ORVIETO – Impossibile e non sostenibile economicamente la messa in sicurezza definitiva del nodo idraulico di Orvieto. Pericolosissimo, perché troppo infrastrutturato. E’ possibile, anzi doverosa, invece, la mitigazione il rischio idraulico nell’ambito di una programmazione ventennale, ma se dovesse ripetersi a breve una calamità come quella dello scorso 12 novembre i danni sarebbero gli stessi. Il Consorzio per la bonifica della val di Chiana Romana e val di Paglia ha parlato chiaro, ieri mattina, nell’illustrare l’operato dell’ente a margine dell’alluvione che ha messo in ginocchio numerose aziende, ma anche tanti privati tra Orvieto scalo ed Allerona.
Al di là della burocrazia, dei conflitti di competenze e della perenne scarsezza di risorse (tutti aspetti per altro tutt’altro che marginali) il vero problema del tratto orvietano del Paglia è l’eccessiva presenza di infrastrutture. Questo è un dato emerso in maniera netta. Un esempio disarmante per la sua evidenza è la piena del 1937 che, assimilabile a quella di quest’anno, non ha fatto gli stessi danni, proprio perchè allora il Paglia aveva una capacità di espansione che oggi non ha più. Contro la pericolosità del nodo idraulico di Orvieto, a questo punto, non c’è opera idraulica che tenga. Qualcosa si può fare, certo. Anzi si deve fare, ma non sarà mai una soluzione definitiva. Cosa?
“Casse d’espansione (se non ci fossero state quelle di Bagni i danni sarebbero stati molto maggiori) e bacini di accumulo – ha detto il presidente del Consorzio, Mario Mori – Dove e come, si potrà dire solo dopo un accurato progetto di massima. Certo non si risolvono i problemi del fiume con l’arginamento. Questo mai”. L’indicazione che arriva dal Consorzio è quella di provvedere a questi lavori tenendo conto ovviamente della compatibilità economica e della compensazione dei materiali che è possibile per la presenza lungo il fiume di materiali in punti in cui non dovrebbero stare e per l’assenza in punti in cui invece ci dovrebbero essere. Il tempo è il nemico numero uno. Per la burocrazia, per le battaglie animaliste a volte portate all’estremo (per la protezione delle nutrie, ad esempio) e per la cronica assenza di risorse. Ma il Consorzio per la bonifica della val di Chiana Romana e val di Paglia avverte chiaramente che il “rischio è reale e forse non troppo lontano. Di sicuro non di altri 80 anni”. A margine non potevano non ritornare gli interrogativi sulla mancata allerta. “Se responsabilità ci sono devono venire fuori. Ma non è il momento. E’ ora invece di ragionare su cosa fare. La prima cosa è rivedere il piano regolatore” ha risposto l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Leonardo Brugiotti.