Il coordinamento comunale del PD Orvieto, nella seduta di martedì 11 settembre, ha approvato il proprio documento sul “riordino istituzionale”, cioè sulla questione di una o due province nella regione dell’Umbria, oggi argomento di discussione. Il documento recapitato al CAL (Consiglio Autonomie Locali) come altri documenti e riflessioni provenienti dai territori, presenta il punto di vista dei democratici orvietani; illustra, quindi, il punto di vista specifico di questo territorio nel cambiamento in corso. Di seguito il documento nella sua interezza.
discussione l’esistenza dell’Umbria sia sul versante amministrativo che su quello istituzionale. Sottovalutare questo aspetto può causare guasti profondi in una piccola regione come l’Umbria, e può innescare processi disgregativi che inevitabilmente si ripercuoteranno sulla tenuta dell’intera Regione”.
Ne abbiamo già le prime avvisaglie: il referendum pro-Lazio promosso a Terni; le opinioni pro-Tuscia balzate in primo piano nei commenti cittadini orvietani.
La proposta avanzata dal Partito democratico è, invece, quella della formazione di una nuova provincia, “che andrebbe a comprendere, oltre l’orvietano, i territori ternano, spoletino e folignate”. Con questo “riordino” il territorio umbro sarebbe diviso in due entità istituzionali economicamente, ma anche storicamente e culturalmente, “uniformi ed equilibrate”. Il nuovo assetto renderebbe, cioè, più equilibrata la distribuzione delle forze e, quindi, delle risorse tra le due province.
Il PD Orvieto condivide, in linea di massima, l’impostazione del documento provinciale.
Ritiene, però, che in questa fase sarebbe opportuno aprire una discussione di livello provinciale e regionale per definire i nuovi assetti dei vari territori nelle rispettive province e nella regione.
La crisi che ha spinto verso queste riforme popolari-impopolari può essere l’opportunità per ridefinire ruoli ed equilibri tra i vari territori regionali, che ne mettano a fuoco le vere potenzialità e ne favoriscano lo sviluppo stimolando le attitudini storiche e consolidate, ma anche le nuove capacità imprenditoriali figlie della tecnologia della seconda metà del 20° secolo.
Innanzi tutto va ribadito con forza che Orvieto vuole continuare ad appartenere all’Umbria e, possibilmente, alla provincia di Terni. Il nostro partito e la stragrande maggioranza dei cittadini non condividono la spinta verso la Provincia di Viterbo in nome di una Tuscia troppo lontana nel tempo per poter ancora stimolare sentimenti di appartenenza come da alcuni anni, a più riprese, sostengono forze politiche riconducibili sempre al centro destra. La realtà economica, le politiche per il turismo e i servizi sanitari non sono certo migliori di quelli umbri, per cui sarebbe un salto verso il peggio. D’altra parte chi sostiene che l’Orvietano deve allargare il proprio orizzonte guardando ai territori della bassa Toscana e dell’alto Lazio per cercare collaborazione in alcuni settori economici come quello del turismo, ma anche degli scambi culturali e della formazione, dell’organizzazione degli uffici giudiziari, ha sicuramente ragione; l’operazione, però, va fatta dall’interno della regione e con il sostegno delle tre regioni.
Per quanto riguarda le costituende unioni speciali dei Comuni, sarebbe opportuno che nascessero in maniera equilibrata ed armonica, nel rispetto delle affinità territoriali e storiche, ma anche in modo da avere una massa critica in grado di garantire ad ogni territorio una adeguata rappresentanza politica e pari opportunità di sviluppo economico.
Aggregazioni sproporzionate per grandezza o per inconsistenza, potrebbero compromettere uno sviluppo regionale armonico ed equilibrato, che è la sola condizione per garantire all’intera regione prosperità economica, occupazione, giustizia sociale e stabilità politica.
Il territorio Orvietano, in particolare, ha la consapevolezza di poter giocare un ruolo importante nel settore del riciclo dei rifiuti, nel turismo, nell’alta formazione, nell’agroalimentare e nell’industria sia nel settore delle manifatture che dell’alta tecnologia.
Vorremmo infine, che questo processo di riordino territoriale si svolgesse in modo trasparente, attraverso una discussione alla luce del sole, cui possano partecipare con pari dignità tutti i soggetti coinvolti ed interessati.