di Toni Concina, sindaco di Orvieto
Chissà se potrò riuscire a dare anche il mio contributo alle “riflessioni” dei consiglieri Moscetti e Mortini. Lo farò pacatamente, senza inutili sarcasmi o (peggio) senza replicare stizzosamente alle allusioni forzate e demagogiche delle “riflessioni”.
Sfugge ai consiglieri la sostanza del processo amministrativo di una città delle dimensioni di Orvieto, dove si elegge un Sindaco al doppio turno. Un Sindaco che risponde ai suoi elettori (nel mio caso i famosi 7111) e non soltanto alle logiche di schieramenti politici. Ovviamente il riferimento a queste ultime è fondamentale ma non essenziale, tanto che sono previsti (senza scandalo) sostegni al Sindaco e alla sua Giunta dalle parti che via via si riconoscono in una azione decente di risanamento, di trasparenza e (purtroppo) di rigore. In sostanza, le persone che chiamate con inutile disprezzo “transfughi” o descrivete con troppa malignità, mentre usate stranamente un metro diverso verso coloro che, per i motivi più diversi, si sono “chiamati fuori”.
Le “riflessioni”, che sicuramente hanno impegnato non solo i consiglieri firmatari ma anche nuove e benvenute linfe del pensiero del PD non solo orvietano ma anche del territorio circostante, sono però piuttosto apodittiche e autoreferenziali. Danno cioè per scontato scenari davvero di altri tempi, nei quali personalmente non mi riconosco.
Non ho mai avuto una maggioranza cosiddetta “bulgara” e mi sono trovato giocoforza a gestire in questi tre anni una situazione obiettivamente difficile (e per carità di Patria evito di entrare una ennesima volta nei tristi dettagli), aggravata da una altrettanto obiettiva crisi mondiale, nazionale e conseguentemente orvietana.
Abbiamo lavorato (parola grossa, lo so, ma anche “riflessioni” è una parola grossa…) di fronte a criticità finanziarie incredibili, salvando però dove e come possibile posti di lavoro (asili, mense…), scuolabus, eccetera, consapevoli dei sacrifici che stavamo chiedendo ai cittadini ma tesi a salvaguardarli da ben più pesanti soluzioni. Difficile andare oltre e progettare in questa congiuntura il “Paese delle Meraviglie”.
Che la mia Giunta non abbia futuro e sia senza sostegno popolare forse risulterà ai vostri esperti di comunicazione e di sondaggi ma a me ancora non risulta, quando mi allontano dal Triangolo delle Bermude Montanucci/Via del Duomo, dove si fanno e si disfano da tempo immemorabile i destini della città, insieme ad altri luoghi di sapore carbonaro, dove si sviluppano i difficili teoremi della Santa Alleanza A e della Santa Alleanza B.
Non so nulla di Sante Alleanze. Non so nulla di trame, alle quali ogni tanto qualcuno mi accosta. Non credo di avere la forza di Masaniello per bandire crociate contro Perugia matrigna, in favore di Viterbo e Siena. Certo Perugia è mater dulcissima verso i vostri apparati e non altrettanto verso la mia Amministrazione. Ma era previsto.
Mai disconosciuto il ruolo fondamentale del PD, addirittura perfino nei discorsi della mia campagna elettorale, quando in perfetta buona fede auspicavo una mia vittoria anche per consentire un ricambio generazionale al vostro interno e non invece l’astioso, antico arroccamento prevenuto e ostile che ho vissuto sulle mie spalle durante questi tre anni, nonostante tantissimi tentativi di dialogo e di apertura.
Diventare “agente di cambiamento della società orvietana” è un vostro diritto ma soprattutto un vostro dovere, facendovi carico non soltanto di sterili polemiche (a volte becere), che condividiamo sempre in Consiglio comunale ma mettendo davvero a fattor comune, se possibile, “tutta la cultura e l’esperienza della sinistra orvietana”
Facendo però attenzione a separare il grano dal loglio. Facendo attenzione a non ricreare giochetti di potere, nei quali Orvieto è stata per troppo tempo soffocata. Facendo attenzione alla necessità di rispettare chi non la pensa esattamente come voi. Uscendo dal vago e dalle enunciazioni demagogiche di sapore “veterofatevoi” perché non c’è solo da precisare cosa vuol dire “voler bene alla mamma” ma anche cosa voglia dire concretamente tutto il manifesto un po’ pappardelloso del punto 9 delle vostre riflessioni (“dare forza ai ceti popolari…” eccetera, eccetera). Chi può non essere d’accordo?…
In ogni caso, vi ringrazio sinceramente delle vostre considerazioni. Spero che la “parentesi Concina” duri ancora un po’, giuro solennemente non per mie ambizioni personali (e mi dovete credere) ma davvero per consentire che di queste riflessioni ne facciate ancora tante. E se posso prendermi un piccolissimo merito, credo che solo grazie alla “parentesi Concina” queste riflessioni siano venute alla luce, possano venire ancora nel futuro e possano moltiplicarsi. Non credo che questa fosse una prassi corrente negli anni luminosi del passato , quando la conclamata “forma democratica” era un po’ latente.
E nel salutarvi, vi assicuro che non ho mai avuto in giro padroni di nessun genere e che non mi spaventano i tramonti, magnifico fenomeno naturale davanti al quale dovremmo inchinarci tutti.