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Home Politica

Ultimatum dell’assessore alla Carta unica. O via o il Comune va in tribunale

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20 Aprile 2013
in Politica, Sette Giorni, Archivio notizie
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ORVIETO – Ultimatum dell’assessore alla Carta unica: o la biglietteria di piazza Duomo se ne va, o il Comune di Orvieto si rivolgerà direttamente alla magistratura, naturalmente dopo essersi sfilato da socio della Carta. Si alzano i toni della polemica tra l’associazione presieduta dall’archeologo Claudio Bizzarri e l’assessorato comunale al Turismo che è pronto a sporgere denuncia. Nel frattempo, l’assessore al ramo Marco Marino annuncia che porterà a breve in Giunta un nuovo progetto di carte turistiche per la città di Orvieto e taccia la Carta unica di non avere come obiettivo la promozione ma “una mera spartizione degli utili fra i membri componenti del cartello”. “Su 18 euro del prezzo di acquisto della carta – osserva l’assessore – 16,20 vengono divisi tra i soci della stessa con la regola spartitoria dettata dalla presenza nello strumento e non dalla frequenza di visita. È evidente – aggiunge Marino -che gli euro residui, destinati specificatamente alla carta unica  non possano consentire azioni di promozione”.

Qui in dettaglio le dichiarazioni dell’assessore Marino:

“È straordinario scoprire – dice Marino – come un uomo di cultura ritenga fondamentale una biglietteria per lo sviluppo turistico culturale di una città e non le azioni di promozione che un modesto assessore, forse meno colto, vuole avviare nell’interesse collettivo di tutti gli operatori che si muovono nel variegato mondo del turismo. Il tentativo poi di voler giustificare la presenza di una società privata in uno spazio pubblico in assenza di un preciso contratto o convenzione tra le parti basandosi su situazioni di fatto non verificabili, dimostra una scarsa attenzione al diritto pubblico al quale però non può adattarsi o piegarsi chi è chiamato a servire la collettività”.

“Se per un breve periodo il proprietario di un immobile e l’affittuario stabiliscono un accordo in deroga al contratto senza formalizzarlo – spiega – questo può essere catalogato come opportunità nel reciproco interesse, ma non può certo determinare diritti da parte di terzi che dovrebbero comunque cessare nel momento in cui terminano anche le condizioni dell’accordo. In parole più semplici, ammesso che le cose siano andate come viene raccontato visto che non esistono documenti comprovanti, se la biglietteria del Duomo, che aveva usufruito dell’ospitalità temporanea nei locali affittati all’Azienda di promozione turistica, si è poi trasferita in altro luogo, altrettanto doveva fare ogni operatore di quella biglietteria e non installarne una propria con intenti e finalità diverse”.

“Le necessità della promozione turistica del nostro comprensorio – precisa Marino – vanno ben oltre le biglietterie della carta unica e di Orvieto underground, che hanno già i punti di vendita in ogni monumento o museo inserito nel cartello, ai quali punti si può inviare il turista dopo averlo informato dell’opportunità proprio in quello spazio oggi occupato in esclusiva. Anche il settore alberghiero, quello della ristorazione e il commerciale devono essere promossi al pari di quello monumentale, perché sono espressione di quella cultura del buon vivere che oggi premia un territorio più dei suoi monumenti, che sono la base comune della nostra nazione, mentre a fare la differenza è complessivamente l’ambiente in ogni sua espressione e la qualità dell’accoglienza. Gli spazi pubblici devono essere destinati a questo tipo di promozione, non certo agli interessi economici di una biglietteria”.

“Lo spirito inoltre della carta unica – stigmatizza l’Assessore al Turismo – non può essere quello di una mera spartizione degli utili fra i membri componenti del cartello proposto, che notoriamente esclude altre realtà monumentali della città e del territorio. Il fatto che su 18 euro del prezzo di acquisto della carta, 16,20 vengano divisi tra i soci della stessa con la regola spartitoria dettata dalla presenza nello strumento e non dalla frequenza di visita, comporta che, su diecimila carte vendute, l’Opera del Duomo incassi 32.300 euro offrendo l’ingresso al Duomo, la visita alla cappella del Signorelli e al Museo dell’Opera, la Speleotecnica con la visita ad Orvieto Underground ne incassi 29.000, il Comune con il pozzo di San Patrizio 28.200, la Soprintendenza con il Museo Archeologico e le Tombe Etrusche 19.000, la Fondazione Faina con il Museo 15.000, la cooperativa Luigi Carli con la Torre del Moro 13.500, il Pozzo della Cava 12.500 ed infine l’A.T.C. 9.500 e tutto questo a prescindere dall’effettiva visita in ogni sito”.
“È evidente che i 3.000 euro residui, destinati specificatamente alla carta unica – continua – non possano consentire quelle azioni di promozione sufficienti a fare si che questo possa essere uno strumento di attrazione che incrementi gli arrivi, ma sia più semplicemente una possibilità di risparmio per chi ad Orvieto è arrivato grazie ad altre promozioni, alle quali non concorrono gli eventuali 18.000 euro rimanenti dalle entrate della carta, perché destinati per la maggior quota ai venditori della stessa che, salvo alcune eccezioni di venditori esterni, sono poi gli stessi soci. Risulta a questo assessorato che la carta unica di Torino, è solo un esempio, destina il 50% dei suoi introiti alla promozione, mentre il rimanente 50 viene destinato in quote ai siti realmente utilizzati dai visitatori”.

“Senza entrare ulteriormente nel merito ai miglioramenti apportabili alla carta unica, che nessuno pensa di chiudere, ma che non deve risultare lesiva alla più ampia promozione del territorio – conclude Marco Marino – è opportuno che i suoi amministratori si adeguino all’invito di sospendere la vendita dei biglietti propri e della società indebitamente ospitata negli spazi pubblici, evitando che tale decisione debba essere presa dalla magistratura alla quale inevitabilmente la pubblica amministrazione ha l’obbligo di rivolgersi quando individua situazioni che ritiene illegittime”.

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