ORVIETO – Crisi Tione, si apra in Regione il tavolo della crisi. Lo ha chiesto ieri il sindacato che insieme ai lavoratori sta presidiando da martedì lo stabilimento di Bardano dopo il tentativo della società incaricata dalla Deutsche Leasing di smontare la linea 3 dell’impianto di produzione.
La situazione alla Tione sta precipitando dopo due passaggi di proprietà nel corso dell’ultimo anno, una crisi finanziaria che avrebbe portato l’esposizione dell’azienda attorno ai 18 milioni di euro e una produttiva che è arrivata di conseguenza con 20 milioni di pezzi usciti nell’ultimo anno a fronte dell’exploit del 2012 di oltre 90 milioni di pezzi.
Al centro un investimento (cui ha partecipato anche la Regione) di circa 4 milioni di euro per la nuova linea d’imbottigliamento che rischia adesso di essere smontata e per la quale la proprietà subentrata a giugno 3013 è indietro con il pagamento di 5 rate.
La smobilitazione è arrivata a sorpresa, senza che operai, sindacati e istituzioni ne sapessero niente. “Al contrario – spiega Michele Racanella della Flai – nel corso degli incontri la proprietà aveva accennato alla possibilità di rinegoziazione delle rate in vista di un piano di rientro più morbido”.
Se se ne va la linea 3, chiude lo stabilimento. Per questo gli operai vi si oppongono e continueranno a farlo finchè non avranno certezze. Essa è infatti la linea più innovativa e rappresenta la potenzialità più significativa per il futuro dell’azienda, come spiega Maria Rita Paggio della Cgil.
Oggi è atteso un nuovo incontro con la proprietà, dopo quello tesissimo di martedì pomeriggio in cui il management ha paventato il ricorso al concordato in continuità. Per gli operai non è che una versione delle tante. “In sei mesi ci è stato detto tutto e il contrario di tutto” si sfogano. “La verità – dicono – è che questa realtà non interessa. Se la proprietà pensa che il futuro sia Claudia, ce lo dicesse chiaramente”. Lo stesso Gruppo proprietario della Tione (ex San Pellegrino) è infatti proprietario anche di Acqua Claudia ad Anguillara Sabazia, il cui stabilimento però non soffre come quello di Orvieto. Lunedì un nuovo verttice dal prefetto. La produzione è ferma dal mese di ottobre. E gli auspici non sono dei migliori per le 23 famiglie coinvolte la metà delle quali monoreddito. Quanto alle preoccupanti ricadute occupazionali c’è da contare anche altre 25 unità di indotto.