ORVIETO – Centro studi, le sorti affidate ai “facchini di Santa Rosa”. No, non sarà Viterbo a decidere delle questioni orvietane, ma il sindaco Toni Concina ha usato questo riferimento per esemplificare lo spirito di servizio con cui dovrà lavorare una nuova commissione di saggi che sarà chiamata a valutare il destino della Fondazione Csco.
Ancora un tentativo per salvare il Centro studi città di Orvieto, dunque. Ci sono voluti altri sette mesi rispetto alle ultime decisioni di dicembre (la prima commissione) e un consiglio comunale che ha deliberato all’unanimità su proposta del sindaco a mezzanotte e un quarto di sabato.
Ma stavolta la commissione non dovrebbe essere un bluff non foss’altro perché la composizione è dispari.
Sette membri: due espressione della minoranza, due della maggioranza, un esperto in verifica bilanci, uno in formazione e uno in materie giuridiche che – ha detto il sindaco – “nel tempo tassativo di venticinque giorni, da adesso a fine luglio, esaminino senza preclusioni ideologiche, ma nello spirito dei “facchini di santa Rosa”, se ci sono effettivamente possibilità nei tre settori che ho nominato di raccogliere le forze della città e delle forze politiche che la rappresentano per lavorare seriamente e senza soste, per dare al consiglio comunale di ritorno quella che può essere la soluzione definitiva”.
Di seguito il dibattito in consiglio
Sindaco Antonio Concina: “in questi quattro anni ho relazionato sulle cose più diverse. Ma stasera non nascondo che sento fortissima una responsabilità, ed una emozione, per relazionare su un argomento che è stato presente a questo Consiglio Comunale alla Giunta e al CdA della fondazione per anni, proprio perché il CSCO viene spesso considerato come un vero asset per la città e per lo sviluppo della città e del suo territorio. Non nascondo quindi che la preoccupazione e il senso di responsabilità che sento ora, non li ho mai sentiti così forte inaltre occasioni di dibattito. Tutti abbiamo ritenuto in maniera diversa che alcune esperienze del CSCO sono state positive. Il discorso parte da lontano e la storia è nota a tutti. Avvenimenti successivi (legge Mussi, ecc.) hanno snaturato la funzione dell’ente, quindi esperienza e approcci positivi, purtroppo gestioni non altrettanto positive. Ci sono stati anni durante i quali la gestione del Centro Studi ha rasentato la follia. Da quando siamo entrati nell’amministrazione della città forse abbiamo fatto degli errori forse non vigilando e forse non partecipando, però il CdA da noi nominato ha lavorato per anni, seriamente sia pure in un comprensibile dibattito interno, al tentativo di risanare quanto di pesante era stato ereditato. Ringrazio quindi il CdA da noi nominato che recentemente ha presentato le proprie dimissioni in maniera quasi totalitaria (3 consiglieri su 4).
Un problema grave che parte da lontano. Non farò nessuna requisitoria di come i debiti ammontanti oggi a circa 600 mila euro si siano accumulati nel tempo. Molti di voi lo sanno, ma non voglio aprire polemiche perché è l’ultima cosa che voglio fare in questa occasione. Si sono accumulati asti, recriminazioni, accusi velate e dirette che non aiutano certo la soluzione del problema che abbiamo di fronte e che è il vero obiettivo che dobbiamo affrontare con serietà. Va ricordato l’enorme investimento che negli anni è stato fatto, nel tempo gli enti alcuni dei quali si sono chiamati fuori mesi fa, ed altri non sono stati in grado di rispettare i propri impegni di sostegno al centro (non per ostilità nei riguardi del centro ma per note difficoltà di bilancio). I dipendenti e fornitori vantano crediti importanti e una iniziativa che non giudico, ma forse improvvida di uno dei creditori, ha reso impossibile proseguire l’attività prosciugando addirittura il fondo di dotazione.
Il Comune è rimasto l’uni socio fondatore e negli anni, e anche negli ultimi mesi e giorni, ha cercato di risolvere i ben noti problemi pendenti con spirito di assoluta trasparenza, desiderio di risolvere il problema, apertura a qualsiasi proposta da qualsiasi parte arrivasse. Se un indotto c’è stato, il beneficio di questo indotto non è stato equamente distribuito e comunque non a vantaggio della gestione che ha continuato ad aumentare, purtroppo e fatalmente, debiti su debiti.
Sono consapevole del duro lavoro fatto dall’ultimo CdA e mi assumo tutte le responsabilità per eventuali insuccessi, se ce ne sono stati, ma come me, per amore di verità, sarebbe bello se tutti assumessero lo stesso atteggiamento di responsabilità per tutti gli anni precedenti.
