ORVIETO – Crescono interventi e ricoveri, entrambi gestiti in maniera sempre più appropriata, con benefici effetti tanto sul paziente quanto sul sistema sanitario. In estrema sintesi sono questi i risultati raggiunti, ad un anno dal suo arrivo, dal primario della Chirurgia Generale e d’Urgenza del Santa Maria della Stella di Orvieto, il dottor Massimo Buononato. Un reparto – come è stato spiegato ieri dallo stesso primario in conferenza stampa, insieme al direttore generale Vincenzo Panella – che si avvale di 6 medici, oltre lo stesso direttore, 12 infermieri e 4 operatori socio-sanitari (dal primo dicembre le risorse saranno incrementate con 2 ulteriori medici neoassunti) e che nel corso del 2012 ha fatto fronte a 900 interventi, con un incremento del 46% rispetto allo scorso anno, un dato sul quale incide anche una discreta percentuale di pazienti che arrivano da fuori regione (prevalentemente Lazio). Il tutto, ottimizzando anche il lavoro di sala operatoria: con 30 ore di sala operatoria assegnate in meno rispetto al 2011 la Chirurgia di Orvieto ha realizzato più interventi e più ore effettive di sala, con indubbi vantaggi sia sulle liste d’attesa che sui costi (basti pensare che il costo di una sala operatoria aperta è di 22 euro al minuto).
In aumento anche il numero dei ricoveri che “non solo è cresciuto globalmente da 634 a 826, – ha affermato il dottor Buononato – ma è stato gestito con particolare appropriatezza, cioè attribuendo a ciascuna patologia tempi e modalità di cura più consoni possibili, evitando specialmente le troppo lunghe od ingiustificate ospedalizzazioni, dannose in primo luogo per il paziente stesso”. I day surgery sono stati cosi incrementati a livello esponenziale, ovviamente per le patologie che lo consentono, con conseguente calo dei ricoveri ordinari. Infine, grande impulso all’approccio mininvansivo. A margine il direttore generale Vincenzo Panella ha segnalato che si sta lavorando per l’attivazione ad Orvieto dell’Unità di anatomia patologica che consentirà a breve di effettuare biopsie ed esami istologici direttamente presso il nosocomio orvietano, senza rivolgersi ad altri ospedali o cliniche. In questo modo le risposte saranno più veloci con benefici effetti anche sulle liste d’attesa.
Segue una sintesi utile per disegnare al meglio il quadro di azioni che caratterizzano il reparto di Chirurgia del dr. Buononato.
Struttura
L’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale e d’Urgenza del Presidio Ospedaliero Santa Maria della Stella di Orvieto dal novembre 2011 è diretta dal Dott. Massimo Buononato e si avvale dell’opera di sei medici, oltre lo stesso direttore, di dodici infermieri, coordinati dalla I.P. Laura Prosperini, e quattro operatori socio-sanitari (OSS); dal primo dicembre p.v. le risorse umane saranno incrementate dall’arrivo di due ulteriori medici neoassunti.
L’UOC è collocata al II piano dell’edificio, dispone di 22 posti letto, di cui 4 dedicati all’Urologia.
Attività
Svolge sia attività di urgenza che elettiva, nell’ambito del duplice ruolo che la rete ospedaliera regionale e provinciale ha attribuito al nosocomio orvietano, quale Ospedale dell’emergenza – urgenza di primo livello e di Ospedale di territorio. La principale e precipua attività che compie è naturalmente quella operatoria, ma accanto ad essa vengono esplicate numerose attività diagnostiche e terapeutiche collaterali, sia ambulatoriali che in ricovero ospedaliero.
Tipologia delle attività
Vengono realizzati vari tipi di interventi e procedure, che spaziano dall’asportazione di lesioni della cute e del sottocute, al trattamento di patologie neoplastiche molto complesse, passando per attività più routinarie di asportazione di colecisti, trattamento di ernie, trattamento di varici degli arti inferiori, resezioni intestinali più o meno estese, asportazione parziale o totale della tiroide, asportazione delle ghiandole surrenali, asportazione del rene, ecc., sia con approccio tradizionale, cioè mediante incisioni più o meno estese, sia con approccio videolaparoscopico, cioè mediante l’utilizzo di una telecamera introdotta nell’addome attraverso una piccola incisione, che permette di realizzare le manovre chirurgiche mediante appositi strumenti manovrati dall’esterno ed anch’essi inseriti attraverso piccoli fori. Sono state inoltre introdotte de novo alcune procedure, come ad esempio il posizionamento di alcuni device per il trattamento integrato delle patologie neoplastiche, il trattamento mininvansivo di grosse lesioni cistiche epatiche, il trattamento di lesioni della ghiandola parotide, ecc. Parallelamente vengono realizzati interventi chirurgici in urgenza, che variano molto, anch’essi, dalle appendicectomie ad interventi maggiori, talvolta molto impegnativi, spesso addirittura non codificati, per esempio in ambito di traumatologia, vista l’ampia imprevedibilità delle lesioni traumatiche: anche in quest’ambito tuttavia sono stati introdotti nuovi approcci, quale ad esempio la chirurgia conservativa della milza, laddove possibile.
