ORVIETO – Chiesti dieci anni di carcere per Marino Massimo De Caro. Così il pm Antonella Serio, al termine della requisitoria nel processo per rito abbreviato davanti al gup Egle Pilla, ha confermato le accuse per l’orvietano, ex direttore della Girolmini di Napoli che si sarebbe reso responsabile della sistematica spoliazione di volumi dalla biblioteca napoletana. Ha confermato le accuse e anzi chiesto per lui la condanna più pesante rispetto a tutti gli altri indagati, perché ritenuto il “promotore di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio (sottrazione di volumi e manoscritti) e successiva immissione dei beni librari nei circuiti commerciali anche clandestini”. Gli altri non se la passano meglio: sei anni e sei mesi per la sua factotum Viktoriya Pavlovskiy, sette anni per Alejandro Cabello, quattro anni per Paola Lorena Weigandt, sei anni per Mirko Camuri e quattro anni per Federico Roncoletti, tutti ritenuti complici di De Caro e accusati di peculato in concorso con lui.
Intanto, vanno avanti le indagini anche a carico dell’altro orvietano Stefano Ceccantoni arrestato due volte nell’ambito della stessa inchiesta, prima per peculato poi per associazione a delinquere finalizzata al peculato.
Della questione, come noto, si occupa anche la Corte dei Conti. Ebbene, il danno stimato per i furti della Girolamini è stato reso noto in questi giorni, perché contenuto all’interno della relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti, Tommaso Cottone. La stima prudenziale è di 19.460.000 euro. Il calcolo è stato effettuato dalla Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore del Mibac. “Un danno incalcolabile – ha affermato Cottone – che ha visto la distruzione di una collana preziosissima caduta nelle mani di alcuni personaggi senza che vi fosse alcun controllo. Hanno massacrato tutto. E’ come se ci fosse stato un incendio che non ha risparmiato nulla distruggendo gli archivi”.