La situazione attuale è grave a parte le dimissioni dei consiglieri, il fondo di dotazione si è prosciugato e questo ha obbligato il presidente del CdA a inviare delle dolose lettere di licenziamento.
Il Prefetto è a conoscenza della vicenda nei dettagli da tempo. I prefetti cambiano anche loro nel corso del tempo, e gestiscono diversamente i problemi. Quindi la Prefettura che è anche l’autorità di vigilanza dell’ente che deve valutare l’andamento economico dell’ente, non ha ancora preso posizioni e decisioni definitive.
C’è stato un momento, mesi fa, in cui sembrava che fossimo vicini ad una soluzione, non dico virtuosa perchè il debito non poteva esser cancellato con un tratto di penna, ma la gestione del debito, del personale e alcune modifiche statutarie erano vicine. Questo momento non è stato colto per responsabilità che lascio valutare a coloro che hanno partecipato a queste trattative.
Siamo ad una svolta importante e questa non ha tantissime vie di fuga. Il famoso ‘ottimismo della volontà’ ripetutamente citato con il ‘pessimismo della ragione’, ci impone di privilegiare gli obblighi della ragione dopo aver esperito per anni e soprattutto in questi ultimi mesi, ogni tentativo di razionalizzare il problema. Abbiamo inventato (forse individuando male le funzioni e la composizione) una commissione che si è spaccata in due e ha ripetuto in maniera banale le divisioni che speso vediamo in quest’aula, a volte alte e legittime, a volte speciose e quasi inutili.
Sappiamo tutti che Non è un momento favorevole per niente e per nessuno e che le fondazione culturali vivono una vita grama con carichi di debiti ma hanno alle spalle sostenitori di ben diversa forza rispetto a noi, e i loro problemi vengono rimbalzati al centro e al nostro governo in maniera più forte (fondazione Città di Milano, Maggio Musicale Fiorentino, ecc.).
Tutti abbiamo parlato della necessità ed utilità dell’importanza di avere lo strumento della fondazione nella faretra del Comune. Pareri a volte discordi, però la struttura della fondazione c’è ancora, e quello che era stato pensato anni fa, prima delle deviazioni che hanno riguardato questo ente, è stata difesa e continua ad essere difesa.
Parecchie voci dialetticamente discordi si scontrano con le poche risorse del Comune e con l’assenza di enti pubblici e di privati che partecipino al salvataggio. Stasera siamo davvero a un bivio e tutti siamo motivati. Persino Perugia si è fatta viva dopo secoli di indifferenza con una e-mail che ho ricevuto ieri sera a cui ho risposto tempestivamente (come se ci fosse stato bisogno di sollecitare Perugia in questa fase).
In questi mesi e settimane personalmente e con l’aiuto di quanti mi sono stati più vicini, ho incontrato decine di persone di buona volontà, di vera buon volontà, animate da sentimenti sinceri e onesti nell’affrontare temi così delicati.
Con fermezza, onestà e serietà dico che siamo di fronte a due decisioni alternative: o decidiamo stasera di liquidare il CSCO (la decisione dovrebbe essere presa dalla maggioranza che rappresento), oppure richiamando i famosi facchini di Santa Rosa ‘siete tutti di un sentimento?’ con un adesione unanime, tenuto di quello che ho sentito in questi giorni e delle serie volontà di partecipare a questo ultimo tentativo di salvataggio, io penso che possiamo esperire un ulteriore ultimo tentativo di salvataggio. Ma deve essere una decisione condivisa, senza se e senza ma.
Ho in mente non una commissione tipo quelle che ci eravamo inventati che è approdata a conclusioni diverse.
Propongo un ulteriore tentativo di individuare 7 persone, un comitato straordinario (2 rappresentanti della minoranza, 2 della maggioranza, 1 esperto in verifica bilanci, 1 esperto in formazione e 1 esperto in materia giuridiche), che nel tempo tassativo di 25 giorni, da adesso a fine luglio, esaminino senza preclusioni ideologiche ma nello spirito che ho richiamato dei ‘facchini di santa Rosa’ se ci sono effettivamente possibilità nei tre settori che ho nominato di raccogliere le forze della Città e delle forze politiche che la rappresentano per lavorare seriamente e senza soste, per dare al Consiglio Comunale di ritorno quella che può essere la soluzione definitiva.