L’Unità Operativa di Chirurgia Generale si pone quindi quale obiettivo principale quello di rispondere ai bisogni di trattamenti chirurgici della popolazione, attraverso l’erogazione di prestazioni tecniche sempre più appropriate ed avanzate, ma non trascurando di realizzare ciò in maniera efficace ed efficiente. Ecco perciò l’attenzione alla corretta e moderna gestione delle risorse disponibili, ottimizzando l’utilizzo delle sale operatorie, l’utilizzo dei regimi di ricovero (ordinario, day hospital e day surgery), l’attività di reparto, la interdisciplinarietà e quant’altro sia finalizzato ad ottenere la migliore performance possibile.
Dati di attività
Per quanto concerne l’attività chirurgica, essa è stata fortemente incrementata, essendo stati eseguiti circa 900 interventi rispetto ai 615 dell’anno precedente con un incremento del 46%. Il trend è stato progressivamente in crescita e mantiene tuttora tale caratteristica; peraltro una discreta percentuale dei pazienti trattati proviene anche da altre regioni.
Se confrontiamo l’attività dei primi dieci mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011, si evidenziano alcuni dati molto interessanti: con un migliore utilizzo ed una razionalizzazione delle ore di sala operatoria riservate all’U.O. di Chirurgia Generale, sebbene lievemente ridotte in valore assoluto, si è riusciti a realizzare un maggior numero di interventi chirurgici, peraltro con un coefficiente di complessità anche superiore (come espresso dal dato del peso medio dei DRG cresciuto del 16,49%).
Il numero di ricoveri totali non solo è cresciuto globalmente da 634 a 826, ma è stato gestito con particolare appropriatezza, cioè attribuendo a ciascuna patologia tempi e modalità di cura più consoni possibili, evitando specialmente le troppo lunghe od ingiustificate ospedalizzazioni. Queste ultime arrecano danno prima di tutto agli utenti stessi (o incrementando il rischio di infezioni opportunistiche in ambiente in cui i microbi sono più resistenti o procrastinando il rientro in ambiente domiciliare, ormai universalmente riconosciuto come quello ideale per una rapida ripresa) e poi alla corretta allocazione delle risorse disponibili. Per esempio se andiamo a valutare il trattamento delle ernie inguinali, numericamente sovrapponibili nei periodi considerati, si è assistito ad un’inversione di tendenza nel regime di ricovero adottato: i “day surgery”, più appropriati, sono stati incrementati del 1800% (da 4 a 76) mentre sono stati ridotti del 64% (da 105 a 37) i “ricoveri ordinari”, che per la gestione di questa patologia comportano un utilizzo inutile e controproducente dei posti letto del reparto, con inevitabile spreco ingiustificato di risorse.
Razionalizzazione e riorganizzazione
Presupposto irrinunciabile di questa organizzazione è una chirurgia accurata, con un ridotto tasso di complicanze: così pur con una crescita globale dei pazienti curati ed un incremento della complessità delle patologie trattate, si è potuto ottenere una riduzione della degenza media del 18% (da 6,31 a 5,15), una riduzione del 84% delle dimissioni oltre soglia (da 19 a 3). Pur avendo trattato più pazienti si è assistito a una riduzione del 40% delle spese per farmaci ed emoderivati, che hanno compensato in parte le maggiori risorse investite per i materiali utilizzati in sala operatoria in ragione dell’incremento dell’attività operatoria.
Non è stata poi trascurata la riorganizzazione dell’attività ambulatoriale, ove si è tra l’altro proceduto a pianificare l’accesso mediante appuntamenti al CUP con definizione dell’orario: attualmente all’utente dell’ambulatorio chirurgico viene fissato un appuntamento con il relativo orario in cui verrà ricevuto, senza perciò costringerlo alle disagevoli lunghe permanenze in anticamera.
Ancora, per quanto concerne le formulazione delle liste d’attesa, sono stati introdotti modelli organizzativi moderni in modo da prediligere criteri di trasparenza e facilità di accesso alle stesse, adottando ad esempio un registro di prenotazione ed una scheda di preospedalizzazione recanti i criteri di priorità definiti in ambito nazionale e regionale.
Tra le sue peculiarità l’U.O. di Chirurgia ha dato grande impulso sia all’approccio mininvansivo, inteso come scelta del miglior trattamento, mediante valutazione analitica del più vantaggioso rapporto costo/beneficio per ogni singolo paziente, che alla multidisciplinarietà, garantendo risultati sempre più aggiornati ed innovativi.
In prospettiva si sono già identificati spunti di miglioramento possibili, sia in ambito di facilitazione per l’utenza dell’accesso a percorsi assistenziali integrati, sia in ambito di ulteriore riduzione dei tempi di attesa, sia in ambito di offerta di ulteriori specialità, sia in ambito di nuove possibilità tecniche e tecnologiche.