di Antonello Romano
Sembra essere proprio vero il detto che nella vita non si può dare nulla per scontato! Non era, infatti, scontato che, uno come me, che non è mai stato bevitore di vini, il 25 dicembre scorso, si trovasse a fare da sommelier (e non me ne vogliano i sommelier professionisti se abuso della loro qualifica!) per oltre 70 persone, assistite dalla Caritas di Orvieto e invitate da questa a consumare, in un’unica lunghissima tavolata in serena amicizia, il tradizionale pranzo di Natale.
Non era neppure scontato che a preparare volontariamente i vari cibi fossero stati alcuni privati cittadini e che alla confezione del dolce fossero preposti due volontari speciali come i due chef del nuovo ristorante orvietano L’altro Vissani. Non era scontato neppure il fatto che, a servire le numerose portate del pranzo composto da antipasti, due primi, due secondi, vari contorni, frutta, dolce e caffè, ci fossero 15 giovani volontari della Caritas orvietana.
Analogamente, non era dato per scontato che, nei giorni che hanno immediatamente preceduto la festa, l’allestimento delle sale, in cui è stato servito l’aperitivo e il pranzo, fosse stato curato dai giovani volontari delle Parrocchie di Allerona, di Benano e di Castel Viscardo. Tanto meno scontati sono stati i doni che la Caritas orvietana ha ricevuto dalla Cooperativa Orvietana Panificazione per la fornitura del pane, dal vivaio Mandini per le piante ornamentali, dalla signora Mara Vespi per le bellissime decorazioni natalizie con cui sono stati addobbati i locali e per finire dai volontari dell’AVIS di Orvieto che hanno prestato un gigantesco tabellone per l’immancabile gioco della tombola i cui premi sono stati donati, a suo tempo, dalla signora Mara Vespi.
Non era neppure scontato che Sua Eccellenza Benedetto Tuzia, vescovo della nostra Diocesi, avesse preferito consumare il pasto di Natale stando seduto in mezzo a tutti gli altri ospiti, piuttosto che al tavolo a Lui riservato. Non era poi così scontato un evento organizzato con cura in ogni dettaglio e soprattutto in ogni dettaglio “umano”.
Di questi tempi, caratterizzati da una dilagante indigenza, dominati più dalla preoccupazione di conservare e difendere “il proprio” che di aiutare ed essere vicini alle persone disagiate, risulta difficile immaginare di organizzare un evento che è stato possibile solo grazie allo spirito di sacrificio e alla carità altrui e consentitimi di dire, anche alla generosità delle persone che ho citato in precedenza, ma anche e soprattutto grazie alla straordinario altruismo ed operosità della giovane I., di suo marito M. e di un certo d.M.G. che preferiscono mantenere l’anonimato, continuando a svolgere la loro missione a favore del prossimo bisognoso, dietro le quinte, senza clamore, non solo a Natale, ma, ogni giorno, aiutando decine e decine di persone a schivare e combattere le insidie e le difficoltà che la vita riserva, lungo il difficile e tortuoso cammino che ogni uomo deve affrontare per giungere alla meta.
Un grazie di cuore, dunque, a tutti coloro che mi hanno e che ci hanno permesso questo incontro con un volto diverso della vita. Sono convinto che, alla fine della giornata, ciascuno di noi volontari, pur accusando il peso della fatica, si è sentito certamente appagato per essere riuscito ad interpretare e vivere il vero significato del Natale.