza e, sommando carica a carica, guida una compagine governativa concordata con e nominata dal suo “alter ego” Giorgio Napolitano, non passata al vaglio del corpo elettorale e, con quasi totale certezza, non compiutamente gradita alla maggioranza del popolo italiano.
Come tutti i culti religiosi che si rispettino, è canonizzata una gerarchia di casta rigorosa e rigida articolata su tre livelli: un sinedrio, un ordine di chierici e uno di chierichetti.
Al di là del sinedrio e dei chierici, ben individuabili, il dato preoccupante è la presenza di un ampio, diffuso e sapientemente spalmato nugolo di chierichetti, servitori e incensatori a tempo pieno di un profeta, o giù di lì, incontrastato e indiscutibile.
Bisogna ammettere, ad onor del vero, che all’interno della chiesa renziana, il PD, esiste una seppur sparuta minoranza eretica fin da subito posta all’indice e sulla quale, per sorte avversa, non si può imprimere affidamento per togliere campo e terreno antidemocratico al monarca assoluto.
Vi sono, anche e però, gli eretici esterni, quale sono pur io, che non si arrendono e non si arrenderanno mai allo strapotere di uno solo al comando, nel nome della libertà e della democrazia.
E gli atei, vale a dire il gran numero degli oppositori interni al PD, cosa ne pensano?…!.