ORVIETO – Dopo ampio dibattito, questa mattina il Consiglio Comunale con votazione nominale ha respinto (10 contrari, i gruppi di maggioranza; 8 favorevoli i gruppi di minoranza; il Sindaco non ha partecipato alla votazione) la mozione di sfiducia sull’operato politico-amministrativo del Sindaco Antonio Concina e la conseguente richiesta di dimissioni avanzata dai gruppi di minoranza: Giuseppe Germani, Oriano Ricci, Anna Rita Mortini, Adriana Bugnini, Donatella Belcapo, Marco Moscetti, Leonardo Mariani (PD); Cecilia Stopponi (PRC) ed Gialletti Evasio (PSI) all’indomani del rinvio dell’approvazione del bilancio previsionale 2013 dalla seduta del 25 novembre u.s.
I firmatari della mozione avevano ravvisato in una serie di “concause di profilo politico e prettamente amministrativo” la mancata approvazione del bilancio in quella seduta (il documento contabile è era stato poi approvato il 9 dicembre) definendo tale vicenda di “rilevante gravità ed esclusivamente attribuibile alla compagine governativa di maggioranza” essendo emerse “evidenti criticità già evidenziate dall’Organo di Revisione dei conti che il 19 novembre 2013 esprimeva ‘parere non favorevole sulla proposta di bilancio di previsione 2013 e sui documenti allegati’ riferendosi, tra l’altro, ai precedenti pareri resi dalla Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per l’Umbria”; pertanto il Consiglio Comunale “era di fatto nell’impossibilità di provvedere all’esercizio delle proprie funzioni ed all’assolvimento degli obblighi di Legge dal momento che l’approvazione del bilancio era prefissato per il giorno 30 novembre 2013” e che a causa di ciò, “il Presidente del Consiglio comunale si attivò presso la Prefettura di Terni per ottenere una proroga del termine per l’approvazione del bilancio previsionale dell’Ente, poi concessa sino al giorno 20 dicembre 2013”.
Secondo i gruppi di minoranza “tali problematiche rivelavano una totale incapacità del Consiglio comunale di Orvieto di ottemperare alle proprie ordinarie funzioni posticipando le funzioni primarie cui è chiamato per legge ad esigenze di natura politica. La criticità emerse si sostanziano in gravi squilibri di bilancio che il progetto previsionale approntato dall’attuale maggioranza di governo non è in grado di superare. La proposta di bilancio di previsione per l’anno 2013 del Comune di Orvieto rischia, infatti, di assumere profili di non conformità ai principi contabili che informano la materia e di evidenti criticità già ribadite dai pareri della Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti. Qualsiasi azione correttiva al documento contabile sarebbe non solo tardiva ma di per sé non idonea ad assumere un ruolo risolutivo della grave crisi che si è venuta a creare per l’Ente comunale. Nemmeno l’emendamento al bilancio del 29 novembre non si è dimostrato idoneo ad apportare correttivi significativi e tantomeno risolutivi in termini di equilibri di bilancio, così come certificato anche dal Collegio dei Revisori dei conti. Esso, non affronta nella sua interezza nemmeno la questione dei derivati, principalmente riconducibile ai rapporti che l’Ente comunale intrattiene con BNL e con RBS”.
Presentando la mozione di sfiducia, la Cons. Maria Cecilia Stopponi ha parlato di “un atto delicato e impegnativo e, in ogni caso, un atto triste perché qualunque esito abbia la mozione, rappresenterà comunque un fallimento di una comunità intera che cinque anni fa ci ha affidato il compito di governare la città. Il turn over dei vari assessori succedutisi, al di la di un cambiamento fisiologico più volte ricordato e comunque maggiore che nel passato, ha modificato nei fatti il volere dell’elettorato, elettorato che aveva incaricato la nostra parte politica di governare la città pur avendo dato mandato ad un Sindaco di parte diversa. Ci sono state delle modificazioni in questi anni che hanno modificato quel mandato. Olimpieri giustamente rileva il silenzio dopo l’approvazione del bilancio, ma credo che ciò è dovuto alla preoccupazione per le conseguenze che nei prossimi anni ci saranno nella gestione della cosa pubblica per effetto di questa scelta. Quindi questo silenzio è legato alla difficoltà per Orvieto di ritrovare la strada del suo futuro. La manovra decisa nei giorni scorsi non è punto di partenza ma un punto di arrivo fallimentare di questa amministrazione. Il tentativo di forzare le norme, malgrado la bocciatura della Corte e dei Revisori con una manovrina complicata. Il precedente assessore Romiti si era impegnato ad approvare il bilancio preventivo dell’esercizio successivo entro la fine dell’anno corrente, così come l’attuale Assessore Pizzo. Alla fine la scelte è stata quella di un riequilibrio pluriennale che cadrà tutto sull’amministrazione che verrà”.
