ORVIETO – Una giornata di mobilitazione nazionale contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante quella promossa per domani Mercoledì 5 marzo a Roma dalla “Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica” per aprire un dialogo con il Governo che ha ispirato sin dal 2010 il piano di riavvio dello sfruttamento della geotermia in Italia e che interesserà non più solo la Toscana, come storicamente avvenuto, ma anche altre aree del Paese.
La giornata è articolata in due momenti: a partire dalle ore 9,30 il convegno presso la Sala della Mercede (via della Mercede, 55) nei pressi della Camera dei Deputati in cui si alterneranno Sindaci ed imprenditori dei territori interessati ad insediamenti geotermici, esperti nelle varie problematiche connesse alla sfruttamento geotermico e parlamentari. Saranno presenti membri del Governo e delle regioni rappresentate.
Alle ore 15 la conferenza stampa in streaming sul canale web TV della Camera dei Deputati (www.camera.it) in cui saranno rappresentati i problemi dei territori, i principali aspetti tecnici della geotermia, le posizioni delle forze politiche. E, a partire dalle ore 15 davanti la Camera dei Deputati in Piazza Montecitorio, sit-in dei partecipanti alla giornata di mobilitazione con distribuzione di materiale informativo.
All’origine della mobilitazione c’è l’avvio in diverse regioni d’Italia di installazioni di impianti geotermici a media entalpia, pilota che, secondo le associazioni aderenti: “contrariamente a quanto si sostiene, presentano problemi tecnici estesi su vari fronti che necessitano di ricerche accurate, stante il fatto che ci sono geotermie e insediamenti a diverso grado di impatto ed accettabilità. Spesso, inoltre, non avendo analizzato precedentemente le aree idonee agli insediamenti, tali impianti si collocano in aree del paese vocate da tempo ad altre attività economiche che verrebbero distrutte da tali insediamenti se venissero realizzati”.
Il convegno vuole proporre elementi di riflessione al governo centrale, alle regioni interessate e alle forze politiche, per arrivare ad una moratoria del piano del 2010; “di cui – sottolineano le associazioni promotrici – non si giustifica più l’urgenza dell’avvio, a fronte di una capacità complessiva di generazione elettrica elevata e largamente superiore alle necessità nazionali, che ha già superato, con largo anticipo, gli obiettivi comunitari sulle cosiddette ‘rinnovabili’, visti gli elevati incentivi caricati sulle bollette elettriche, pagati da cittadini e imprese”.
“Altro tema portante del convegno – aggiungono – è la situazione che vivono in particolare i cittadini dell’Amiata alle prese con livelli di inquinamento e danni alla salute prodotti dallo sfruttamento geotermico che non sono inferiori alle aree più inquinate del Paese. Situazione alla quale vanno date risposte concrete non più rinviabili, in termini di quantificazione del danno, bonifica dei territori e quant’altro si renderà necessario. La preoccupazione va da una regione all’altra: dalla Val d’Orcia in Toscana all’altopiano dell’Alfina e al Lago di Bolsena, alla Sardegna e coinvolge cittadini, associazioni, sindaci, province e regioni. Le regioni Umbria e Lazio hanno recentemente istituito un tavolo di lavoro su questi aspetti spinti dalle preoccupazioni di decine di Sindaci. Prime interrogazioni parlamentari sono state inviate al Governo da parte di molte forze politiche. Andiamo a Roma per dialogare con il Governo, con i Ministeri responsabili e con le Regioni teatro delle mobilitazioni, certi che non vorranno sottrarsi al confronto”.