A tutti i presenti, consiglieri comunali e pubblico in sala sta a cuore una soluzione positiva della storia. La mia proposta tiene conto non di un mio estemporaneo salto di umore ma dei contatti che ho avuto in queste settimane e del conclamato desiderio di risolvere questa vicenda”.
A seguire il Cons. Giuseppe Germani (PD) ha illustrato il punto relativo alla richiesta di convocazione del Consiglio Comunale avanzata dai Consiglieri Comunali: Stopponi, Gialletti, Germani, Moscetti, Mortini, Mariani, Belcapo, Ricci e Bugnini per discutere in merito alla “Fondazione Centro Studi Città di Orvieto”.
“Abbiamo fatto bene a proporre questo atto visto che ci siamo arrivati con molta difficoltà – ha esordito e che in questi giorni è intervenuto un provvedimento ben preciso del vecchio CdA che ha inviato lettere di licenziamento alle persone che lavorano al CSCO. Prendiamo atto della relazione del Sindaco e dico subito che a dicembre 2012 noi abbiamo detto che il CSCO doveva assolutamente andare avanti anche facendo qualche sacrificio in più rispetto al passato. La proposta del Sindaco dunque va valutata e per questo chiedo una riunione dei capigruppo. Il lavoro della commissione aveva prodotto un atto in cui che certificava i numeri per proseguire questa esperienza. La città ha ben presenti i dati di presenze qualificate sul nostro centro storico che derivano anche dal Centro Studi. Ci sono tutte le possibilità perché il CSCO possa continuare nella sua azione. All’epoca la TeMa sembrava un carrozzone adesso è un comparto che va in un certo modo, quindi penso che la stessa cosa si possa fare con il CSCO individuando dei soggetti che prendano in carico questo ente e tirino le fila del lavoro fatto in questi anni, e riprendano in mano progetti entrati in crisi proprio con la difficile situazione creatasi. E’ nostro obbligo affrontare i problemi, andare avanti, e non lasciare nulla di intentato. Colgo con favore l’apertura finale del Sindaco che vogliamo valutare nella sua interezza. Si deve però bloccare l’ultimo atto del CdA uscito in questi giorni e ci risulta che il Sindaco si sia già mosso in questa direzione. C’è poi un’altra possibilità: in questo momento, il CSCO costa a pieno regime di personale 141 mila euro, attualmente nonostante questa situazione ci sono incassi di 70 mila euro. Quindi ci sono le possibilità perché da qui al 2015 si può arrivare ad un pareggio di bilancio per una struttura che ha portato grande ricchezza per lo sviluppo culturale e di sviluppo della città”.
Cons. Pierluigi Leoni (PdL): vi sono momenti in cui lo scontro tra le opposte formazioni politiche non porta a niente, perché tutte portano il peso degli errori che sono stati commessi e quindi non se ne esce senza un atto di consapevolezza, di serietà, di umiltà, dio immaginazione e di coraggio. La sorte del centro Studi è uno di questi momenti. A questo punto dobbiamo esaminare il problema da due punti di vista. Un punto di vista ineludibile è quello di amministratori del Comune di Orvieto, persona giuridica di diritto pubblico, ente regolato dalla legge e tenuto agli equilibri di bilancio. Da questo punto di vista il CSCO è una fondazione che ha mancato gli obiettivi assegnati, ha bruciato il fondo patrimoniale assegnato, ha bruciato il trattamento di fine rapporto dei dipendenti, ha accumulato debiti pesantissimi. Stando alla nostra funzione di amministratori sembrerebbe che il nostro compito non possa essere che quello di lasciare il Centro Studi al suo destino, lasciando al loro destino anche tutti coloro che hanno avuto responsabilità legali di vario genere. Per di più la legislazione nazionale, nel marasma provocato dalla recessione, ha fortemente e progressivamente ridotto l’autonomia organizzativa, funzionale e finanziaria degli enti locali. Tanto che i comuni non possono più creare enti strumentali come le fondazioni di partecipazione, e non possono più ampliare le funzioni di quelle esistenti; per esempio assegnando ad esse la gestione di beni da valorizzare sotto l’aspetto turistico e culturale.
