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Home Sette Giorni

Progetto pilota geotermico a Castel Giorgio: serve ascolto e una valutazione imparziale, non propaganda

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17 Marzo 2014
in Sette Giorni, Archivio notizie
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di Monica Tommasi, Amici della Terra Orvieto

 

Sabato si terrà a Terni una conferenza dal titolo “Progettare l’energia pulita e sicura. Etica, innovazione e sviluppo in Umbria” il cui unico scopo è sostenere l’impianto pilota geotermico che dovrebbe essere costruito tra Castel Giorgio e Torre Alfina. Il progetto suscita nella popolazione residente forti timori relativi alla sicurezza e all’inquinamento ambientale per diversi motivi, tutti assai fondati, che non possono essere sbrigativamente liquidati come fenomeno Nimby (“non nel mio giardino”). Vediamoli

  •  Il progetto non è una novità: l’idea di sfruttare fluidi geotermici era stata sviluppata dall’Enel negli anni ’70. All’epoca fu abbandonata dopo studi accurati che evidenziavano rischi gravi e costi economici alti.
  • Il principale rischio è quello legato ai terremoti indotti a seguito della reiniezione del fluido geotermico nei pozzi dopo che viene estratto da altri pozzi vicini. L’intensità di questi terremoti non dovrebbe essere alta ma non è prevedibile con certezza.  E’ noto però che il terremoto “naturale” più forte in quell’area fu di Magnitudo 4.93
  • La parte innovativa del progetto consiste nell’utilizzo di un sistema a circuito chiuso che, attraverso l’utilizzo di fluidi organici, dovrebbe evitare il rilascio di gas tossici nell’ambiente.  Esistono diversi tipi di fluidi organici: quelli che il progetto prevede di utilizzare sono sostanze infiammabili per i quali è prevista l’applicazione della normativa Seveso. Quest’obbligo, evidentemente giudicato fastidioso per l’impresa, è stato subito rimosso attraverso un provvidenziale emendamento approvato, senza alcun dibattito trasparente, all’interno del decreto “Del Fare”, convertito nella legge n. 98  il 9 agosto 2013.
  •  Inizialmente, l’impianto avrebbe dovuto essere sottoposto alla VIA regionale. Quando, però, alcuni pareri negativi dell’organismo preposto hanno cominciato a circolare, in pochi giorni (chi dice che l’amministrazione è lenta?),  un altro provvidenziale emendamento, anch’esso approvato senza alcun dibattito trasparente all’interno dello stesso decreto “Del Fare”  ha provveduto a escludere solo questo tipo di impianti pilota dalla competenza regionale trasferendone  la VIA  in sede nazionale.
  • Se il progetto fosse veramente “pilota” l’impresa avrebbe l’opportunità di sperimentare la tecnologia e di verificare l’assenza di rischi (o la capacità di affrontarli). Potrebbe scavare due pozzi e fare delle prove di reiniezione di fluido. Se le prove sperimentali dimostrassero di non provocare terremoti, l’impianto sarebbe accettato con  maggiore tranquillità e l’impresa potrebbe iniziare a produrre corrente elettrica.
  •  Perché l’impresa non vuol sentir parlare di gradualità e pretende di produrre subito a pieno regime?  E’ comprensibile che vogliano incassare il prima possibile. Tuttavia non è proprio commendevole che pretendano di bruciare tutte le tappe. Infatti, il premio stabilito per legge non è poco: 200 euro al Megawattora prodotto, per i prossimi 25 anni.
  • Addirittura, questo premio non è stato giudicato sufficiente: un altro provvidenziale  emendamento, questa volta al decreto“Destinazione Italia” ha  modificato la legge vigente portando la produzione massima, per questo tipo di impianti pilota, a 40.000 Megawattora all’anno. Un rapido conto porta ad un ricavo da incentivi di 200 milioni di euro. Molto “etico”, non c’è che dire.

Nell’insieme, l’impresa titolare del progetto, così capace di inserire emendamenti a proprio favore nei decreti governativi, sta tenendo un comportamento arrogante che non la rende simpatica alla popolazione e nemmeno alle amministrazioni dei comuni territorialmente coinvolti. Per capirsi, bisognerebbe ricominciare con il piede giusto: ascoltare i timori e le proposte; dare garanzie che i rischi siano valutati in modo indipendente, valutare le alternative con serietà.

 

Il convegno di sabato a Terni ha un programma che non prevede niente di simile. Nessun ascolto, nessun dialogo, solo propaganda. Permettete un consiglio: con simili convegni non si costruisce alcun consenso, questi si, sono soldi buttati.

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