ORVIETO – Pulire è un dovere, accedere ai parchi un diritto. Sono tante le voci che si stanno levando contro l’ordinanza del Comune di Orvieto che vieta ai cani, anche al guinzaglio, l’accesso “in tutti i giardini pubblici, aree verdi e in tutti i luoghi destinati ai giochi dei bambini ubicati all’interno del centro storico e nei centri abitati del Comune”.
L’amministrazione locale pensa di combattere in questo modo l’annoso problema dell’inciviltà di alcuni padroni che non raccolgono le deiezioni dei propri animali, ma l’approccio radicale rischia di non essere la soluzione, visto che lo scontento potrebbe sfociare presto in un ricorso al Tar. Un altro tribunale regionale, quello del Piemonte, ha già annullato infatti un’ordinanza sindacale del tutto simile “per eccesso di potere”. Non che non sia un problema quello delle deiezioni, ma nulla che non sia risolvibile con mezzi ordinari, dunque con controlli e multe.
In città non sono ancora apparsi i cartelli, in ogni caso tra chi teme che spunteranno come funghi e chi confida in un’attuazione dell’ordinanza più equilibrata (anche se in realtà il documento parla abbastanza chiaro, in senso estremamente restrittivo), ieri pomeriggio c’è stata una prima dimostrazione simbolica del “no” dei padroni dei cani che non ci stanno ad essere cacciati dalle aree verdi come “fuori legge”.
Una passeggiata organizzata con una ventina di amici a quattro zampe si è snodata per le vie del centro storico per sensibilizzare al problema. Hanno partecipato anche Cittadinanzattiva e Italia Nostra. La parte contestata dell’ordinanza è il punto numero uno. Più precisamente: “In tutti i giardini pubblici, aree verdi e in tutti i luoghi destinati ai giochi dei bambini ubicati all’interno del centro storico e nei centri abitati del Comune di Orvieto, è fatto divieto di condurre cani anche al guinzaglio”. Vero è che sarà la disposizione dei cartelli a dare attuazione all’ordinanza, ma intanto le reazioni non si sono fatte attendere. Le multe previste vanno da un minino di 50 euro ad un massimo di 300. Sulla questione è prontamente intervenuto l’ambientalista Gianni Cardinali. “La verità è che i divieti non ci dovrebbero essere – sono le sue parole – come quello ridicolo “vietato calpestare le aiuole” che tutti i cafoni calpestano. In Alto Adige, dove le regole si rispettano per alto grado di civismo e dove il controllo reciproco è accettato, diffusamente si incontrano colonnine distributrici di sacchetti per la raccolta delle deiezioni.
Se il Comune di Orvieto vuole il consenso dei cittadini – ha concluso Cardinali – a questo deve pensare e tenere conto del fatto che un cane è una ricchezza affettiva impagabile per un gran numero di persone”.
Critica anche la posizione di Italia Nostra. “Chiudere, cancellare, vietare. Ormai è l’atteggiamento più ricorrente del Comune verso le questioni che non sa risolvere”. (S.T.)