Un altro punto di vista è quello di cittadini che si sono fatti carico dei bisogni di una comunità della quale il comune è ente esponenziale, deputato al suo benessere. Da questo punto di vista non possiamo non valutare e temere le conseguenze sociali della cessazione del Centro Studi. Che impatto avrà la cessazione sul principale creditore, che è una cooperativa sociale grazie alla quale si procurano il pane quotidiano molte decine di concittadini, tra i quali numerosi disabili? Che impatto avrà sul personale della fondazione. La mia ferma convinzione è che non si possa chiudere il Centro Studi senza la piena certezza morale di avere fatto tutto ciò che era possibile per curarlo e non farlo morire. Oltre a queste considerazioni di carattere politico e morale, c’è anche usa esigenza pratica che richiama tutte le forze politiche alla condivisione. Non c’è infatti alcuna speranza di una soluzione positiva se non viene coinvolto il più alto numero di soggetti, a cominciare dalla Fondazione CRO, dalla cooperativa Carli, dai dipendenti CSCO e da altri soggetti pubblici e privati. Se il Consiglio comunale non è coeso, neanche questi soggetti si aggregano, di fronte alla polemica e alla divisione il loro coinvolgimento sarebbe altamente improbabile. Sui documenti prodotti contrastanti prodotti dalle due commissioni, c’è bisogno di un surplus di idee e di relazioni con altri soggetti pubblici e privati. La proposta del sindaco apre la speranza”.
Cons. Angelo Ranchino (Orvieto Libera): “dobbiamo valutare le relazioni delle commissioni che abbiamo istituito. Relazioni da cui non possiamo prescindere e che costituiscono l’istruttoria dei questo argomento. Sono relazioni univoche e dicono che per il CSCO non c’è futuro, se non alla condizione del ripristino del fondo sociale e il pagamento delle perdite, ovvero il pagamento di 600 mila euro di debiti attualmente esistenti e 130mila euro di fondo sociale. Su questa cruda realtà cozzano e si infrangono le nostre legittime speranze di tutti noi, perchè nessuno di noi vuole depauperare questa esperienza. Certo c’è ancora chi illude la gente. Nessuno può collaborare e rilanciare un ente nel momento in cui quando entri assumi un deficit come questo e obbligo di ricostituzione del fondo sociale. I soldi del corso librai sono stati pignorati dal creditore Cooperativa Carli, quindi se ne sono dovuti andare. Quindi prima di tutto occorre ripianare 600 mila euro di perdite e ripianare il fondo sociale senza il quale la fondazione non potrebbe vivere. Se il fondo non c’è più la fondazione, per legge è già estinta. Stiamo tenendo in vita un cadavere che sta impedendo da due anni la possibilità di rilanciare un progetto meritorio con le dovute modifiche. Le persone di altissimo livello che sono state contattate, dicono che va cambiato lo strumento cioè la fondazione, non l’idea che è giusta. La rivendichiamo, possibilmente portandola avanti con le stesse persone che ormai hanno maturato una esperienza specifica nel settore. La fondazione è uno strumento non idoneo. Far funzionare una cosa estinta è un indebito sotto tutti i profili. Questo ente oggi non è in grado di poter assolvere ai suoi compiti perché ogni euro è pignorato da parte della cooperativa sociale. Abbiamo nominato dei nostri consiglieri che stanno mettendo la loro progettualità e responsabilità personale nel continuare a sostenere attività che non si possono sostenere più. Facciamo tutti una cosa giusta se cambiamo questo strumento che non va dicendo forte che la formazione a tutti i livelli è primario interesse del Consiglio Comunale che intende potenziarlo (centro ceramica, creare un centro per l’Erasmus in tutta l’Umbria). In attesa che il CSCO cambi struttura sono tutti fermi. Sono due anni che teniamo in vita una struttura che ci impedisce di voltare pagina. Io sono contrario ad una nuova commissione che tenderà ancor più a procrastinare. Non possiamo più giocare con la speranza delle persone che vi operano, rischiando di perdere anche delle occasioni di idee. Va detto rapidamente di poter garantire il pagamento, fare uno strumento nuovo – associazione o fondazione nuova – che prenda tutto quello che c’è di positivo nel CSCO, e lo porti avanti con progettualità e l’autosufficienza finanziaria ed economica”.
Cons. Carlo Sborra (PdL): “come per Umbria Mobilità, le cattive amministrazioni in Umbria sono da rifarsi alla sinistra moderata o estrema. Nel 2009 il CSCO presso l’ex Ospedale aveva tanti dipendenti e la cooperativa avanzava 450 mila euro in capo al Comune, poi c’era l’affitto, poi le bollette per le utenze. Il CSCO ci costava circa 600 mila euro l’anno. Uno stipendio di circa 60 mila euro per un consulente docente universitario. Se si amministra male queste sono le conseguenze ed i nodi vengono al pettine. I cittadini non ce la fanno più a pagare queste strutture. Si deve cambiare rotta”.