Anche il Comune di Orvieto sarà presente all’appuntamento. “Il territorio comunale di Orvieto – dice l’Assessore all’Ambiente ed Energia Claudio Margottini, tra i relatori del convegno – è parzialmente interessato da un impianto localizzato in Castel Giorgio. Tale impianto, con tecnologia binaria conosciuta, presenta alcune criticità legate alla debolezza sismotettonica dell’area, la quale sarà interessata da reiniezioni del fluido geotermico, dopo l’utilizzo in superficie. L’Amministrazione comunale ritiene, a tutela dei propri cittadini, che sia necessario dimostrare sperimentalmente, l’ininfluenza dei processi di reiniezione nel sottosuolo dell’Alfina. Inoltre, dal punto di vista più generale, ritiene sia opportuno che si realizzasse una zonazione del territorio nazionale, dove evidenziare la suscettibilità di questo allo sfruttamento geotermico, con criteri netti di esclusione, ad esempio per evidente e rilevante sismicità in atto, e non basata sulla sola disponibilità della risorsa geotermica in profondità”.
“Si ritiene, infatti – aggiunge Margottini – che la coltivazione dei giacimenti geotermici:
– non deve rappresentare causa, anche potenziale, di incremento dell’inquinamento ambientale e di pericolo per la salute ai cittadini che risiedono nei territori che ospitano gli impianti e di cui va individuata una modalità democratica per la ricerca necessaria del consenso;
– deve essere tale da evitare ogni possibilità di depauperamento del giacimento medesimo (acquifero);
– deve essere funzionale al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto (20-20-20) e quindi non rappresentare contributo, anche relativo o potenziale, alla variazione del clima;
– deve divenire motivo di partecipazione della popolazione residente, tenendo conto delle pecurialità delle economie esistenti nei territori in un corretto bilancio costi /benefici.
– deve favorire la presenza di micro-impianti (potenza minore di 500 KWh elettrici e profondità del pozzo minore di 400 m) detti ‘piccole utilizzazioni’, posti a servizio di imprese e di comunità locali”.
“Tali finalità – conclude – possono essere contemporaneamente soddisfatte, con le presenti tecnologie, soltanto tramite l’adozione di impianti che prevedano la totale reimmissione nell’acquifero di provenienza del fluido estratto ed utilizzato per alimentare gli impianti IVI COMPRESI I COSIDDETTI GAS INCONDENSABILI. In altre parole si deve necessariamente andare verso una geotermia sostenibile ad impatto zero, cosa che le attuali tecnologie in parte già consentono, ma che non viene garantita dalle attuali norme”.
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Il Convegno, presieduto da: Roberto Barocci (SOS Geotermia), Daniela Concas (No Trivelle Sardegna), Vittorio Fagioli (Comitato interregionale Salvaguardia Alfina), Vincenzo Miliucci (COBAS Energia) verrà aperto da Fausto Carotenuto del Comitato Salute e Ambiente di Castel Giorgio. Moderatore Roberto Minervini docente dell’Università della Tuscia (Viterbo).
In rappresentanza dei territori interverranno: Emilio Chessa Sindaco di Santu Lussurgiu (OR), Antonio Lichesu Sindaco di Seneghe (OR), Andrea Garbini Sindaco di Castel Giorgio (TR), Velio Arezzini consigliere comunale Abbadia San Salvatore (SI), Daniele Galluzzi produttore vitivinicolo di Cinigiano (GR), Paolo Dottarelli Sindaco di Bolsena (VT).
Relatori:
– Claudio Margottini, Geologo, membro del comitato scientifico UNESCO/IGCP e Assessore all’Ambiente del Comune di Orvieto che tratterà di Geotermia tra tecnologia, sostenibilità e rischio
– Marco Mucciarelli, Fisico, Direttore del Centro Ricerche Sismologiche – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale che parlerà di Sismicità indotta: il caso Italia
– Mauro Chessa, Geologo, vice presidente della “Rete dei comitati per la difesa del territorio” che prenderà in esame gli Impatti ambientali della geotermia tradizionale: il caso Amiata
– Valerio Gennaro Responsabile del Centro Operativo Regionale Liguria, del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) che approfondirà la questione della Geotermia in Amiata, referto epidemiologico quale strumento di prevenzione
– Monica Tommasi del Centro Studi “Amici della Terra” che parlerà di Incentivi alle rinnovabili elettriche.
Roberto Barocci membro della Rete Nazionale NO geotermia elettrica concluderà i lavori del convegno.