ORVIETO – Come l’acqua è la prima cosa che manca quando c’è un’alluvione, così quando c’è troppa informazione rischia di mancare l’informazione.
Con questa metafora Roberto Saviano, nell’orazione civile pronunciata in qualità di ultimo vincitore dell’edizione 2010, ha messo in guardia dalle contraddizioni dell’informazione in occasione del premio Barzini di Orvieto. Il premio giornalistico, tornato per iniziativa di un’omonima associazione (senza più il sostegno istituzionale) dopo aver saltato un’edizione, è andato quest’anno alla giornalista di Rai 3 Lucia Goracci, inviata (sul campo) negli scenari più caldi dell’attualità: Siria, Iraq, Iran, Albania, Libia. Nel passare il testimone, Saviano, che ha rifiutato il leggìo, ha parlato per una ventina di minuti del ruolo dell’informazione e dei rischi che essa corre nell’attuale momento di grande trasformazione.
“Sempre più sembra impossibile che qualcosa non venga raccontato – ha detto – eppure nonostante questo si ha l’impressione che il nucleo centrale sia sempre al margine e che emerga solo la superficialità”. “Il web – ha detto ancora lo scrittore e giornalista – è un grande strumento di libertà, ma rischia di diventare uno strumento di grande confusione se non c’è chi investe nell’approfondimento”. Saviano ha ribadito il valore dell’inchiesta come “atto pericoloso per i poteri”.
Non a caso a caso – ha fatto osservare – è sempre più complicato occuparsi di grandi inchieste, proprio quando pubblicare sembra invece essere diventato sempre più agevole. Di qui, il premio a Lucia Goracci “un anticorpo alla distrazione a cui ci costringono i media o a cui ci costringiamo come lettori”, un anticorpo che resiste alle trasformazioni in corso. Lucia Goracci ha raccontato tra l’altro il terremoto di Haiti del 2010, la guerra civile libica, la crisi siriana. E’ stata inviata per l’Iran, l’Albania, le elezioni in Egitto (novembre-dicembre). Nel 2012 per le elezioni parlamentari Iran, Libia e le presidenziali americane. La giuria del premio, intitolato a Luigi Barzini senior ha “inventato” in Italia la figura dell’inviato speciale, è presieduta da Arrigo Levi e composta da Milena Gabanelli, Monica Maggioni, Ettore Mo, Guido Rampoldi, Stefano Rodotà, Ugo Tramballi, Franco Venturini.