Cons. Carlo Tonelli: “il mio è un intervento di solitudine e rivolta. Interrogazioni, lettera alla Presidente Marini, sono a mio avviso nel nostro caso poco opportuni. Mi chiedo se siano il modo per andare più rapidamente giù per la china o se invece non si è ancora compresa la gravità della situazione attuale. Non mi preoccupano gli atti di un CdA scaduto chiaramente illegittimi, ma quelli presi nella seduta del 28 maggio 2012 da un CdA in scadenza ma vigente. Tutto il resto è la naturale conseguenza. La politica è morta o quasi, ma paradossalmnete questa è una pratica dove serve tanta politica. Dieci secondi di silenzio per sottolinearlo. Per me il CSCO è già chiuso da tempo, l’unico modo per riaprirlo è la politica, ma non quella sterile delle continue contrapposizioni piuttosto quella che opera per il bene comune con condivisione. Serve concordia per vedere un pò di futuro. Un nuovo CdA, se ci sarà, dovrà dirci se ci sono le condizioni per andare avanti. Non ho la forza per esprimere una commissione tecnica, ma quella di produrre una lettura politica amministrativa. Il mio appello è rivolto ai consiglieri perché la chiave di lettura è la dignità del Consiglio Comunale e della politica. Ringrazio tutti i componenti delle due commissioni tecniche, al direttore Kansas Univeristy State e alle migliaia di cittadini che hanno firmato per il mantenimento del CSCO. Peccato che il lavoro delle commissioni sia stato ridotto al solito scontro tra centrodestra e centrosinistra. Lo ripeterò fino alla noia, per me il 2013 è l’anno della politica ho contribuito con consenso politica del nuovo nel suo inevitabile percorso di attuazione. Io credo che si debba ricordare, in questo momento e per il futuro, che esiste anche il punto di vista di Carlo Tonelli che ha scelto di evitare il commissariamento dell’ente (Comune e CSCO) convinto che in periodi di crisi, qualsiasi fallimento vada evitato se non altro per i lavoratori e per l’indotto. Con queste scelte ho contribuito a pagare creditori grandi e piccoli e quindi posso dire che mi preme la politica alta e seria, quella fatta di valori, di buon senso, non quella che si fonda sulla mera contrapposizione, sul nulla. La situazione del Centro Studi è drammatica, forse senza via d’uscita. Un atto quello dello scioglimento del CSCO specchio della grave crisi politica che oggi ad Orvieto. Non accetto di discuterne perché lesivo della volontà di un consigliere eletto dal popolo, poi ci sono i debiti da onorare. Per onorare il pagamento dei debiti ho rinunciato a partiti, coalizioni, appartenenza politica e non posso non continuare su questa linea. Il CdA ha già deciso è questo che io contesto. Dichiarando la permanente impossibilità di conseguire le finalità a causa dell’insufficienza dei mezzi occorrenti, il CdA ha deciso di fatto lo scioglimento della fondazione bypassando la volontà della maggioranza dei soggetti fondatori. Come può un consigliere comunale rovesciare il CdA che di fatto ha sciolto la fondazione. E’ stata rovesciata la prassi. Prima andava verificata la volontà politica dei soggetti fondatori ad andare avanti. Quindi un atto già deciso da un CdA in scadenza (oggi scaduto) e forse preoccupati per le responsabilità contabili-amministrative comprensibili. Un CdA ha che ben lavorato, è giusto sottolinearlo, nella riduzione della spesa in presenza di pesanti debiti pregressi, meno nella ricerca di nuovi soggetti economici per compensare le minori perdite. In commissione è emerso che nel 2010 il Comune ha erogato 10 mila euro dei 40mila richiesti come da Statuto e che nel 2012 e 2013 non risultano richieste pervenute al Comune. Se non esiste una richiesta di finanziamento cosa può fare un consigliere comunale? E come si realizzano entrate per il bilancio del CSCO? Non era megliocce i componenti del CdA invece di scrivere lettere ed articoli si attenessero a quanto previsto dallo statuto? La fondazione CRO socio fondatore ha deliberatolo scioglimento? L’uscita è prevista per il 2014 ha deliberato in tal senso? La lettera alla presidente della Regione Marini, la conferenza stampa, mi preoccupano perché le notizie corrono, e a mio avviso con le decisione del CdA già votate all’unanimità, la situazione del centro studi ormai conosciuto a livello regionale e sul web, potrebbe portare il Prefetto a procedere d’ufficio senza attendere le decisioni del Consiglio Comunale. Avrei preferito che prima fosse stata esplicitata la volontà dei soggetti fondatori e assimilati, poi procedere. La politica di una volta tanto bistrattata non avrebbe consentito un errore procedurale così grossolano. Ma oggi conta più l’apparire che l’essere e lavorare silenziosamente per il bene comune. La città di Orvieto, il Consiglio Comunale, la politica meritavano di più. Un atto che non accetto in quanto deciso prima da altri. Non so se abbandonare i lavori prima o chiedere alla politica di battere un colpo”.
