ORVIETO – Dal 15 ottobre al primo novembre, e ora sembra che la nuova data sarà quella del 15 novembre. Slitta per problemi tecnici l’entrata in vigore della tassa di soggiorno ad Orvieto. Il Comune (primo in Umbria ad introdurre l’imposta), ieri mattina, avrebbe avuto un ennesimo incontro con gli operatori e, ascoltando le perplessità e i dubbi degli albergatori, sarebbe convenuto sull’opportunità di aspettare.
Aspettare per mettere a punto gli aspetti più squisitamente pratici nella riscossione della tassa. In particolare, dopo le ipotesi dei blocchetti, delle ricevute e quant’altro, l’idea adesso, almeno in questa prima fase, per dare riscontro della riscossione della tassa, è quella di dotare gli albergatori di un timbro comunale.
Il rinvio tecnico, dunque, sarebbe legato proprio alla produzione e distribuzione di questi timbri. L’attenzione al dettaglio potrà sembrare leziosa, ma c’è da considerare che l’amministrazione comunale, dopo la sentenza del Tar del Veneto, si muove su un campo minato e per questo sta cercando di gestire la nella maniera più accorta possibile, proprio per scongiurare il rischio di ricorsi che ritarderebbero l’applicazione dell’imposta con conseguenze nefaste per le casse comunali.
Intanto continuano gli incontri con gli albergatori anche per ipotizzare scenari futuri in merito alle promesse agevolazioni sulla Tarsu, Tares dal prossimo anno. Cambierà il sistema di calcolo e ci sono ancora pochi elementi di certezza. Tuttavia l’assessore al Bilancio Maurizio Romiti si è già sbilanciato ipotizzando un minor aggravio in generale per i cittadini. Gli albergatori nello specifico si aspettando delle agevolazioni rispetto ai criteri “iniqui” con cui viene calcolata attualmente la tassa. Ovvero in base alla metratura. Un sistema che penalizza fortemente gli alberghi che si ritrovano a pagare bollette stratosferiche in base alla grandezza della struttura a dispetto del fatto che magari il tasso di occupazione delle stanze non arriva al 30%. L’obiettivo degli albergatori è quello di arrivare a pagare come le normali utenze o almeno in proporzione all’occupazione delle stanze