ORVIETO – Umbria jazz winter: il festival quest’anno costa meno ma, complice il fuggi fuggi delle istituzioni, si ingrossa la caccia agli sponsor. A leggere i numeri contenuti nel piano economico del festival licenziato in questi giorni dalla Te.Ma. e quindi dalla giunta comunale si evince chiaramente che l’attesa ventesima edizione di Umbria jazz winter (sulla Rupe dal 28 dicembre al primo gennaio) dovrà ancora faticare per venire alla luce. Mancano all’appello circa 200mila euro, il doppio rispetto allo scorso anno di questi tempi. E sì che il costo del festival è sceso di circa 100mila euro (93mila per la precisione) da 857.224 euro ai 764.205 euro di quest’anno. Un risultato ottenuto limando i costi di ospitalità (l’organizzazione quest’anno non pagherà il cenone ad artisti e ospiti ed è in trattativa con gli albergatori per spuntare prezzi più vantaggiosi) e con la cancellazione di una location, ovvero il palazzo del Gusto che quest’anno non sarà sede di concerti. Una decisione forse che spiega anche il motivo per cui la Provincia si sia sfilata dalla rosa degli sponsor istituzionali.
Ma andiamo con ordine, venendo al punto. Ovvero proprio al disimpegno delle istituzioni che lo scorso anno finanziavano il festival per il 40% con complessivi 380mila euro.
Quest’anno, al momento, i soldi pubblici nel bilancio della kermesse sono appena 235mila euro. Non ci sono i 35mila euro del Ministero che ha mandato a dire agli organizzatori che la manifestazione non risponderebbe a “criteri di qualità” (sulla questione pende in Parlamento un’interrogazione al Ministro dell’onorevole Trappolino). E non ci sono i 30mila euro della Provincia. Per la verità anche la Fondazione Cro mette la metà dei soldi con un contributo che passa da 165mila euro a 85mila. Come già lo scorso anno il Comune di Orvieto non metterà un euro. Quindi restano al fianco di Ujw, confermando interamente l’impegno economico, solo la Camera di Commercio (20mila euro) e la Fondazione Ujw (130mila euro). Ecco generato il “buco” che inevitabilmente, salvo ripensanti della ultima ora, dovrà essere coperto dagli sponsor privati. Gli sponsor, appunto. C’è la Popolare di Bari che, con 80mila euro, supplisce alla quota risparmiata dalla Fondazione, il Consorzio Vini di Orvieto per 20mila euro e la Citroen per 7mila euro. Pesa l’assenza del Trento Doc che quest’anno potrebbe disertare il festival lasciando non solo un vuoto d’immagine ma anche un vuoto economico (il contributo era di 45mila euro). Ci sono così da chiudere 190mila euro di contratti per far quadrare i conti, sempre che vengano confermati gli impegni dati per certi.
A margine, note economiche a parte, ci sono anche una serie di richieste da parte degli organizzatori: l’apertura fino alle 3,30 dell’ascensore e del parcheggio di porta Romana, la manutenzione e la pulizia della copertura a vetri del palazzo dei Sette, la manutenzione dell’impianto elettrico e dei servizi igienici del palazzo del Popolo, l’apertura del parcheggio alla Piave e il prolungamento di orario dei servizi bus con i quartieri sotto la Rupe. Inoltre l’amministrazione, durante il festival non dovrà concedere autorizzazioni “per manifestazioni musicali e somministrazione di cibi o bevande all’aperto o nelle vie e piazze del centro storico o in altri luoghi pubblici, al di fuori degli esercizi commerciali. Bar ristoranti o altro potranno organizzare iniziative solo all’interno dei locali”