Cons. Stefano Olimpieri (PdL): “la politica, intesa nel significato nobile del termine, potrebbe essere la sola a dare risposta ai problemi del CSCO tecnicamente fallito. Ma anche il Comune di Orvieto e altre strutture come la TeMa lo erano alcuni anni fa, poi però la rotta è stata invertita. Quindi perché oggi dobbiamo alzare bandiera bianca. Ci sono stati costi diretti e indiretti in questi anni del Centro Studi che uscivano anche dalle casse del Comune. Ora però è superfluo fare la storia. Servono tempi certi per trovare una soluzione difficilissima. La proposta del Sindaco di dare vita ad un gruppo di lavoro per tentare di trovare delle soluzioni, rimette in gioco la politica che può fare molto, andando oltre le mere valutazioni economico-finanziarie. Oggi appare giunto il momento di prendere insieme una strada veloce di trovare soluzioni nel tempo di 20/25 giorni. Non possiamo ripetere l’errore di quando mesi fa venne fatta una commissione che ha commesso l’errore di spaccarsi in due proprio come fa la politica. Dimostrino i salvatori della patria se hanno le idee, vale la pena fare un ultimo tentativo e mettere sul tavolo, a volto scoperto, le ipotesi per provare e salvare questo Centro Studi che è un bene della città. Un ultimo tentativo forse velleitario, utopistico? Ma che vale la pena di fare. Su questa vicenda ci sono stati troppo ‘pierini’ e ‘primi della classe’ che non hanno fatto un buon servizio alla causa del CSCO. Senza prenderci in giro, quindi andiamo a vedere quale soluzione può emergere dal supporto della politica”.
Cons. Maria Cecilia Stopponi (PRC): “cerco di accogliere l’ultima parte dell’intervento del Sindaco rispetto alla capacità di fare politica e discutere seriamente e trovare una soluzione per sanare un asset rilevante riconosciuto tale dalla città, un momento di crescita riconosciuto anche nel Patto con Roma. Per fortuna tutti hanno ripetuto e avvalorato il concetto di importanza di questa struttura per la nostra città. Le affermazioni finali di Olimpieri purtroppo contraddicono i suoi buoni propositi. Il risultato della commissione temporanea istituita a fine anno viene portato in discussione solo oggi. Il CSCO ha un problema che è quello della situazione finanziaria drammatica, problema che si è incancrenito negli ultimi quattro anni di gestione. Se dobbiamo prendere atto degli errori delle gestioni passate allora dobbiamo farlo anche per l’ultimo CdA. Voglio prendere positivamente l’appello del Sindaco purché questa commissione sia davvero sopra le parti e che i componenti vengano nominati unitariamente. Noi come minoranza abbiamo continuato a lavorare su una proposta imprenditoriale per tirare fuori il CSCO, per farlo uscire dalla crisi, possiamo metterla a disposizione. Ci sono tante progettualità, però secondo Ranchino il patto è che prima il CSCO venga liquidato e poi venga fatta un’altra cosa. Non c’è preclusione a discutere questo, ma non può essere fatto attraverso il preliminare azzeramento di questa struttura, che comporta danni alla città a partire dal primo creditore. Noi riteniamo che ci siano tutte le condizioni affinché il debito del CSCO posa essere spalmato su più annualità mentre il CSCO continua a lavorare nella direzione della sua mission. Se la politica sostiene la sua creatura i due processi si risanamento e di continuare a vivere possono camminare parallelamente. Penso che ci sia veramente la possibilità di costituire un organismo che sia super partes voglia il bene della città. L’ultimo CdA di fatto ha già chiuso il CSCO, se quindi oggi decidiamo di proseguire questa esperienza non possiamo che partire dall’azzeramento delle decisioni di quel CdA che ha agito illegittimamente e in maniera confusa a mio parere. C’è qualche schizofrenia. Se annulliamo quella delibera del CdA, troviamo questi esperti che in tempi brevi possano trovare una soluzione, non solo siamo disponibili a votare l’atto ma daremo il nostro massimo contributo perché questa esperienza non debba chiudere così”.
