ORVIETO – Previsioni sbagliate e mancato coordinamento tra le regioni. Ecco cosa non ha funzionato esattamente una settimana fa, tra domenica e lunedì, nel sistema nazionale e regionale di allerta, determinando l’alluvione di Orvieto scalo per cui oggi si contano circa 70 milioni di danni e si continua a spalare fango. A sette giorni dal disastro, nell’analisi di quanto accaduto si cominciano a trovare alcuni punti fermi. Il primo è che le previsioni hanno fallito. L’allerta della protezione civile nazionale parlava infatti di “moderata criticità”, con l’Umbria interessata solo marginalmente dalle precipitazioni. Primo errore. A cui sarebbe seguita una lettura superficiale dei report da parte dei centri regionali. Che non sempre, evidentemente, si coordinano tra loro.
Così se la Toscana emetteva un bollettino di criticità 2 – il più alto – (da qui partono gli affluenti di Paglia e Chiani), il centro regionale di Foligno segnalava per Orvieto una “moderata allerta”. Insomma, non si sarebbero incrociati i dati. Per parare il colpo non è restato che l’apertura controllata della dighe, prima quella di Alviano, e sette ore dopo quella di Corbara. La realtà è stata molto diversa dalle previsioni con piogge di oltre 440 millimetri sul monte Rufeno (al confine tra Umbria, Lazio e Toscana), 250 millimetri ad Allerona e il Paglia che si è gonfiato a vista d’occhio: oltre un metro in venti minuti, da 6,23 metri alle 4,40 di lunedì mattina a 7,30 metri alle 5 fino ad arrivare a 9,62 metri. Un’allerta all’ultimo momento? Avrebbe forse messo a rischio molte vite umane e questo è un ulteriore aspetto che andrà valutato. Il resto è a tutti noto.
Intanto, nei capannoni e negli scantinati soprattutto nella zona artigianale di Santa Letizia si continua a spalare con l’aiuto degli “angeli del fango”, di tanti cittadini e di oltre 100 volontari della protezione civile giunti da tutta l’Umbria. Il grosso è stato tolto e c’è chi ha iniziato il mesto censimento del salvabile. Ora però il problema principale è rappresentato dall’otturazione delle fognature che impedisce all’acqua di defluire e sta comportando non pochi problemi. In azione ci sono i camion spurgo.
Continuano nel frattempo i lavori di messa in sicurezza della voragine che si è aperta venerdì sul ciglio della Statale 71 poco prima del ponte dell’Adunata, tra il cavalcavia dell’A1 e quello della Direttissima. Il cedimento del terreno – è interessata una condotta del gas – si è unito qui ad un altro più modesto, precedente al maltempo e ora si starebbe cercando di mettere in sicurezza l’intera area, col traffico che procede a senso unico alternato e qualche preoccupazione.
Preoccupazione per la fragilità del territorio e delle infrastrutture dopo il passaggio dell’ondata di piena. E’ per questo che il Comune di Orvieto, dopo la riapertura del ponte dell’Adunata, ha deciso di eseguire delle verifiche di stabilità sui piloni. Verranno effettuate lunedì mattina, anche se il ponte resta aperto. Dunque non sussisterebbero motivi concreti di preoccupazione. Desta invece una certa inquietudine l’allerta meteo prevista per queste ore. Sono stimati 20 millimetri di precipitazioni, sempre che le previsioni siano corrette.