“Stante la delicatezza della situazione – ha proseguito – è di fondamentale importanza assicurare il soddisfacimento dell’interesse pubblico attraverso l’adozione di tutte le misure necessarie ad evitare pregiudizi al Comune di Orvieto e alla collettività attraverso il coinvolgimento degli Organi preposti al controllo dell’Ente stesso. Ogni scelta effettuatata in merito a tale questione non può assumere il profilo dell’autonoma gestione della cosa soprattutto per la sua natura pubblica. Tale situazione è soprattutto il risultato di gravi carenze di capacità politico-amministrative che la compagine di maggioranza non è in grado di esprimere; e le criticità emerse sono la conseguenze di scelte politiche attribuibili alla maggioranza”.
“Tale vicenda – ha soggiunto – rappresenta solo l’ultimo capitolo di una esperienza amministrativa e politica che nulla di nuovo e di positivo ha portato alla Città di Orvieto. L’Amministrazione in carica ha la responsabilità della totale mancanza di strategie di difesa per far fronte a questa difficile situazione. Non sono stati utilizzati, e messi a reddito, i numerosi e preziosi asset di cui dispone il territorio. Le carenze riscontrate sono addebitabili all’attuale amministrazione Concina incapace di qualsiasi programmazione e, se ci fosse stata, non sarebbe stata comunque percorribile visto il turnover di Assessori e Consiglieri. Negli ultimi quattro anni nel territorio orvietano hanno chiuso 153 imprese. Gli iscritti nelle liste di disoccupazione nel 2012 sono 4.233 con un aumento rispetto al 2009 del 34,5 %. Nelle liste di mobilità si sono iscritti circa 500 lavoratori: +36,2% rispetto al 2010 e +22,7% rispetto al 2011. La disoccupazione rappresenta il 16,6% delle persone in età lavorativa. La percentuale di utenze non pagate si è quintuplicata. A fronte di questo non è stato neanche pensato un progetto per lo sviluppo economico, per attrarre investimenti e per favorire un più ampio mercato di sbocco delle attività produttive locali. L’ex Caserma Piave e l’ex Ospedale erano cattedrali nel deserto quattro anni fa e cattedrali nel deserto sono oggi, cui si aggiunge ora il Tribunale. Politiche per favorire i trasporti, festival di approfondimento culturale, incremento turistico, rilancio del Centro Studi sono state solo promesse elettorali non mantenute. Il ‘Patto con Roma’ è stato solo propaganda. Ultimi in Umbria per percentuali di raccolta differenziata eravamo e ultimi siamo rimasti. La città si presenta sempre più sporca. Crediamo che l’Amministrazione Comunale non abbia avuto il coraggio di governare ma abbia pensato alla conservazione di se stessa. Prendere tasse senza fornire strumenti ed elementi di crescita del territorio è inaudito. Un territorio che è sotto gli occhi di tutti, in forte declino. Interi settori imprenditoriali chiusi”.
“In quasi cinque anni – ha continuato – sono stati svenduti più di 5 milioni di euro di beni della Città, sono stati prelevati dalle tasche degli orvietani 4 milioni e mezzo in più all’anno di tasse e tributi locali. Le scelte che il Consiglio comunale intende intraprendere pregiudicano ancora di più gli asili nido, le mense ed i trasporti scolastici, i servizi per gli anziani, gli eventi e i dipendenti. L’attuale Amministrazione Concina ha dimostrato una totale impossibilità di fronteggiare la grave situazione economica e finanziaria in cui attualmente versa il Comune di Orvieto, è incapace di adottare misure correttive ed urgenti di ristabilimento degli equilibri di bilancio e di approntare l’elaborazione di una seria e perdurante programmazione politica amministrativa ed economica in favore dell’Ente, dei cittadini e del suo territorio. Il fallimento politico, prima ancora che amministrativo, del governo Concina è riassumibile in questi punti:
la dimissione di sette assessori comunali ha comportato di fatto la totale ‘perdita’ di tutta la componente civica che animava la compagine originaria;
la compromissione del patrimonio comunale attuata mediante la vendita di beni immobili di rilevante valore economico (come l’immobile bar Sant’Andrea, la Farmacia Comunale etc.);
lo smantellamento di strutture correlate all’economia della cultura;
l’assenza di politiche di sviluppo e di progettazione tali da fronteggiare e/o gestire la grave situazione economica in cui versa il Comune di Orvieto;
l’errata gestione del debito preesistente, con particolare riferimento alle scelte di natura politica operate con riguardo alla vicenda dei derivati BNL ed RBS di grave ricaduta finanziaria sugli equilibri di bilancio;
la totale leggerezza tenuta nella fase di approvazione del bilancio e la mancata volontà di riconoscere il proprio fallimento politico ed amministrativo.