Cons. Evasio Gialletti (PSI): “la relazione appassionata del Sindaco mi trova favorevole. Mi rammarica solo un fatto: per quale motivo si è aspettato tutto questo tempo? Il CdA nominato da questa maggioranza ha trovato quello che ha trovato, tuttavia credo che non abbia brillato nel dare una mano all’Amministrazione specie con gli atti degli ultimi giorni. Come minoranza abbiamo chiesto di fare una discussione costruttiva a giugno del 2012, dopo un anno abbiamo dovuto presentare una nuova richiesta. Anche le relazioni delle due commissioni, da dicembre che sono state presentate, vengono discusse dopo sei mesi. Un CdA scaduto anziché provvedere all’ordinaria amministrazione ha prodotto licenziamenti forse in assenza di input dall’Amministrazione Comunale. In base al momento generale che si attraversa, questi strumenti di formazione hanno bisogno sicuramente di adeguamenti, perché il concetto della formazione è in costante trasformazione e un Centro di Formazione ha bisogno di essere aggiornato costantemente. Sicuramente non ci saremmo trovati a questa situazione. Sulla proposta del Sindaco ho il timore che non ci siano più i tempi. Ora la politica deve decidere il prima possibile con i mezzi che ha. Sono anche io contrario ad azzerare subito la fondazione per poi vedere come ripartire. Il personale potrebbe essere riproposto, ma sono stati fatti anche in questo caso degli errori, a partire dal fatto che i dipendenti sono stati lasciati senza stipendio e senza Cassa Integrazione. Abbandonando i tatticismi della politica quindi cogliamo i segnali che giungono da Provincia e Regione e vediamo di andare avanti”.
Cons. Roberto Meffi (Gruppo Autonomo): “belle parole ma andiamo al sodo. Chi mette i 500 mila euro? Il Comune per legge non può più. Dobbiamo quindi individuare chi. E la cosa non è di poco conto. L’argomento è sicuramente serio e importante per tutta la città, quindi serve il massimo della responsabilità. Come ha fatto il Sindaco. Il CSCO si sostanzia in luci e ombre. Era e resta un progetto ambizioso. Le ambizioni sono importanti, ma come tutte le cose devono essere sostanziate dal realismo. Non facciano dietrologia ma se siamo a questo punto significa che qualcosa non ha funzionato. La questione va soppesata nella sua crudezza. Quando ad una attività si danno contributi pubblici e privati e questa determina delle passività, significa che qualcosa non ha funzionato quindi va rivisto. Senza una nuova progettualità tirare avanti tanto per farlo non serve. Mi chiedo anche se una struttura come questa serva ad una città di 20 mila abitanti. Quando sono state messe in cantiere si immaginavano entrate diverse, che però non si sono concretizzate e oggi dobbiamo fare i conti con questa realtà. Dobbiamo anche ricordare che in passato RPO ha prodotto un milione di euro di debito in capo ai cittadini orvietani, il Centro Studi sta a 600mila euro di debito con quello che il pubblico ha elargito, l’Associazione TeMa aveva un debito di cui il Comune si è fatto garante per accendere un mutuo, la Farmacia produceva passività, il Crescendo doveva essere un grande volano di sviluppo. E allora, mi chiedo se forse non era stata messa in campo una progettualità tale che la città non ha retto. La progettualità del Sindaco va colta per come ce l’ha proposta in maniera sentita. Ma deve avere tempi rapidi e si deve concretizzare su fatti certi. La minoranza aveva chiesto da tempo la discussione sul tema, è vero, ma se ha condiviso una discussione, un anno fa ed aveva una soluzione da prospettare perché non l’ha fatto? Il punto è che si deve trovare chi ci mette i quattrini. Il Comune li ha messi fin troppi e non ce li può più mettere. Se ci saranno fatti nuovi per scongiurare la chiusura della struttura va bene, ma ci devono essere dei risultati”.
Cons. Oriano Ricci (PD): “apprezzo lo sforzo del Sindaco ma dal 2009 questa maggioranza è alla guida della città quindi la chiarezza era auspicabile ben prima. Non vedo una maggioranza compatta, e invito il Sindaco ad un ulteriore sforzo per portare la maggioranza sui suoi obiettivi. Questa discussione è avvenuta perché l’abbiamo chiesta noi. La sinistra si è assunta le sue responsabilità creando uno strumento importante con lungimiranza politica. Poi nel 2009 la maggioranza non ha dimostrato di credere troppo in questo struttura. Il Comune è unico socio fondatore, ma economicamente le quote associative che gli spettavano non sono state erogate. Parlando di liquidazione o di salvataggio io penso che si debba puntare alla seconda opzione per dare le gambe al CSCO. Ma in questo è la Giunta a dover fare i passi conseguenti rimettendo al centro la salvaguardia di questo asset in base al documento di dicembre”.
