ORVIETO – Sospeso da oltre un anno tra la chiusura o una nuova vita, intanto il Centro studi perde i pezzi. E’ il caso della Scuola librai che, dopo sei anni, lascia la Rupe. Ad aprile, i corsi non partiranno più ad Orvieto, dove la scuola è nata nel 2006 per iniziativa dell’Ali, associazione librai italiani, insieme con l’università Ca Foscari di Venezia e il Centro studi di Orvieto, ma a Roma. Nell’attuale momento di incertezza non c’erano infatti i presupposti né logistici né economici per il permanere della scuola che ha dovuto organizzarsi diversamente in altra sede. Un’iniziativa di prestigio, unica in Italia, che se ne va e che sottrae presenze importanti alla Rupe (si tratta di una scuola di alta formazione per futuri librai, destinata a giovani laureati di qualsiasi facoltà) ponendo per giunta un grosso interrogativo sul futuro. Perché si sa quanto gli anni sabbatici siano rischiosi. E di questi tempi ancora di più.
Intanto proprio in questi giorni si decidono definitivamente le sorti della Fondazione per il Centro studi città di Orvieto e la mobilitazione contro la sua paventata chiusura (a dispetto di qualche segnale positivo durante questa settimana) continua. Una delegazione della Kansas University ad Orvieto in queste settimane per la presenza al Csco del corso invernale (gennaio – maggio) ha dichiarato al sindaco la disponibilità di attivare un’ulteriore sessione, settembre – dicembre. In pratica un raddoppio del corso. Tra le altre cose la Kansas University, presente in Italia da oltre 22 anni, ha un programma di corsi simile a quello di Orvieto anche in un altro centro studi in Toscana. Non si può escludere quindi che al di là di tutte le ottime intenzioni, a secondo delle decisione che verrà presa, i corsi possano fare la stessa fine della scuola librai.
D’altro canto la scelta sulle sorti del Csco sembra diventata ormai tutta politica (o forse lo era dall’inizio). Anche l’ipotesi di scaricare il debito pregresso – 650mila euro – addosso ai consigli di amministrazione sembra avere un sapore altrettanto politico, laddove il Comune di Orvieto (socio fondatore) ha sempre fatto parte del consiglio di amministrazione della Fondazione e quindi ha sostanzialmente avallato le decisioni dello stesso. In ogni caso ormai, per una decisione definitiva sulla questione, le ore sembrano essere davvero contate. Alla finestra ci sono in molti come hanno dimostrato queste settimane di mobilitazione a partire dalle associazioni di categoria fino ad arrivare ai dipendenti. Questi ultimi, oltre ad aspettare che sia scritta la parola fine su questa lunga agonia, sono anche in attesa di una sentenza del tribunale in merito agli stipendi arretrati. Alla fine, infatti, i dipendenti – quattro in tutto – hanno presentato ricorso per far valere i loro diritti perché da un anno che non percepiscono gli stipendi.