Erano centinaia i fedeli che ieri sera hanno accolto, con un grande applauso, il Sacro Corporale conservato nel duomo di Orvieto e trasportato in pellegrinaggio nella città di Bolsena in occasione del Giubileo straordinario per il 750esimo anniversario del miracolo eucaristico. A dare il benvenuto, come sfondo, la Rocca Monaldeschi, simbolo della città lacustre. Presenti all’eccezionale evento: il vescovo della Diocesi di Orvieto e Todi, Monsignor Benedetto Tuzia; i sindaci delle due comunità interessate dal miracolo eucaristico, rispettivamente il sindaco di Bolsena Paolo Dottarelli e il sindaco di Orvieto Antonio Concina; nonché diverse autorità religiose, politiche, militari e civili.
Un evento straordinario, che si ripete dopo nove anni. Le reliquie del miracolo eucaristico, verificatosi a Bolsena nel 1263, rimarranno esposte nella Basilica di Santa Cristina per una settimana.
“Con profonda emozione – ha esordito il sindaco di Bolsena, Paolo Dottarelli sul sagrato della Cattedrale poco prima della celebrazione della solenne Messa – la città di Bolsena accoglie il Corporale che sarà esposto alla venerazione dei fedeli, all’interno della Basilica di Santa Cristina. Ringrazio le istituzioni tutte: religiose, politiche, militari e civili; le persone che questa sera sono presenti e il vescovo Monsignor Benedetto Tuzia. La mia profonda riconoscenza è inoltre rivolta ai custodi della Sacra Pietra e a tutte le associazioni coinvolte”.
Le sacre pietre e il Sacro Corporale sono i segni di un sacrificio avvenuto ben 750 anni fa. “Chiediamo sempre a Dio – ha affermato nel corso dell’omelia il vescovo Monsignor Benedetto Tuzia – la freschezza del cuore e l’entusiasmo dello spirito. Queste due memorie risiederanno insieme nel luogo dove tutto è iniziato. Le comunità di Bolsena e Orvieto e vivono entrambe il divino sacrificio eucaristico”.
Bolsena è depositaria del luogo dove tutto è cominciato nel 1263. Un sacerdote boemo di nome Pietro da Praga iniziò a dubitare della reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino consacrati. Il sacerdote intraprese allora un pellegrinaggio verso Roma per pregare sulla tomba di Pietro e per placare i suoi dubbi di fede. Il soggiorno romano rinfrancò l’animo del sacerdote, che intraprese il viaggio di ritorno verso la sua terra. Percorrendo la strada del ritorno si fermò a pernottare a Bolsena, dove i dubbi di fede lo assalirono nuovamente. Il giorno successivo celebrò la messa nella chiesa di Santa Cristina. Al momento della consacrazione l’ostia iniziò a sanguinare. Impaurito e confuso, il sacerdote cercò di nascondere il fatto, concluse la celebrazione, avvolse l’ostia nel corporale di lino usato per la purificazione del calice e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce del presunto sangue caddero sul marmo del pavimento e sui gradini dell’altare. Pietro da Praga si recò subito dal papa Urbano IV, che si trovava a Orvieto, per riferirgli l’accaduto. Il pontefice, allora, inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto per verificare la veridicità del racconto e per recuperare le reliquie.
“Ai fedeli spetta il delicato compito – ha proseguito nel corso dell’omelia il vescovo – di valorizzare questi dono preziosi secondo un processo di intensificazione che esprime, e suscita, un’emozione enorme. Preghiamo affinché queste memorie siano sempre suscitatrici di benedizione per la nostra comunità. Noi abbiamo il seme di quella goccia di sangue; così noi veniamo richiamati a entrare nel cuore di Cristo”.
Per custodire il corporale venne edificato, a partire dal 1290, il duomo di Orvieto. Urbano IV riconobbe il miracolo, e, per ricordarlo, l’11 agosto 1264 estese a tutta la Chiesa una solennità chiamata Corpus Domini.
“Lo spirito di Dio – ha concluso Monsignor Benedetto Tuzia – attraverso le lingue di fuoco, viene a restituirci l’incandescenza. Le nostre parole, a volte, sono tiepide; chiediamo allo spirito di Dio di darci vigore attraverso quello che il Signore ci insegna. Chiediamo allo spirito di Dio di farci entrare”.
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