Cons. Adriana Bugnini (PD): “la discussione stimola alcune riflessione e domande: perché la richiesta del Sindaco al Dr. Pasca di non riunire il CdA è caduta nel vuoto? Perchè non è stato ascoltato? Quale è il peso del Comune su un CdA formalmente e giuridicamente decaduto e senza poteri ha deciso il licenziamento di tre persone? Che fine farà la cooperativa Carli che vanta un credito pesantissimo nei confronti del CSCO? Perché le differenti posizioni assunte dalla commissione nominata dal Consiglio comunale non sono state discusse in tempi più brevi e invece si è atteso un anno? Da non sottovalutare sono poi le certificazioni che il Centro Studi ha e che si è guadagnato con un lavoro certosino che potrebbero andare perse e che dovrebbero essere ricostruite se la struttura venisse messa in liquidazione. Il Decreto Mussi ha fermato il decentramento di corsi di laurea nelle varie città, ma non quelli di formazione superiore come i master che ha un mercato molto ampio. Sicuramente va fatto tutto il possibile per salvare il CSCO, ricordo però che se si volevano tutelare i lavoratori, andavano messi in Cassa Integrazione non licenziati. Dobbiamo essere consapevoli che chiudere il CSCO non riguarda soli i tre dipendenti licenziati ma le conseguenze cono su tutta la cooperativa Carli”.
Cons. Luciano Cencioni (PdL): “Purtroppo nel 2009 avevamo ereditato dal CSCO un debito di 500 mila euro. 358 al 31 dicembre 2008 e 427 mila per quanto riguarda la cooperativa Carli. Poi l’accordo con l’Università di Perugia del 2004 conteneva una clausola per cui fino alla scadenza del 31 marzo 2014 restava vigente anche in caso di disattivazione del corso terminato nel 2010, il pagamento di 106 mila euro. Adesso il debito si aggira sui 500 mila euro in totale. Quindi in quattro anni sicuramente non abbiamo aumentato il debito anzi il trend si è notevolmente ridotto, siamo anche noi seduti sul palco degli imputati ma di sicuro si è avuto un miglioramento notevole dei conti del Comune rispetto al passato. In questi due/tre anni non abbiano avuto una proposta di sovvenzione,peraltro il comune può elargire in base alle proprie esigenze e non richieste. Reputo valida la proposta del Sindaco come ultimo tentativo prima di ogni decisione finale. Restiamo d’accordo nell’obiettivo di far restare il personale e non chiudere il CSCO. Cerchiamo di raggiungere l’obiettivo tutti insieme. Salviamo i posti di lavoro e manteniamo alta la politica. Gli obiettivi sono comuni è diversa l’impostazione per risolvere il problema. Non punzecchiamoci per nulla ma guardiamo alle cose serie”.
Cons. Marco Frizza (Gruppo Autonomo): “trovo ridicolo semplificare il problema dividendo tra chi vuole licenziare e chi vuole mantenere i posti di lavoro che, invece stanno a cuore a tutti. Se ora siamo qui a discutere è perché a tutti sta a cuore il futuro del CSCO e quello di quanti a vario titolo lavoro per il suo futuro. Quindi si deve giocare a carte scoperte. Ogni socio per le proprie quote è responsabile di immettere denaro all’interno della fondazione quindi serve l’ingresso di nuovi soci che immettono denaro per ricostituire al fondo di dotazione. Finora ci sono stata tante proposte ma nessuno si è fatto avanti concretamente acquistando parte delle quote della fondazione. Elemento principe per proseguire il lavoro è l’ennesimo tentativo di capire la sussistenza di eventuali volontà e persone che coprono il fondo di dotazione. Poi si può discutere sulle politiche formative o di service del CSCO. Invito quindi tutti alla responsabilità, non servono accuse specifiche e per favore passiamo ad una fase propositiva. Il Comune non paga la quota da tre anni, ma paga la sede, così come ha pagato gli affitti dell’ex ospedale. Evitiamo dunque le polemiche e le discussioni sterili”.
La richiesta di sospensione è stata approvata all’unanimità. Alla ripresa dei lavori, il Presidente dell’Assemblea Marco Frizza ha comunicato che “la Conferenza di Capigruppo ha condiviso la proposta del Sindaco di costituire un comitato di esperti che verrà nominato dal Sindaco stesso, il quale lunedì sera riferirà alla Conferenza dei Capigruppo”.