ORVIETO – Che ci fa una bottiglia dentro a un tombino? E perché i carabinieri la ritengono utile alle indagini al punto da acquisirla tra i reperti? E’ uno dei gialli che si cela dietro le indagini per overdose che i militari della compagnia di Orvieto da domenica stanno portando avanti senza sosta col fiato sul collo di possibili nuovi decessi. La bottiglia sarebbe stata prelevata nelle ore successive alla morte di Daniele Cavalloro da un chiusino all’incrocio tra piazza Ippolito Scalza e via Signorelli, dove il trentenne viveva. Null’altro trapela rispetto all’utilità della bottiglia, né se questa abbia un collegamento con l’ultima dose spacciata a Cavalloro di cui ieri pomeriggio si sono celebrati i funerali in Duomo.
Perché di overdose si sarebbe trattato – oramai di questo gli investigatori non hanno più dubbi – sia per lui che per Emanuele Vita la cui autopsia si è svolta ieri mattina. Resta da capire il tipo di sostanza stupefacente (oltreché ovviamente lo spacciatore) e su questo gli inquirenti non si sbilanciano in attesa degli esami tossicologici. Alle ipotesi di un mix di droghe o di una partita di eroina tagliata male, si aggiunge ora quella dell’eroina purissima. Di fatto in città si è scatenata una vera e propria psicosi al punto che ogni ora circolano voci diverse su decessi che vengono poi puntualmente, e fortunatamente, smentiti dalle forze dell’ordine.
Oggi pomeriggio alle 15 nella chiesa parrocchiale di Ciconia, infine, verranno celebrati i funerali di Emanuele Vita, il cinquantunenne scomparso lunedì.