di Massimo Gnagnarini – Unire I Puntini – Orvieto
Orvieto è una cittadina alquanto conservatrice e ciò riflette un carattere predominante dei suoi cittadini i quali, però, nel corso della storia hanno sempre capito e reagito ai cambiamenti che si imponevano, non fass’altro per spirito di conservazione delle ragioni stesse che giustificano l’esistenza di una comunità locale.
Più di vent’anni fa il Progetto Orvieto, concepito dopo la crisi economica degli anni 70, impedì che la città scivolasse verso una dimensione da paesone della Tuscia e i soldi della Legge speciale che seguirono consentirono non solo di risanarla nelle sue infrastrutture , ma anche di rilanciare sulla scena nazionale e internazionale il suo grande patrimonio culturale e paesaggistico.
Oggi siamo in un tempo caratterizzato da una crisi economica ancora peggiore e la mediocrità succeduta nella gestione dello sviluppo di quell’originale progetto ha di nuovo creato le condizioni di un declassamento i cui segni e le conseguenze sono visibili e ampiamente raccontati.
Negli orvietani sta, però, risalendo la consapevolezza e il desiderio di un nuovo colpo di reni capace di introdurrre la nostra comunità locale in un nuovo ciclo politico ed economico.
Sappiamo che ciò può avvenire solo se a crederci non è soltanto la classe politica ma l’intera classe dirigente locale.
Unire i Puntini è un’espressione che non si rivolge al quadro politico cittadino, va oltre le alleanze partitiche comprese quelle cosiddette delle “larghe intese”. Occorre, infatti, che imprenditori, banchieri, professionisti e comunicatori della città condividano e si raccolgano intorno a questa esigenza generale delineandone i contorni e le garanzie, misurandone i vantaggi e i rischi d’impresa, poiché una cosa è certa nessun nuovo modello di sviluppo locale può
oggi realizzarsi senza incrociare e remunerare gli interessi del capitale privato.
Quanto ai vantaggi particolari rispetto all’economia nazionale e globale, sappiamo di poter contare su almeno tre prodotti : Il centro storico, il vino e il paesaggio ovvero il turismo, il commercio e la riqualificazione del territorio.
Ciascuno di questi comparti va rivisto e rilanciato con criteri finanziari e organizzativi pari ai sistemi industriali. Una volta definiti quest’ultimi ad essi devono attenersi le politiche comunali e ispirarsi le sinergie regionali e quelle con il credito.
CENTRO STORICO
I commerci più fiorenti in tutto il mondo avvengono in ampie zone pedonali.
Liberare Orvieto dalle macchine è una priorità e un vantaggio competitivo per i commercianti ed è anche lo standard europeo per una città d’arte in cui affluiscono centinaia di migliaia di persone ogni anno suscettibili a moltiplicarsi fino a colmare e ampliare l’offerta ricettiva, ristorativa e complementare.
La messa a regime produttivo sia della mobilità alternativa sia dei beni culturali, finora mai perseguita, rappresenta oltretutto anche la soluzione concreta ed efficace all’endemico squilibrio del bilancio comunale.
VINO
La qualità dei nostri prodotti tipici, non solo del vino, appartiene all’abilità dei produttori, ma la loro immagine nel mondo è influenzata dai luoghi dove si producono. Per salvare e promuovere i nostri prodotti tipici dobbiamo salvare e promuovere una Orvieto “tipica”.
RIQUALIFICAZIONE TERRITORIALE
Qui servono i soldi. Tanti.
Ma qui non si tratta solo di abbellire, infatti la drammatica vicenda dell’ultima alluvione ha portato in evidenza l’eccezionale fragilità di una valle urbanisticamente compromessa a cui bisogna porre rimedio con misure altrettanto eccezionali. Intere zone produttive e parte della viabilità andrebbero letteralmente spostate a nord dell’asse autostradale riprogettando completamente il funzionamento di buona parte del territorio.
Si tratta di programmi ambiziosi, con un significativo effetto volano sull’economia delle costruzioni , che trovano però una certa rispondenza nelle direttive europee circa la destinazione dei fondi recentemente stanziati per il periodo 2014-2020.
Queste cose, oggettivamente, non possono essere avviate a Orvieto se non con la collaborazione e l’interesse di tutti. C’è bisogno di stabilire le relazioni politiche e istituzionali giuste e un alto grado di correlazione con i piani industriali degli operatori economici locali.
Chi si candida alla guida della città non potrà farlo credibilmente senza indicare soluzioni alle questioni sopra ricordate con percorsi ben delineati e condivisi.
L’alternativa sarebbe ancora quella di affidarsi, stavolta incomprensibilmente, a questa specie di vuoto pneumatico in cui è stata relegata la politica orvietana senza sbocchi e senza speranza di fermare il declino.
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