E poi c’è la questione dell’Imu prima casa che si pagherà anche ad Orvieto rispetto alle dichiarazioni trionfalistiche dell’ultimo consiglio comunale. Un metodo quello a cui abbiamo assistito in questi anni, basato su amicizie e relazioni personali, non sulla ricerca di finanziamenti europei che questa città si lascia sfuggire. Queste amicizie del Sindaco non hanno comportato nessun risultato per la città. Nel resto della regione, malgrado la crisi, altre realtà sono andate invece in controtendenza. Nessun programma, nessun progetto è stato presentato per Orvieto. Per tutte queste ragioni chiediamo le dimissioni di Sindaco e Giunta”.
Nel suo intervento il Sindaco Antonio Concina ha così replicato: “Mi piacerebbe che foste tutti convinti che da quando sono stato eletto quattro anni e mezzo fa non ho mai pensato di aver vinto una guerra e quindi di aver sconfitto chissà quali e quanti nemici. Fin dalla campagna elettorale 2009 il mio obiettivo è sempre stato quello di permettere alla città un ricambio, necessario e salutare per tutti. Un ricambio generazionale al contrario, se volete, ma pur sempre un ricambio. Penso di esserci riuscito solo parzialmente ma non poteva essere diversamente. Troppi gli antagonismi, troppi i pregiudizi, troppo il disprezzo per l’avversario, politico e non solo. Quindi solo parzialmente, nonostante la ricerca di compagni di strada disponibili a questo progetto. Questo l’antefatto”.
“Nell’azione di governo (parola grossa, ma non me ne viene un’altra) purtroppo le difficoltà congiunturali hanno giocato un ruolo molto pesante. Tralascio quelle locali, passate e presenti, oggetto di un ping pong senza fine. Piuttosto sapete tutti bene come questi anni siano stati i peggiori per il mondo intero, dal punto di vista dello sviluppo economico. Una crisi mondiale che sta ridisegnando i sistemi politico-finanziari, dell’Europa e del mondo. Per l’Italia, in particolare gli anni che attraversiamo hanno obbligato ad una stretta di freni spesso insopportabile. Parlo di cose che dovrebbero suggerire riflessioni diverse da parte di una classe dirigente lungimirante e colta, di lunga tradizione in questa città.
La famosa spending review si è abbattuta su di noi e sulla situazione asfittica del comune come un macigno. E perciò ci siamo dedicati principalmente a quello che ritenevamo il nostro dovere primario, date le circostanze: abbiamo ripulito i conti e quindi il bilancio.
Nel tempo, prima Maurizio Romiti e poi Piergiorgio Pizzo hanno esposto più volte il percorso virtuoso seguito e le poche, semplici cifre a sostegno. Non le sto a ripetere qui. Quelli tra di noi in buona fede le conoscono bene e sanno che sono vere e inconfutabili.
Capisco che la passione politica e purtroppo le tattiche pre-elettorali forse prematuramente in corso possano prevalere, come dimostra questa mozione di sfiducia verso un sindaco come tanti sicuramente pieno di limiti ma certamente non ‘inetto’ (come cortesemente qualcuno ha voluto definirmi). Ma a mio modo di vedere, la passione politica deve sempre lasciare il passo alla ragionevolezza ed al rispetto delle regole democratiche. Ricercando sempre il dialogo e l’apertura alle diverse opinioni, per una auspicabile sintesi.
E’ quello che succede nei paesi e tra le persone che hanno a cuore il proprio impegno amministrativo e non squallide ambizioni personali, purtroppo spesso non giustificate da spessore intellettuale e soprattutto morale. Ed è in questo senso che considero questa mozione un atto di bassa levatura: un incidente, una scorrettezza istituzionale, che si poteva evitare. Forse solo il parto e la direttiva di qualche modesto ancorché euforico burocrate. L’agire scomposto, avvelenato di taluni soggetti non fa giustizia di tante di cose positive che al contrario, la tradizione di sinistra in questa città aveva fatto. E soprattutto fa arrossire e imbarazza tanta brava gente di sinistra, che ricorda altri modi di fare politica, di agire, soprattutto di pensare.
Mi fermo qui. Non penso di dover convincere nessuno sull’onestà, sulla trasparenza, sulla correttezza del mio lavoro e di quella dei miei colleghi. Ritengo in buona fede di non essermi risparmiato. Di aver seminato molto con la speranza o se volete la presunzione che qualcosa di positivo si potrà raccogliere nel futuro, breve o lungo che sia. E questo soltanto nell’interesse della città e per chi sarà chiamato ad amministrarla negli anni. Vi ringrazio dell’attenzione e vi auguro un felice anno nuovo”.
L agalleria fotografica è stata realizzzta da Piero Piscini.