ORVIETO – Il Centro studi città di Orvieto non morirà per consunzione. Qualcuno dovrà metterci la firma. Sembra essere questo il messaggio lanciato dal consiglio di amministrazione della scuola che ieri mattina, contrariamente alle aspettative, non ha votato la liquidazione della Fondazione Csco, bensì ha rimesso la decisione nelle mani dei soci fondatori rimasti. Lasciando così che siano essi – Comune di Orvieto e Provincia di Terni – a prendere posizione e dire chiaramente se vogliono che l’esperienza vada avanti o chiuda i battenti, assumendosene la responsabilità. In pratica, le amministrazioni dovranno discutere formalmente la questione, senza “scaricare” la decisione sul cda. “Preso atto della gravissima situazione economica e finanziaria in cui versa l’ente – riferiscono gli amministratori del Centro studi – dopo aver esplorato tutte le possibili strade per ristrutturarlo e rilanciarlo e, nel contempo, garantire la copertura dei costi di funzionamento attraverso un piano già deliberato lo scorso 14 settembre e comunicato ai soci, abbiamo deciso all’unanimità di verificare con gli enti partecipanti la volontà e la possibilità di mantenere in vita la Fondazione stessa, anzi di svilupparne le attività, assegnandole le necessarie risorse economiche. Se ciò non dovesse avvenire, il consiglio di amministrazione non potrà fare altro che prenderne atto ed avviare le procedure per lo scioglimento della Fondazione, così come previsto dallo statuto, nonché decidere l’interruzione delle attività in corso e dei rapporti di lavoro dipendente”. A questo punto la discussione in consiglio comunale sul futuro del Centro studi sembra inevitabile. In ballo c’è la liquidazione della Fondazione come primo passo per un più ampio progetto di ristrutturazione della scuola che prevede riduzione del personale, un accordo transattivo con la cooperativa Carli per chiudere un’esposizione debitoria di 427mila euro e l’ingresso di soci privati
