ORVIETO – Una maggioranza che chiede collaborazione, ma non si confronta. La vicenda del Centro studi che si avvia a chiudere i battenti al termine di un anno quasi di melina per evitare una discussione in campo aperto, secondo le opposizioni, è emblematica dell’atteggiamento del governo cittadino. La chiusura del Csco che forse non si riuscirà neanche a discutere domani in consiglio sarebbe solo la punta di un iceberg. Argomenti cruciali vengono portati in consiglio come integrazione all’ordine del giorno – hanno denunciato ieri le opposizioni in conferenza stampa – in modo da bypassare i passaggi in commissione, per poi non essere discussi per mancanza di tempo.
Nello specifico, sulla questione Csco Pd, Socialisti e Prc chiedono chiarezza: “Non si può parlare di rilancio e contemporaneamente licenziare, delle due una” ha osservato Germani. E più in generale contestano il presidente del consiglio comunale accusato di ostacolare l’attività dei consiglieri di minoranza con atteggiamenti dilatori e non imparziali, come richiederebbe il ruolo e il regolamenti. Ne è scaturita una richiesta di un consiglio comunale ad hoc per la cui convocazione – ora prevista per il 5 luglio – c’è voluto l’intervento del prefetto Saladino in quanto il presidente Frizza, in risposta, aveva chiesto approfondimenti e specifiche.
“Al presidente del consiglio comunale – ha fatto sapere il prefetto in merito – compete soltanto la verifica formale che la richiesta pervenga dal prescritto numero di consiglieri legittimati. Mentre non può sindacare l’oggetto, poichè spetta al consiglio stesso nella sua totalità la verifica circa la legittimità della convocazione e l’ammissibilità delle questioni da trattare”. Quanto alla chiusura del Csco interviene anche il circolo di Sel che denuncia “l’ignavia” come causa principale dell’attuale stato delle cose. “Se è vero che il Csco è in queste condizioni da molto tempo – scrive Sel – ci chiediamo perchè i suoi soci non abbiano preso alcuna decisione, chiusura o rilancio che fosse, quando si sarebbe dovuto fare”. Intanto i sindacati hanno presentato opposizione ai decreti di licenziamento